L’assessore competente Ciambetti chiede ragione a “Veneto Acque” delle assunzioni facili: «Ne risponderanno i vertici»
di Alda Vanzan. Ignari. Sembra che a Palazzo Balbi (quasi) nessuno sapesse che i precari assunti da Veneto Acque – la società partecipata al 100 per cento dalla Regione, peraltro finita nell’inchiesta della Mantovani che ha portato in carcere tra gli altri Piergiorgio Baita – andassero a lavorare, quasi come “fantasmi”, non nella sede della spa, ma negli uffici della Regione.
Per la maggior parte nelle strutture della Direzione Ambiente. Con il paradosso che l’assessore all’Ambiente Maurizio Conte giusto un anno fa intimava a Veneto Acque di motivare le assunzioni di precari e poi, dopo pochi mesi, dava incarichi alla stessa spa con il risultato di trovarsi quei precari nella propria struttura. Tutto in regola? Roberto Ciambetti, assessore alle Partecipazioni societarie, avverte: «Se saranno accertate responsabilità nell’operato di Veneto Acque, dovranno risponderne il consiglio di amministrazione e nel caso il collegio dei revisori dei conti».
Va ricordato che nella primavera 2012 la Regione sollevò obiezioni, all’assemblea dei soci di Veneto Acque per l’approvazione del bilancio dell’anno precedente e del budget 2012, in merito all’intenzione della spa – che ha 5 amministratori, 3 revisori, da alcuni mesi un direttore e appena 7 dipendenti – di attivare ben 23 contratti a progetto. Quelle annunciate assunzioni – scrissero nella delibera Ciambetti e Conte – dovevano essere adeguatamente motivate, stante il blocco delle assunzioni e la necessità di contenere la spesa pubblica. Così come veniva sollecitata la società a dotarsi, come previsto da una direttiva regionale del 2010, di apposito regolamento per l’assunzione di personale.
Ma la giunta ha poi verificato? «Il momento di verifica avviene con l’assemblea per l’approvazione del bilancio, cosa che avverrà a giorni. E lì accerteremo se i contratti a termine del 2012 sono stati adeguatamente motivati. Di certo – rincara Ciambetti – le direttive vanno rispettate. Se in Veneto Acque emergeranno difformità potremo far partire azioni di rivalsa e/o di responsabilità sia nei confronti della governance o anche dei revisori dei conti». D’accordo, ma se erano gli assessorati regionali – Ambiente di Conte e Progetto Venezia di Renato Chisso – ad affidare service, cioè incarichi, a Veneto Acque, la società ha solo eseguito gli ordini, no? «Ma devono esserci motivazioni ben precise e comunque – dice Ciambetti – le direttive vanno rispettate». Della serie: non si fa un avviso di selezione per un co.co.pro diplomato con soli 15 giorni di tempo per presentare le domande. C’è da credere che prima ancora dell’assemblea dei soci, da Palazzo Balbi partiranno puntuali richieste di spiegazioni. Anche perché da fonti vicine al governatore si è appreso che la volontà di Ciambetti di fare chiarezza è condivisa da Luca Zaia. E da chiarire c’è soprattutto il meccanismo della interposizione di manodopera: un conto è dare incarichi a una spa, altro è farsi assumere personale.
L’opposizione, intanto, grida allo scandalo: «Un altro esempio di sprechi e inefficienze», dice Diego Bottacin, il consigliere di Verso Nord autore, con Pietrangelo Pettenò, di una proposta di legge per la cancellazione di buona parte delle spa regionali. «Veneto Acque è una delle tante società costituite dalla Regione per assolvere a dei compiti che dovrebbero essere gestite direttamente o affidati al libero mercato – dice Bottacin – Se si tiene in piedi una società così è solo per fare intermediazione, perché i bandi e le gare di appalto le potrebbero fare direttamente gli assessorati coinvolti».
Il Gazzettino – 8 aprile 2013