I numeri arrivano dal Progetto Sentieri, finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Iss, e si riferiscono agli anni 2000-2004. Dati vecchi, precisa il ministero spiegando che quelli più recenti “sono in corso di elaborazione e attualmente ancora al vaglio della comunità scientifica”.
ore 19 – Un’analisi geografica della mortalità tumorale sul periodo 2000-2004 nelle cinque province pugliesi basata sui dati del Registro regionale delle cause di morte nominative ha mostrato che la distribuzione del rischio di mortalità nella provincia di Taranto presenta un eccesso del 10% per tutti i tumori nell’anello di territorio circostante l’area industriale, ove si registra anche il massimo livello di rischio per il tumore del polmone (24%). Inoltre, nella stessa area è stato evidenziato un incremento della mortalità per 9 (70%) dei 13 tipi di tumore maligno considerati nell’analisi”.
Questo uno dei dati contenuti nell’edizione del 2011, supplemento 4, del Progetto Sentieri (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), che analizza il profilo di mortalità delle popolazioni residenti nei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche, tra i quali il polo siderurgico di Taranto, quello petrolchimico di Porto Torres e le aree caratterizzate dalla presenza di amianto come Casale Monferrato. Il Progetto Sentieri, la cui valutazione riguarda circa 6 milioni di abitanti in 298 comuni italiani, è finanziato dal Ministero della Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e realizzato in collaborazione con il Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa e l’Università di Roma Sapienza.
Dati provenienti da fonti qualificate, dunque. Ma si tratta di dati vecchi, “relativi al periodo 1998-2002”, ha voluto precisare il ministero della Salute con un comunicato stampa in cui si spiega che “i dati 2003-2008 sono in corso di elaborazione e attualmente ancora al vaglio della comunità scientifica”.
In attesa di conoscere i dati aggiornati, quelli degli anni passati destano preoccupazione e non fanno comunque ben sperare. “Uno studio trasversale sull’esposizione professionale a idrocarburi policiclici aromatici (IPA) – si legge ancora nel documento elaborato dall’Iss – è stato effettuato su 355 lavoratori (impiegati nelle operazioni di manutenzione e nelle ditte di pulizia) della cokeria delle acciaierie ILVA diTaranto.Lo studio ha evidenziato livelli urinari di 1-idrossipirene (1-OHP, biomarcatore della dose interna di IPA) significativamente più elevati nel gruppo di lavoratori addetti alla manutenzione, mentre nessuna differenza è stata osservata in relazione alle abitudini al fumo. Lo studio ha mostrato, altresì, che il 25% dei lavoratori presentava livelli superiori al proposto valore guida limite di 2.3 ?Mol/Molcreat. Per quanto riguarda il potenziale contributo delle esposizioni lavorative nello spiegare il dato di mortalità, l’evidenza epidemiologica di associazione con l’occupazione è stata valutata aufficiente per il tumore del polmone, della pleura, per le malattie dell’apparato respiratorio, polmonari croniche e per l’asma (Limitata per le malattie respiratorie acute). L’evidenza epidemiologica disponibile suggerisce inoltre un ruolo della componente occupazionale per gli incrementi di rischio per il tumore del polmone in attività produttive presenti nel SIN, quali la raffinazione del petrolio”.
Non solo. Nell’area, si legge ancora nel volume, si registra un “eccesso compreso tra il 50%(uomini) e il 40%(donne) di decessi per malattie respiratorie acute, anche quando si tiene conto dell’ID, associato a un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio”. E poi un “eccesso di circa il 15% tra gli uomini e 40% nelle donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, anche quando si tiene conto dell’ID” e un “ incremento di circa il 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio soprattutto tra gli uomini; quest’ultimo è ascrivibile a un eccesso di mortalità per malattie ischemiche del cuore, che permane, anche tra le donne, dopo correzione per ID”.
quotidianosanita.it – 17 settembre 2012
ore 16 – Un tasso di mortalità più alto della norma ma la causalità con le emissioni inquinanti dell’Ilva rimane per ora solo un sospetto. I nuovi dati del progetto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità relativi al periodo 2003 -2008 sull’area di Taranto confermano un aumento della mortalità di circa il 10% rispetto a quella attesa.
I dati riconoscono un nesso sospetto ma non accertato di causalità con le emissioni degli stabilimenti di Taranto. La relazione verrà presentata domani al ministero della salute alla presenza del ministro Renato Balduzzi.
Governo parte civile. Intanto oggi Corrado Clini su Twitter ha annunciato che “il ministero dell’Ambiente si costituirà parte civile nel processo mirato a individuare responsabilità per l’inquinamento di Taranto”. “Le risorse del Governo già messe a disposizione sono 90 milioni di euro, poi ci sono quelli che fanno riferimento ai fondi della regione Puglia. Poi altri 60 milioni di euro saranno disponibili all’inizio del prossimo anno”, ha precisato poi Clini a Radio1. ”Per il commissario – ha aggiunto – ancora non c’è una decisione, così come non c’è convergenza per la nomina del soggetto attuatore. Troveremo un equilibrio tra Regione e Governo, credo non appena il decreto sarà convertito alla Camera procederemo”. Nella stessa trasmissione il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani ha aperto sulla possibilità di partecipare a progetti comunitari e fondi europei per l’Ilva.
Un nuovo sindacato. A Taranto intanto è nata intanto una rappresentanza dell’Unione sindacale di base (Usb). Ne dà notizia la stessa organizzazione, che in un comunicato critica Fim, Fiom e Uilm ritenendoli “anch’essi responsabili del degrado sociale e sindacale che si è determinato a Taranto e dentro l’Ilva”.
17 settembre 2012