Anche i cani del presidente degli Stati Uniti sembrano essere diventati «obiettivi sensibili». I servizi segreti americani hanno arrestato ieri a Washington un uomo che voleva rapire gli animali domestici di casa Obama.
Si chiama Stock Stockert, ha 49 anni, e mostra evidenti disturbi mentali, visto che agli agenti ha dichiarato di essere prima Gesù, poi Marilyn Monroe, quindi il figlio di John Kennedy e, infine, di volersi comunque candidare alla Casa Bianca. Un soggetto, però, potenzialmente molto pericoloso: è arrivato nella capitale americana dal Dakota del Nord a bordo di un pick up dove teneva una discreta riserva di armi. Un fucile, una pistola, munizioni e perfino un machete.
Bo e Sunny sono due esemplari di «cane d’acqua portoghese»: neri, pelo arricciato, fanno parte a pieno titolo del quadretto familiare presidenziale. Nel video di Natale, Barack e Michelle Obama, sorridendo, hanno fatto gli auguri agli americani anche a nome di Bo e di Sunny. Il primo cane, Bo, maschio, è arrivato sui prati della Casa Bianca nel 2009. Il presidente aveva promesso di adottare un cucciolo alle figlie Malia e Sasha. Impegno impossibile da dimenticare, ha detto più volte, scherzando, il leader degli Usa. Sunny, femmina, è sopraggiunta nel 2013, per mitigare la solitudine canina di Bo.
Intanto l’Fbi ha avviato le indagini di rito. È un altro episodio inquietante che dimostra, per l’ennesima volta, con quale facilità sia possibile procurarsi armi letali in questo Paese. Nella settimana appena conclusa Obama ha messo in campo un altro tentativo per rafforzare i controlli. Tra le misure adottate martedì 5 gennaio compare un capitolo dedicato proprio a persone come l’uomo arrestato ieri. Il presidente ha annunciato lo stanziamento di 500 milioni di dollari per potenziare l’assistenza a chi soffre di malattie mentali. Nello stesso tempo si chiede ai venditori di armi di controllare che i clienti non siano stati in cura per disturbi psichici. La sequenza delle stragi americane è popolata di killer micidiali con evidenti labilità, ma armati come marine.
Giuseppe Sarcina – Il Corriere della Sera – 10 gennaio 2016