Prestazioni serali e festive, fine della fase sperimentale. E’ stata pubblicata sul Bur la delibera 1907 su cui i sindacati medici hanno chiesto chiarimenti
Il 15 gennaio è stata pubblicata sul Bur la delibera 1907 del 23 dicembre su cui i sindacati della dirigenza medica e veterinaria avevano chiesto chiarimenti alla Regione Veneto. Proprio la bozza di questo provvedimento, avente ad oggetto: “Effettuazione presso le Aziende sanitarie venete di prestazioni radiologiche ed ambulatoriali nei giorni festivi, di sabato e nelle ore serali dei giorni feriali da parte del personale medico. Previsione di nuove assunzioni”, era stato al centro di una diffida preventiva inviata dalle sigle sindacali, il 29 dicembre, ai vertici della sanità regionale che conteneva, oltre ad alcuni dubbi interpretativi, anche la richiesta di un incontro.
La presidenza della giunta regionale l’11 gennaio ha comunicato ai sindacati di aver delegato l’assessore alla sanità Luca Coletto a fissarne la data. In attesa di tale incontro però la delibera 1907 è stata pubblicata sul Bur ed è ora ufficiale. E la notizia è stata ampiamente diffusa da quotidiani e tg.
Di seguito gli articoli del Giornale di Vicenza e del Corriere del Veneto
Visite serali e festive. La Regione: «Ora in tutte le Ulss». Palazzo Balbi rende definitivo il servizio
Piero Erle, dal Giornale di Vicenza. Le visite e gli esami negli ospedali di sera e nei week end funzionano. Morale: la sperimentazione è finita, adesso si farà così dappertutto. E se occorre, le Ulss potranno assumere personale in più. Una delibera della giunta Zaia approvata due giorni prima di Natale mette “in pianta organica” negli ospedali veneti quella che era stata una delle idee più innovative volute dal governatore e dal suo staff ormai tre anni fa, ma anche una delle più criticate da chi gli faceva opposizione. L’obiettivo era ed è sempre uno dei principali fissati da Luca Zaia anche per i nuovi direttori generali delle Ulss: ridurre le liste d’attesa. Di qui la scelta di siglare accordi anche con le organizzazioni sindacali per trovare medici che siano disposti a fare visite ed esami in ospedale tra le 20 e le 24, e il sabato dopo le 14 e la domenica. Ovvero nei momenti in cui è libero chi lavora.
LE CIFRE DEL PRIMO ANNO. Dopo i primi mesi di prova, come ricostruisce la delibera portata in giunta dall’assessore Luca Coletto, fu deciso di continuare la sperimentazione nel 2014. Un monitoraggio sui primi risultati davvero indicativi «sull’andamento delle prestazioni ambulatoriali e radiologiche effettuate negli orari serali, festivi e di sabato» aveva fatto emergere che sei richieste su dieci riguardavano prestazioni di radiologia e che il numero globale era passato dalle 43.653 visite del 3° quadrimestre 2013 alle 49.768 del 2° quadrimestre 2014. Il dato, evidenzia la delibera, «dimostrava il crescente apprezzamento dell’utenza alla fruizione delle prestazioni in tali orari». Anche l’obiettivo principale era raggiunto: «I tempi di attesa riferiti ad alcune prestazioni “traccianti” erogate con maggior frequenza nei suddetti orari avevano evidenziato nel corso del 2014 una riduzione complessiva degli stessi tempi di attesa rispetto al 2013». Il Veneto ha cominciato pure a fare da esempio per altre Regioni.
IL SUCCESSO DEL 2015. La sperimentazione è proseguita quindi nel 2015. E anche in questo secondo anno completo le cifre sono ulteriormente aumentate. Un report sull’attività da gennaio a settembre ha fissato che mentre nel 2014 le prestazioni erano state 114.380 nel giro di nove mesi, nell’anno scorso al 30 settembre il dato era salito a 132.392.
