È quanto ha deciso ieri il Cdm che ha approvato due provvedimenti sulla Pa. Il ministro della Salute Lorenzin: “Tramite un decreto condiviso con le Regioni sarà possibile stabilizzare le circa 35.000 persone del settore sanitario (anche medici), tramite concorso pubblico riservato”. Sui precari Letta prevede “un percorso e un processo di parziale inserimento, previa procedura altamente selettiva”. Via libera del Governo ai provvedimenti, un decreto legge e un disegno di legge, sulla pubblica amministrazione. Nel mirino dell’esecutivo precariato, lotta alla corruzione, modernizzazione, trasparenza e concorsi pubblici per le assunzioni. Il comunicato del Consiglio dei ministri
Per risolvere la questione dei precari in sanità (più di 35.000) il Decreto legge approvato oggi prevede l’emanazione di un decreto ad hoc del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto legge, su proposta del Ministro della salute. Il contenuto del decreto sarà condiviso con le Regioni e le Province Autonome, al fine di accelerare il percorso attuativo di competenza di queste ultime.
“Il Consiglio dei ministri – ha commentato il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in un nota stampa – accogliendo la proposta del Ministro della Salute di introdurre una specifica disciplina per la stabilizzazione del personale medico e del ruolo sanitario, ha introdotto lo strumento idoneo per affrontare il tema del precariato, che nel Servizio Sanitario Nazionale ha assunto dimensioni tali da mettere in crisi la qualità delle prestazioni erogate, specie nelle Regioni in piano di rientro”.
“Tra medici, personale infermieristico, tecnici e altri 11 profili professionali – ha specificato Lorenzin – , sarà possibile stabilizzare le circa 35.000 persone del settore sanitario, tramite concorso pubblico riservato”.
L’obiettivo sarà raggiunto per la specificità del settore che ha caratteristiche diverse dal resto della Pubblica Amministrazione, tramite di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto legge, su proposta del Ministro della salute. Il contenuto del decreto sarà condiviso con le Regioni e le Province Autonome, al fine di accelerare il percorso attuativo di competenza di queste ultime.
“Già dall’illustrazione delle linee guida del Ministero alle commissioni di Camera e Senato – ha dichiarato il ministro Lorenzin – ho raccolto e sostenuto l’esigenza pervenuta dalle Regioni, dagli operatori sanitari, così come dalle associazioni per la tutela dei diritti dei pazienti, di dare certezza in ordine alla continuità e qualità del servizio sanitario erogato e del rispetto dei parametri dei Livelli Essenziali di Assistenza. Ringrazio il ministro D’Alia che ha riconosciuto la pressante esigenza e la peculiarità del settore e ritengo quello compiuto oggi – conclude il ministro Lorenzin – un passaggio fondamentale per il futuro dell’intero sistema”.
Già in conferenza stampa il Ministro della Pa Gianpiero D’Alia aveva annunciato che si era deciso di “affidare alla trattativa Stato e Regioni le modalità di attuazione della disciplina per le procedure selettive”. “Queste categorie hanno ordinamento specifico, ad esempio i dirigenti medici per cui è giusto costruire un sistema” ad hoc con le Regioni.
Sui tempi D’Alia prevede che “il tavolo sarà attivato appena pubblicato il decreto legge”.
Ma oltre la sanità con i provvedimenti sulla Pubblica Amministrazione approvati oggi dal Consiglio dei ministri, e in particolare nel decreto legge, Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, “si decide di dare una soluzione strutturale al tema del precariato nella P.A. Abbiamo deciso di ridurre le forme di lavoro flessibile e messo alcune barriere per evitare scorciatoie per l’assunzione senza concorso”. Ha detto il premier Enrico Letta, nel corso della conferenza stampa al termine del vertice dell’esecutivo.
I due provvedimenti, ha spiegato il premier contengono “importanti interventi di razionalizzazione per concentrare e rafforzare la lotta alla corruzione, la prevenzione e la trasparenza” nella Pubblica amministrazione.
Una razionalizzazione, ha spiegato il premier, che “concentri nella Civit tutte le funzioni” in modo che “diventi soggetto dedicato esclusivamente al compito della lotta e della prevenzione alla corruzione” e della trasparenza nella P.A.
Il premier ha poi annunciato una “soluzione strutturale del problema del precariato” e ha riferito che “vengono tipizzate e ridotte le forme di lavoro flessibile”. Letta ha poi aggiunto che sono state adottate alcune “alcune barriere per evitare che si ripetano modalità-scorciatoie per le assunzioni nella P.A. senza concorso, in passato, ahimè troppo usate, come le partecipate”. Dunque, ha riferito il presidente del Consiglio, arriva un “parziale inserimento, previa una procedura altamente selettiva, perché bisogna applicare la Costituzione”.
“Si avvia un processo di parziale inserimento di precari previa procedura altamente selettiva e cercheremo di far sì che nella fase di conversione e applicazione del decreto avvenga il censimento di tutte le situazioni di precariato nella Pubblica amministrazione”.
Nei provvedimenti votati in Cdm sulla Pa “c’è un ulteriore taglio del 20% delle auto blu; una scelta che continua una direzione di marcia sulla quale dobbiamo fare ancora di più”.
Per quanto riguarda la ricerca il Ministro dell’Istruzione Annamaria Carrozza ha annunciato l’adozione di “due norme importanti. Una nel decreto legge e l’altra dnel disegno di legge”.
“Nel dl – ha spiegato – c’e’ la norma in favore dell’autonomia degli enti che consente, nell’ambito del piano triennale, l’immissione in ruolo dei ricercatori” mentre nel ddl c’e’ una norma che riguarda l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, che “consente, in prospettiva, l’immissione in ruolo dei ricercatori precari”.
