Il cantiere dei provvedimenti attuativi del Jobs act si riapre, ed entro un mese, ha annunciato ieri Giuliano Poletti, verrà messo a punto il provvedimento con il riordino dei contratti, con il quale verrà sancito il superamento dei rapporti di collaborazione a progetto.
«Abbiamo preso un impegno a contrastare la precarietà e vogliamo quindi che si concretizzi», ha sottolineato il ministro del Lavoro, aprendo ieri a Roma all’università cattolica del Sacro Cuore, il ciclo di conferenze sui temi dell’occupazione, del capitale umano e della crescita, promosso per celebrare i 15 anni di attività della facoltà di Economia presso la sede romana.
Da quanto si apprende, i tecnici di Governo e dicastero di Via Veneto starebbero ragionando su una semplificazione delle attuali tipologie negoziali più flessibili, ora che sta per decollare il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che dovrà essere lo strumento principe del mercato del lavoro. «Oggi su 100 assunzioni solo 15 sono stabili – ha ricordato l’economista del lavoro, Carlo Dell’Aringa -. E adesso con i nuovi incentivi previsti nella legge di stabilità si punterà a favorire i contratti a tempo indeterminato rendendo più conveniente per le imprese assumere personale in pianta stabile».
Certo, sarà fondamentale soprattutto la ripresa economica e il rilancio dei consumi. Ma anche regole più semplici aiutano, specie se collegate a un sistema di vere politiche attive, storicamente il nostro anello debole. Che è quello che punta a realizzare il Jobs act.
Il ministro Poletti ha assicurato, anche, che la nuova Aspi «è sufficientemente finanziata» per il 2015 e 2016 (in Stabilità è previsto un fondo ad hoc da 2,2 miliardi per ciascuno dei due anni). Ma c’è un problema nel 2017, «ne siamo consapevoli, lo affronteremo in quel momento».
La logica non sarà più quella di un «semplice trasferimento monetario» al disoccupato. Ma quest’ultimo dovrà attivarsi per cercare un nuovo impiego. L’obiettivo del Governo è anche un rafforzamento dell’alternanza scuolalavoro, «che va fatta con tutte le tutele per la formazione in aula – ha spiegato Poletti – ma il mondo è cambiato e non si può precludere al ragazzo un’esperienza di formazione on the job che poi è di grande aiuto per il suo futuro».
Tornando al riordino dei contratti, interessati alle nuove regole sarebbero i rapporti più precari, come il lavoro intermittente e l’associazione in partecipazione. Una parte della maggioranza vorrebbe modificare, nuovamente, anche i contratti a termine per ridurre a 24 mesi l’acausalità (portata a 36 mesi a maggio dal decreto Poletti). Nella stesura del provvedimento «è importante non intervenire a colpi di accetta – avverte il professor Pietro Ichino (Università di Milano) – Occorre invece definire in modo semplice e immediatamente verificabile i tratti essenziali della dipendenza economica sostanziale, che giustificano un’applicazione selettiva delle tutele essenziali anche nell’area del lavoro non subordinato».
Il Sole 24 Ore- 16 gennaio 2015