VIA LIBERA DEFINITIVO E ASSUNZIONI. Morale: non si sperimenta più, si fa e basta. La delibera indica ai dg delle Ulss che «l’apertura dei servizi ambulatoriali e radiologici nei periodi in questione dovrà essere assicurata stabilmente mediante opportune articolazioni degli orari di lavoro delle equipes mediche, con particolare riguardo a quelle di radiologia» che sono le prestazioni più richieste in questi orari. Ci dovranno essere medici quindi «dalle 20 alle 24 dei giorni feriali, il sabato dopo le 14 e nei giorni festivi». E se non basta il personale, specie con le nuove direttive sull’obbligo di riposo tra un servizio e l’altro, «dovrà essere consentito alle aziende di assumere altri dirigenti medici, se necessario in supero al turn over», utilizzando i fondi delle Ulss che in genere vanno ai privati «con l’acquisto di prestazioni aggiuntive». (Il Giornale di Vicenza)
Diventa definitiva la svolta voluta dal presidente Zaia. 80 assunzioni, budget da 5 milioni l’anno
La sperimentazione può dirsi terminata ed ora, convinta da numeri definiti «più che soddisfacenti», la Regione ha deciso di fare sul serio. A bilancio ci sono 5 milioni di euro all’anno, l’obiettivo è assumere nei prossimi mesi trenta medici e cinquanta tra tecnici di radiologia e infermieri, così da rendere strutturale l’apertura degli ospedali il sabato, la domenica, nei giorni di festa e la notte. La delibera, firmata dall’assessore alla Sanità Luca Coletto, è stata approvata dalla giunta Zaia il 23 dicembre scorso.
«È la dimostrazione che l’idea del presidente funziona – dice Coletto – e che non è affatto vero, come sosteneva qualcuno, che l’apertura degli ambulatori e delle radiologie negli orari serali e festivi avrebbe soltanto comportato una redistribuzione delle visite, spalmate nell’arco dell’intera giornata. Il numero degli esami e delle visite specialistiche è aumentato sensibilmente, i pazienti sono soddisfatti perché hanno maggiori possibilità di scelta compatibili con il lavoro o gli impegni quotidiani, e abbiamo registrato anche un impatto importante sulle liste d’attesa. Se a questo aggiungiamo che ora potremo fare anche delle assunzioni, superando il turnover, direi che non possiamo che dirci contenti».
L’iniziativa, mutata di recente dalla vicina Lombardia, fu lanciata da Zaia il 12 marzo del 2013 e prendeva le mosse da una stizzita considerazione del governatore: «Trovo insopportabile che macchinari che costano alla Regione milioni di euro tra acquisto e manutenzione lavorino solo qualche ora, restando fermi per gran parte della giornata, quando invece dovrebbero essere perennemente in funzione. Voglio che girino a pieno regime anche di notte». Detto, fatto. Fu varata la prima delibera, quella che ha dato avvio alla sperimentazione dell’ampliamento dell’orario dei servizi ambulatoriali e radiologici nei giorni festivi e prefestivi e negli orari serali, dalle 20 alle 24, «con particolare riferimento alle grandi apparecchiature e alle prestazioni traccianti con problemi di tempi d’attesa». Le prestazioni aggiuntive diagnostiche e ambulatoriali venivano acquistate dal personale già in forza negli ospedali, ricorrendo al fondo in cui confluiscono le trattenute dai compensi percepiti dai medici per la loro attività libero professionale intramoenia . Il 27 febbraio 2014 la sperimentazione è stata estesa anche a tutto l’anno successivo e il 29 dicembre 2014 è stata confermata per il 2015, continuando a registrare numeri in crescita. Secondo l’ultimo monitoraggio condotto dall’Area Sanità e Sociale, guidata dal direttore generale Domenico Mantoan, nei primi 9 mesi dello scorso anno le prestazioni effettuate in orario serale, festivo e prefestivo sono state pari a 132.392, contro le 114.380 riferite allo stesso periodo del 2014. «Segno che i pazienti si stanno abituando sempre più al servizio e vi ricorrono con maggior facilità» chiosa Coletto.
Di qui, la decisione della giunta: stop alla sperimentazione, da adesso in avanti l’allungamento dell’orario diventa definitivo, parte integrante dell’organizzazione del lavoro ordinario. Il budget, come detto, è di 5 milioni di euro, garantito sempre dalla trattenuta sull’attività intramoenia dei medici. Le Usl, le aziende ospedaliere di Padova e Verona e lo Iov sono autorizzati a bandire i concorsi per l’assunzione del personale necessario, stimato da Palazzo Balbi in una trentina di medici (radiologi, per la maggior parte, ma anche cardiologi) ed una cinquantina tra tecnici di radiologia e infermieri. Nell’attesa che siano perfezionate le nuove assunzioni, il servizio continuerà esattamente con le stesse modalità utilizzate durante la sperimentazione, e cioè con l’acquisto di prestazione dai medici già al lavoro, che si rendano disponibili su base volontaria. (Marco Bonet – Il Corriere del Veneto)
17 gennaio 2016