Riorganizzare la disciplina penale dei reati in materia di prodotti agroalimentari. Tra le novità della proposta riforma normativa c’è la rivisitazione delle fattispecie delle frodi nel commercio di prodotti alimentari: quella esistente, dice la commissione guidata da Gian Carlo Caselli, si è dimostrata «palesemente inadeguata ad affrontare eventuali eventi criminosi». Si punta a rinnovare le sanzioni, con strumenti di indagine più incisivi e il ricorso a misure cautelari personali, sia ad ampliare la repressione a fasi delle attività illecite che oggi non sono punibili. Nella bozza di lavoro viene sanzionata la frode nei confronti del consumatore, destinatario del prodotto: i beni tutelati sono quelli citati nella Carta di Milano, si tutela e sostiene il reddito di agricoltori, pescatori e allevatori e si considera il cibo come patrimonio culturale da difendere e valorizzare.
Il compito affidato alla commissione è una delle eredità che Expo Milano 2015 lascerà. Un lavoro lungo e complesso, che parte dell’esame delle norme esistenti e arriva alla rielaborazione delle sanzioni, le cui linee guida sono state presentate dal ministro della Giustizia Andrea Orlando e da quello delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, proprio a Expo. Orlando ha accolto la richiesta di Caselli di concedere più tempo alla commissione per il suo lavoro: il primo termine era il 31 luglio.
Caselli ha illustrato il documento al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a cui ha chiesto una proroga a settembre per la presentazione del testo definitivo della legge: “È un lavoro aperto al confronto – ha specificato l’ex magistrato – e al contributo di tutti”. È stata definita la figura del “disastro sanitario” per garantire una risposta punitiva alle ipotesi di reato, che vanno dalla contaminazione di acque o sostanze alimentari pericolose, fino all’omesso ritiro degli alimenti dal mercato, quando da tali condotte possano derivare lesioni gravi o morte ai danni di più persone e il pericolo grave e diffuso di analoghi eventi che mettono in pericolo la salute pubblica. Nasce anche il reato di agropirateria, nuova figura criminosa che punisce la vendita di prodotti alimentari accompagnati da falsi segni distintivi o da marchi di qualità, Dop e Igp, contraffatti
«Questo intervento parte dal presupposto che l’impresa agro alimentare italiana è sicura, ha raggiunto livelli altissimi di rispetto della normativa comunitaria e spesso va anche oltre – ha detto il ministro Orlando – questa eccellenza raggiunta spiega i tentativi di sofisticazione e imitazione. Con questo intervento vogliamo proteggere le imprese che rispettano regole e l’economia legale da quella illegale. Le linee guida saranno sottoposte a un confronto come tutti i provvedimenti in materia penale, che poi servirà a elaborazione dell’articolato». Orlando ha chiarito le richieste avanzate alla commissione cioè di «ricostruire un quadro omogeneo inasprendo alcune sanzioni penali, abbiamo chiesto anche una ricognizione su duplicazioni e sovrapposizioni e seguendo una strada sugli eco reati con estinzione possibile con condotte riparatorie».
Riorganizzazione e semplificazione del settore vanno di pari passo secondo il ministro Martina. «Quella di prendere il toro per le corna sul versante delicato della riorganizzazione di un fronte dei reati in materia agroalimentare per tracciare una nuova via in ragione di quello che e’ accaduto, cioè dei pregi e difetti del sistema, penso che sia una delle eredita’ più utili» ha detto il ministro. «Su questo fronte abbiamo delle lacune da superare, un meccanismo da irrobustire e una dinamica nuova da leggere. Ci sono reati e fattispecie nuove, non inquadrate nel nostro ordinamento, che hanno bisogno di essere riconosciute e definite. Questo lavoro si accompagna a uno sforzo del governo sulla riarticolazione di un sistema tra penale e amministrativo. Questo lavoro non è a svantaggio delle imprese ma deve essere a vantaggio dei sistemi produttivi e imprenditoriali, di chi deve essere messo in condizione di operare in serenità, in un sistema di regole chiaro con una cornice sicura» ha concluso Martina.
Secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti “il crimine alimentare fattura 15,4 miliardi e investe ambiti complessi e articolati nelle attività di produzione e distribuzione dei cibi con un impatto rilevante sull’economia, sull’ambiente e sulla salute. L’Italia deve tutelare i primati internazionali conquistati nella qualità alimentare, dal maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario con 273 prodotti Dop/Igp alla leadership europea nel biologico con 43.852 imprese che lo coltivano biologico, ma anche il primato nella sicurezza alimentare mondiale con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma pari allo 0,2%, quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%). In questo settore l’Italia ha il dovere di svolgere il ruolo di battistrada in Europa per colpire in modo esemplare gli scandali che si ripetono nel tempo, dai polli alla diossina alla carne di cavallo spacciata come manzo, che possano far crollare la fiducia del pubblico dei consumatori e bloccare il regolare funzionamento del commercio”.
“Positivo l’approccio al diritto alla trasparenza per il consumatore che deve poter fare scelte consapevoli – ha detto Colomba Mongiello, vicepresidente della Commissione contro la contraffazione – il riferimento alla mia legge salvaolio da parte di membri della commissione mi ha fatto molto piacere e ha confermato ancora una volta l’efficacia dell’impianto normativo”.
Giudizio positivo anche da Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente della Camera: “Ricordiamo, come riporta il rapporto ‘Italia’ delle fondazioni Symbola, Edison e di Unioncamere, che la nostra produzione agricola è la più sostenibile, con enormi ricadute sulla qualità dei prodotti. Siamo il Paese con la minore emissione di gas serra: 814 tonnellate per milione di euro prodotti contro le 928 di spagna, 1340 della francia e una media europea di 1243. Nel 2014 il settore agricolo, silvicolo e della pesca ha generato 907mila posti di lavoro, il numero più elevato in Europa, ben al di sopra di Spagna, Francia e Germania e con una crescita dell’1,6% contro lo 0,4% degli altri settori. Siamo primi al mondo per export di pasta, pomodori, carni suine, olio e altro ancora. Primi anche per ‘prodotti distintivi’ con 273 marchi dop e igp e 4698 specialità tradizionali regionali. L’agroalimentare, conclude Realacci- è un motore per la ripresa e l’uscita dalla crisi in chiave green e va quindi protetto e stimolato”
28 luglio 2015