Il service “Veneto Acque”, una controllata al 100%, permette di aggirare le norme sul contenimento delle spese per dipendenti
di Alda Vanzan. Questa è una storia sui precari “fantasmi” della Regione Veneto: esterni che vengono assunti a tempo determinato non dalla Regione, ma che lavorano per la Regione negli uffici della Regione. È una storia su come si aggirano i vincoli sul contenimento della spesa assumendo personale attraverso società partecipate e passando per “concorsi” non propriamente rispettosi delle direttive regionali. Una storia che riguarda i rapporti tra Veneto Acque e la Regione e gli incarichi affidati a questa società. Per dire: soltanto nel 2011 sono state svolte attività di “service” (ossia consulenze e incarichi) per strutture regionali per un valore di circa un milione di euro. E l’anno scorso i “service” si sono ripetuti. Spesso con la motivazione che in Regione c’è “carenza di risorse umane”. Veneto Acque è una società partecipata al 100 per cento dalla Regione Veneto, con sede a Mestre, che si occupa di acquedotti. La Finanziaria regionale 2010 l’ha autorizzata a contrarre un mutuo di circa 89 milioni di euro con la Banca europea per gli investimenti per completare la rete del Mosav (Modello strutturale degli acquedotti del Veneto).
I lavori sono in corso, nel frattempo il preammortamento del mutuo lo paga Palazzo Balbi: un milione e mezzo all’anno erogati come contributo per “spese di funzionamento” della società. Non solo condutture: lo scorso anno la Regione ha affidato altri incarichi a Veneto Acque, tra cui la bonifica di siti inquinati. Incarichi extra ovviamente retribuiti. Due milioni di euro per la bonifica dell’ex Nuova Esa di Marcon; 550mila euro per attività di monitoraggio economico-finanziario. Altri 370mila euro per progetti in materia di tutela delle acque. E i committenti? Principalmente sono gli assessorati all’Ambiente guidato da Maurizio Conte e quello alla Legge speciale per Venezia di Renato Chisso.
Con incarichi così pesanti si potrebbe pensare che Veneto Acque sia un gigante. Invece c’è più governance che manovalanza: 8 persone tra Consiglio di amministrazione e Collegio sindacale contro i 7 dipendenti a tempo indeterminato (ma adesso c’è anche un direttore generale). Poi ci sono i co.co.pro: nel 2011 c’erano 14 assunti “per assolvere alle esigenze della Direzione Progetto Venezia e Direzione Geologia e Georisorse”. E per il 2012 la previsione era di arrivare a 23 contratti a progetto. Queste assunzioni fatte da Veneto Acque di co.co.pro pagati con i soldi della Regione per lavorare negli uffici della Regione sono singolari se non altro perché la Regione da un lato ha dato i “service” e dall’altro ha detto che non va bene prendere così tanta gente.
La delibera di giunta presentata dagli assessori Ciambetti e Conte (numero 672/2012) sull’ultima assemblea dei soci, invita Veneto Acque “a motivare espressamente la necessità dell’assunzione di nuovo personale nell’anno 2012, nonché di dotarsi quanto prima di un Regolamento per l’assunzione del personale”. Non è dato a sapere cosa abbia detto la società, ma le motivazioni devono essere state esaustive se si considera che a fine 2012 Veneto Acque ha avviato procedure per 10 incarichi. E il 2013 si è aperto con una altra selezione, così singolare da meritare un capitolo a sé.
Il primo febbraio scorso Veneto Acque – che ancora non ha un regolamento per le assunzioni – pubblica un avviso per affidare un incarico di collaborazione coordinata a progetto. La motivazione è che “per garantire il service tecnico operativo di supporto alla Direzione Tutela Ambiente/Servizio Rifiuti della Regione si rende necessaria l’assunzione di una figura di adeguata professionalità”. E che caratteristiche deve avere questo professionista da contrattualizzare per 10 mesi salvo proroga, con compenso di 2.300 euro mensili, che andrà a lavorare alla Direzione Ambiente della Regione? Deve essere un laureato, come era stato chiesto per i precedenti dieci “co.co.pro”? Deve avere un master? Ma no, basta il diploma.
Però, pena esclusione, deve aver già lavorato in Regione o in enti regionali per almeno tre anni. Tant’è, contravvenendo alla direttiva Ciambetti del 2010 (delibera n. 2951) sul contenimento dei costi, l’avviso dà solo 15 giorni anziché 30 per presentare le domande. I curricula – prove orali? macché – vengono vagliati da una commissione che, stando alla direttiva regionale, dovrebbe essere stata composta da 3 membri, il direttore generale di Veneto Acque o un suo delegato più due esperti. Chi erano i due esperti? Non è dato a sapere, ma la selezione va a finire che entrano in graduatoria sei persone. Il primo ha 82 punti e la maturità scientifica. Il secondo ne ha 80 e la laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Ma, appunto, la laurea non serviva.
Il Gazzettino – 7 aprile 2013