La grande paura comincia a serpeggiare alle 9.30 del mattino nei saloni di Palazzo Madama e all’ora di pranzo il panico da Covid ha contagiato anche Montecitorio. Prima tanti senatori e poi anche diversi deputati corrono a farsi il tampone, dopo che due esponenti del M5S sono risultati positivi al virus: sono Francesco Mollame e Marco Croatti, che giovedì era nell’Auletta dei gruppi della Camera per l’assemblea congiunta del Movimento. Al Senato i lavori sono sospesi, al momento fino a domani. E mentre nei palazzi si studiano le contromisure, nei partiti scoppia la polemica. La prima voce che si alza è quella di Giuseppe Brescia (M5S), il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera. Tra marzo e aprile, nelle settimane più dure della pandemia, aveva dato battaglia per ottenere che ai deputati fosse concesso di votare a distanza e ora Brescia torna a farsi sentire: «Mi dispiace per i colleghi ai quali auguro pronta guarigione, ma trovo inaccettabile che la democrazia debba fermarsi. L’avevo detto che il voto da remoto poteva tornare utile».
Un monito scandito più volte anche dal costituzionalista dem Stefano Ceccanti, che rilancia l’allarme: «Speriamo che il Senato non si blocchi a causa Covid, ma sarebbe il caso di riprendere il dibattito sul lavoro a distanza del Parlamento, nel segno della prudenza e della responsabilità». Il tema è delicato, quanto importante. La prossima settimana il Senato dovrà votare i pareri sulle priorità di utilizzo del Recovery fund ed è solo uno dei tanti provvedimenti in agenda. In Italia i casi di positività sono com’è noto in aumento, l’autunno si annuncia ad altissimo rischio e le istituzioni devono porsi il problema del funzionamento degli organi costituzionali, il cui lavoro di certo non può fermarsi. Lo stop improvviso in commissione Bilancio all’esame del decreto Agosto (che scade lunedì) e la conseguente sospensione dei lavori di Palazzo Madama sono un avviso che non può cadere nel vuoto.
Corriere.it