Ecco tutti i precari degli enti del Ssn: analisi de Il Sole-24 Ore Sanità
di Paolo Del Bufalo. Erano 35.193 nel 2011 i precari del Ssn secondo il Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato. E di questi 26.165 unità fanno parte del personale non dirigente, 7.259 sono i medici, 1.064 i dirigenti non medici e 704 fanno parte dell'”altro personale”.
Ecco – il giorno dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge e del Ddl sulla pubblica amministrazione in cui si prevede una forte spinta per il riassorbimento dei precari e la graduale riduzione dei contratti atipici – i conti che Il Sole-24 Ore Sanità ha elaborato in base alla rilevazione del Conto annuale 2011 della Ragioneria generale dello Stato.
La tipologia di personale. Secondo la rilevazione della Regioneria generale dello Stato, la maggior parte delle unità in lavoro “flessibile” è a tempo determinato: 29.546 operatori di cui 20.759 tra il personale, 7.241 medici (praticamente tutti a cui si aggiungono un’unità in lavoro interinale e 17 in formazione lavoro), 933 dirigenti non medici e 613 tra l'”altro personale”.
In percentuale rispetto al totale dei dipendenti del Ssn si tratta del 5,16% del totale del personale, diviso nel 4,58% di uomini e 5,47% di donne. La percentuale maggiore è tra l'”altro personale” (composto per lo più proprio di contratti atipici): il 51,86%. Segue il 6,29% dei medici, il 5,32% dei dirigenti non medici e 4,79% del personale non dirigente.
Ripartizione per enti. In valore assoluto la stragrande maggioranza dei precari ( 30.986 unità) lavora nelle Asl e negli ospedali, ma in percentuale sul totale dei dipendenti è il valore più basso: 4,89%.
La percentuale più alta nel Ssn (il 122,97% considerando che alcune unità di personale non sono nemmeno conteggiate nel totale dei dipendenti) spetta invece agli “altri enti regionali”. Seguono con il 62,04% di precari, sempre in percentuale sul totale dei dipendenti per tipologia di ente, consorzi, associazioni e comprensori. Poi i Policlinici universitari con il 15,33% di personale con contratti flessibili e al 10,48% le agenzie.
Negli Irccs e negli Izs lavorano rispettivamente il 6,97% e il 7,59% di precari, mentre nelle ex Ipab ce n’è il 5,66% e nelle Arpa, le agenzie per la protezione dell’ambiente, il 5,95 per cento.
I precari del Ssn per Regione. Sempre secondo i dati del Conto annuale 2011, la maggior percentuale di precari sul numero di dipendenti del Ssn è in Valle d’Aosta con il 18,34%, seguita dalla Sicilia con l’11,61%, dal Molise con il 10,69% e dalla Sardegna con 10,37 per cento.
Al contrario, ad avere una percentuale minore di contratti flessibili è il Piemonte (1,80%), seguito da Veneto (1,81%), Toscana (2,44%), Campania (2,72%), Liguria (3%) e Friuli Venzia Giulia (3,65%). Sotto la media nazionale dei precari in sanità del 5,16% ci sono poi Emilia Romagna, Trento e Calabria.
I precari “di genere”. La maggior parte dei precari nel Ssn è donna: il 5,47% rispetto al 4,58% di uomini a livello nazionale. Ma il peso cambia se si guardano le diverse tipologie di analisi.
A esempio tra il personale non dirigente, le donne con contratti flessibili sono il 4,88% contro il 4,60% di uomini, mentre tra i medici le donne salgono al 9,54% e gli uomini “scendono” al 4,27 per cento.
Elevata anche la percentuale di dirigenti non medici con contratto flessibile donna (6,05% contro il 4% di uomini) mentre praticamente tutte le donne tra l'”altro personale” sono precarie contro il 25,11% di uomini.
A livello di enti la situazione dell'”altro personale” si ripete per gli “altri enti regionali” (dove però è il 65,77% di uomini ad avere contratti flessibili).
Nelle Asl il 5,21% dei precari è donna e il 4,30% è uomo, mentre nei Policlinici universitari il 15,87% è di sesso femminile e il 14,41% maschile..
Il bilanciamento è analogo anche per gli altri enti, tranne per le agenzie e per le ex Ipab. Nelle prime infatti il 15,17% di precari è donna, ma non ci sono uomini – unico caso – in questa condizione, mentre le seconde rappresentano l’unica inversione di tendenza con il 5,45% di precari donna e il 6,27% uomo.
A livello regionale infine le differenze maggiori sono in Molise dove il 13,91% dei precari è donna contro il 6,16% uomo, Sicilia con il 15,31% di donne e il 7,93% di uomini e Valle d’Aosta, dove le donne con lavoro flessibile raggiungono il 20,7% contro il 13,33% degli uomini.
In controtendenza sono cinque Regioni. In Emilia Romagna c’è il 4% di precari donna e il 4,22% uomo, in Friuli Venezia Giulia sono rispettivamente il 3,48% e il 4,14%, in Lombardia le donne raggiungono il 6,47% mentre gli uomini il 7,20%, in Piemonte ci sono l’1,75% di lavori flessibili femminili e l’1,93% svolto da maschi e in Basilicata il 6,79% di donne è precario nel Ssn contro il 7,71% di uomini.
Pressoché in equilibrio uomo-donna il Veneto dove la differenza è, a favore degli uomini, dello 0,1% e la Toscana, con una differenza tra i due sessi, sempre a favore degli uomini, dello 0,46 per cento.
l’ultima bozza del testo del decreto legge sulla Pa
l’ultima bozza del testo del Ddl sulla Pa
27 agosto 2013 – Quotidiano sanità e Il Sole 24 Ore sanità