I rincari delle materie prime riducono i margini delle piccole imprese. Nel Centro-Nord a fronte di un aumento del fatturato e degli ordinativi l’occupazione rimarrà sui livelli dello scorso anno
Stagnazione delle vendite, calo dei prezzi al consumo ma crescita dei costi delle materie prime. Eppure il sentiment delle aziende agroindustriali non è del tutto negativo. Anzi. Una leggera ripresa degli ordinativi interni e le buone performance dei mercati esteri lasciano ben sperare per la seconda parte del 2014. Lo spiega il Monitor dell’industria agroalimentare del Nord-Centro Italia curato dal ricercatore Daniele Marini per Community media research e promosso da Friuladria.
Un’analisi che offre due spunti di riflessione: diventa sempre più evidente il dualismo tra piccole imprese (fino a nove addetti) e aziende medie e grandi; i rincari delle materie prime, già forti nel 2013, sono proseguiti anche se con minore intensità nel 2014, corrodendo ulteriormente i margini delle aziende, che non hanno incrementato i prezzi di vendita. Positive invece le prospettive che arrivano dai mercati esteri, in particolare per le aziende più strutturate e per quelle che, in questi anni di recessione, hanno comunque insistito sull’internazionalizzazione.
Nell’indagine sono state coinvolte1.128impresedelNordeCentro Italia e dalle risposte risultano le variazioni percentuali su differenti tematiche. «Nel complesso il settore ha conosciuto nei primi sei mesi del 2014 una frenata nel processo di crescita – scrive il monitor – e il saldo sul fatturato è pari a -1,2% (era a +6,6 per il consuntivo del 2013), con un 25,6% di aziende che segnala una dinamica di crescita e un 47,6% di stabilità, contro un 26,8% in diminuzione».
Utilizzando il fatturato del primo semestre 2014 come indicatore principale, le imprese più piccole presentano un saldo pari a -10,3 , mentre migliora al crescere della struttura delle imprese, fino a giungere a +9,8 fra quelle con oltre 50 addetti.
Il costo delle materie prime è aumentato per il 43% delle aziende, ma solo per il 17,3% tali incrementi si sono tradotti in ricanri dei prezzi sul prodotto finito. «Tuttavia – spiega ancora l’analisi – le più penalizzate sono state le piccole imprese che, a fronte dei costi, hanno mantenuto stabili i prezzi finali (73,1%) ben più delle grandi (60,5&) riducendo cosi i margini».
L’analisi delle vendite delle imprese agroindustriali evidenzia una volta di più le difficoltà dei consumi interni. Dopo un 2013 problematico, nel primo semestre latendenzanonsièinvertita. Anzi. Le aziende hanno mostrato una diminuzionedellevenditeinItalia (29,9%) analoga a quella delo scorso anno. Le uniche dimensioni di impresa che registrano un saldo positivo per le vendite sul mercato domestico sono quelle oltre i 50 addetti, mentre tutte le altre hanno segni negativi.
Nonostante il contesto, le previsioni per la fine dell’anno in corso vedono crescere l’ottimismo delle aziende per una crescita del fatturato (+6,1 le piccole, +35,1 le grandi), mentre l’occupazione è vista sostanzialmente stabile. Decisamente positivo l’andamento degli ordinativi dall’estero, asse portante comunque di tutto il sistema agroindustriale delle medie e grandi aziende.
Il Sole 24 Ore – 29 novembre 2014