Dopo l’iniziale incredulità ormai è scontro aperto tra il sistema delle casse previdenziali private e il governo. L’impennata fiscale decretata dalla manovra finanziaria ha aperto un baratro nel rapporto tra le parti. «Portare l’aliquota sui rendimenti al 26% — spiega Andrea Camporese, presidente dell’Adepp — dopo che una precedente norma di legge aveva stabilito una tassazione del 20% in attesa di una ulteriore armonizzazione del sistema di primo e secondo pilastro, costituirebbe un unicum in Europa e un danno irreparabile per le future prestazioni pensionistiche, in particolare dei giovani professionisti.
L’aumento della tassazione, inoltre, sottrarrebbe risorse oggi indispensabili per permettere agli enti di continuare ad assicurare quel welfare integrato ed allargato resosi necessario per far fronte ad una delle peggiori crisi che abbia mai investito il sistema. Un sostegno che ha superato i 540 milioni di euro, che ha registrato un 65% in più in termini nominali di azioni di welfare messi in campo dalle casse di previdenza».
Gli incrementi tributari arrivano in una delle peggiori epoche storiche dei professionisti che da anni subiscono una profonda crisi economica e vengono esclusi da strumenti di sostegno e ammortizzatori sociali.
Doppia beffa
Dalla manovra infatti arriva un doppio colpo al sistema di previdenza privata: sale, infatti, dall’11,5% al 20% il prelievo sui fondi pensione, come quelli di categoria o aziendali un regime fiscale che, di fatto, avvicina i fondi agli investitori privati. «Equiparare quasi i fondi a un qualsiasi operatore speculativo di mercato significa travisare la missione istituzionale e costituzionale della previdenza obbligatoria — osserva Camporese — penalizzando la contribuzione versata alle casse rispetto a quanto previsto per quella corrisposta all’Inps. Nonostante le leggi di privatizzazione sanciscano l’autonomia gestionale, organizzativa ed amministrativa degli enti, siamo sottoposti a norme che ci costringono a versare i risparmi della nostra gestione nelle casse dello Stato con il paradosso di essere trattati da una parte come investitori privati e tassati quindi al pari di fondi speculativi e dall’altra come fondi di previdenza obbligatoria e quindi equiparati alle pubbliche amministrazioni».
La trattativa
La decisione del governo è ancor più dolorosa se si considera che da tempo il sistema della casse private era in «trattativa» con il ministro dell’Economia Padoan per ottenere un’armonizzazione (al ribasso) delle aliquote sui versamenti previdenziali. Un dialogo che potrebbe riprendere . «L’iter parlamentare di approvazione della Legge di Stabilità — afferma il presidente dell’associazione degli enti di previdenza privata — potrà permettere di correggere questo grave atto di ingiustizia. Restiamo della convinzione che il progetto, da noi ideato tempo fa, sulla costituzione di un fondo di investimento per collegare i contributi raccolti dalle casse all’economia reale possa essere utile sia per i nostri iscritti sia per il bene del Paese. Intendiamo perseguire autonomamente la realizzazione di un fondo che soddisfi i criteri di trasparenza, efficienza e redditività. E intanto percorrere la via europea sottoponendo la questione all’attenzione di Bruxelles, degli europarlamentari italiani, della Commissione e del Parlamento europeo».
Corriere Economia – 27 ottobre 2014