Lo spot pubblicitario targato ministero del Lavoro e Inps che passa in questi giorni sulle tv ci ricorda il cuore dell’ultima riforma previdenziale: l’introduzione per tutti del metodo contributivo pro-rata come criterio di calcolo delle pensioni. E il sigillo finale di un percorso di correzioni del nostro sistema che era partito all’inizio degli anni Novanta e che ora si è finalmente concluso.
Dallo scorso gennaio i lavoratori possono contare su due tipi di pensione: quella di vecchiaia, che si guadagnerà a 67 anni a partire dal 2021, e quella anticipata, riservata a chi ha raggiunto i 42 annidi contributi. Entrambi i canali i accesso all’assegno Inps prevedono poi un aggancio all’aspettativa di vita calcolata dal-listai. Mentre a dare un peso attuariale alla pensione saranno i nuovi coefficienti di trasformazione che, dopo la riforma, arrivano fmo a settant’anni di età per favorire i lavoratori più longevi. La riforma delle pensioni è stata (ed è ancora) criticata sotto innumerevoli profili. Le principali forze politiche, in vista dell’imminente campagna elettorale, promettono correzioni di ogni tipo. Ma vale ricordare che farà risparmiare allo Stato 2,76 miliardi di euro quest’anno e fmo a 22 miliardi cumulati entro il 2020. Dopo quella data la spesa previdenziale è destinata a scendere ancora di più, fmo a collocarsi, per almeno un decennio, sotto la soglia del 15% del Pil. Certo una parte dei risparmi messia bilancio sono stati assorbiti con i provvedimenti di salvaguardia varati apiù riprese per gli esodati (oltre 9 miliardi e zoo milioni entro il 2020). Si tratta di oltre i3omila persone che, a seguito di un accordo sindacale hanno lasciato il lavoro per crisi aziendale e dopo il varo della riforma rischiavano di perdere il requisito di pensionamento. Chiusa questa emergenza ora resta una riforma che garantisce equità di trattamenti ma che resta fragile sotto il profilo dell’adeguatezza delle pensioni future (e che va ancora applicata nei comparti Difesa e sicurezza). I tassi di sostituzione previsti nei prossimi anni sono bassi e senza un decollo della previdenza integrativa, oggi solo il 27% dei lavoratori privati ce l’ha, per molti si annuncia un futuro di difficoltà. Per questo la riforma punta su una maggiore occupabilità degli over-55enni, un obiettivo che resta ancora tutto da centrare.
LE NUOVE PENSIONI
I principi fondamentali contenuti nella riforma delle pensioni prevedono innanzitutto l’affermazione generalizzata del metodo contributivo come criterio di calcolo delle pensioni in un’ottica di equità finanziaria e intergenerazionale. C’è poi la previsione di un percorso predefinito di convergenza del trattamento previsto per uomini e donne, il superamento delle posizioni di privilegio e della pensione di anzianità, al posto della quale arriva la pensione anticipata con oltre 42 annidi contributi (41 le donne), mentre alla pensione di vecchiaia si accederà, entro il 2021,a 67 anni. Previsti poi criteri di flessibilità nell’età di pensionamento, che consentono al lavoratore maggiori possibilità di scelta nell’anticipare o meno il ritiro. Assicurata, infine, la semplificazione e la trasparenza dei meccanismi di funzionamento del sistema, con l’abolizione delle finestre. Dopo il varo della riforma sono stati aggiornati i coefficienti di trasformazione dei montati contributivi in rendita sulla base dell’aspettativa di vita. Resta da varare definitivamente l’armonizzazione alle nuove regole dei requisiti previdenziali validi nei comparti difesa e sicurezza.
Il Sole 24 Ore – 14 novembre 2012