Il confronto. Italia seconda solo al Belgio nella classifica Ocse della pressione fiscale. Le voci che fanno crescere il peso sulle buste paga, oltre al fisco, sono il Tfr, i contributi previdenziali e assicurativi
La riduzione delle tasse, doverosa per un paese che sta per raggiungere il picco storico della pressione fiscale (45,3% del Pil), non può che partire dal lavoro, la vera emergenza nazionale. Lo indicano le statistiche internazionali, che ci collocano al secondo posto tra i paesi a più alta tassazione per quel che riguarda il cuneo fiscale: siamo in totale al 53,5%, subito dopo il Belgio che è al 55,5 per cento. La media europea – secondo i dati dell’ultimo report dell’Ocse («Taxing wages») – è del 41,5% (tra i quindici Ue è 41,9%), mentre la media dei paesi Ocse si attesta al 35,3 per cento. A147,6% certificato dall’Ocse vanno aggiunti altri aggravi che pesano sul cuneo fiscale effettivo, tra cui l’Irap, il Tfr e la trattenuta Inail.
Quanto al dato complessivo, un conto è quella che viene definita la pressione fiscale «apparente» (fotograta dalle statistiche ufficiali secondo i criteri armonizzati a livello europeo), un conto quella che pesa effettivamente sui contribuenti onesti per effetto dell’altissima evasione: 120-140 miliardi cui andrebbe aggiunto il costo implicito della corruzione (6o miliardi). Le stime più aggiornate parlano
di livelli di tassazione che si attestano in realtà tra il 5o e il 55%, con picchi che si avvicinano al 7o per cento. Stando ai dati Eurostat, nel 2011 il livello della pressione fiscale si è attestato al 42,5% del Pil, contro il 40,2% della media di Eurolandia e il 30,6% dell’intera Unione a 27. Il Belgio è al 46,4%, la Francia al 44,5%, l’Austria al 43,7%, la Germania al 39,5%. In Danimarca e Svezia le tasse pesano rispettivamente per il 48,5% e 46,3% del Pil, con una ben diversa “resa” in termini di servizi. Dati che vanno integrati con l’incremento atteso nel 2012-2013, per effetto della caduta del Pile delle maximanovre correttive del 2ou, il cui effetto comporterà l’impennata del peso di tasse e contributi sul Pil ben oltre i145 per cento.
Quanto al prelievo sulle imprese – secondo lo studio «PayingTaxes 2013», realizzato dalla Banca mondiale in collaborazione con la «PricewaterhouseCoopers» – siamo al 131 posto su 185 Paesi, e ultimi in classifica in Europa per indice di carico fiscale complessivo («Total tax rate»), cui si aggiunge il tempo dedicato al fisco (che è in media di 269 ore all’anno per azienda) e il numero di versamenti effettuati. Nel complesso, l’Italia è a quota 68,3% dei profitti commerciali, contro una media europea scesa dal dal 43,4% al 42,6% e una media mondiale del 44,7 per cento. A breve distanza dall’Italia è collocata l’Estonia (67,3%), seguita dalla Francia (65,7%). Eurostat si spinge anche oltre. Il peso del fisco sugli scaglioni di reddito più alti sta per attestarsi al 47,3%, contro una media del 43,2% dell’eurozona, due punti in più rispetto al2ou (45,6%). Nella classifica europea siamo avanti anche alla Francia (46,8%), mentre siamo allo stesso livello della Germania (a147,5 per cento). E anche l’effetto delle addizionali locali e del contributo di solidarietà Irpef del 3% sui redditi oltre i 300 mila euro, introdotto dal governo Berlusconi con la manovra di agosto 2ou).
Quanto all’Iva, in virtù dell’aumento in vigore dal settembre 2011 (l’aliquota ordinaria è passata dal 20 al 21%), siamo oltre la media dell’eurozona e dell’intera Unione (20 per cento). Il triste primato riguarda l’altissimo livello dell’evasione fiscale:no-14o miliardi l’anno, con un’economia sommersa che i dati Istat fotografano tra i116,3 e i117,5% del Pil: ai valori attuali siamo attorno ai 275 miliardi. L’evasione della base teorica dell’Iva è del 28,8 per cento. La Grecia è al 30,2 per cento. Secondo i calcoli dell’ufficio studi della Confcommercio, il «sommerso economico» in Italia è pari al 17,5% del Pil e l’imposta evasa ammonterebbe a circa 154 miliardi di euro (i155% di 280 miliardi di imponibile evaso): il dato, «che si riferisce al 2008 ma si può ipotizzare costante fmo ad oggi», colloca il nostro paese al primo posto nel mondo davanti a Messico (12,1%) e Spagna (11,2%).
Il sole 24 Ore – 19 febbraio 2013