A metà aprile le polpette Ikea ritorneranno nei ristoranti e nella Bottega svedese del colosso dell’arredamento low cost. Termina così la messa al bando iniziata a febbraio dopo il rinvenimento di tracce di carne di cavallo nel popolare piatto, forse il più servito in Italia nei punti vendita dal logo blu e giallo.
Il semaforo verde ora arriva dopo la riorganizzazione della catena dei controlli e l’introduzione della verifica del Dna – nel mirino c’è quello equino la cui carne può non essere tracciata – sulla materia prima cruda che entra nel ciclo di lavorazione. Una modalità che dovrebbe scongiurare altri “incidenti” di percorso. Se poi si somma lo scandalo delle torte con tracce di colibatteri individuate in Cina una rimodulazione dei controlli sulla filiera non era più rinviabile.
Le materie prime verranno analizzate sia per quanto riguarda i parametri fisico chimici che quelli igienici. Sono previsti 10 campionamenti a rotazione la settimana. Nei ristoranti verrà poi controllato il ciclo di produzione dal punto di vista igienico sanitario sui prodotti pronti per il consumo con campionamenti nei self service. Qui la cadenza fa un piccolo passo avanti e passa a una periodicità trimestrale da semestrale.
Inoltre a breve il gruppo si avvarrà della collaborazione di alcuni enti indipendenti di certificazione della qualità per sviluppare dei nuovi standard minimi a cui i fornitori e sub-fornitori si dovranno adeguare. L’obiettivo è di arrivare a garantire una tracciabilità completa di quanto servito.
Lo scorso anno sono state effettuate 342 analisi a campione tra quanto era pronto per essere consumato nei ristoranti, sulle materie prime ma anche i tamponi sulle superfici di lavoro e il controllo della potabilità dell’acqua. Dieci le non conformità che l’azienda definisce lievi, in cui non erano presenti elementi patogeni.
La divisione ristorazione della multinazionale nei 20 punti vendita sparsi lungo l’Italia nel 2012 ha servito 6,8 milioni di pasti con un giro d’affari di 94 milioni di euro, +1,9% rispetto all’anno precedente. Non mancano delle importanti le ricadute per l’industria agroalimentare nazionale. Infatti sono stati acquistati circa 7.130 tonnellate di prodotti alimentari e quasi 1.600 tonnellate di prodotti bio. «E’ circa la metà di quanto utilizzato in Italia – continua Petersson – e una Pmi pugliese che produce i panzerotti è diventata un fornitore globale». Italiano (Lavazza) anche il caffè servito ma questa fortuna è limitata ai soli punti vendita della penisola. In tutto il resto del mondo il caffè servito viene fornito da un produttore svedese.
Il Sole 24 Ore – 26 marzo 2013