La Russia ha annunciato di aver individuato il primo caso di trasmissione all’uomo del ceppo H5N8 altamente patogeno dell’influenza aviaria, e di aver già avvisato l’Oms. “La notizia del primo caso al mondo di trasmissione all’uomo dell’influenza aviaria di tipo H5N8 è già stata inviata all’Organizzazione mondiale della Sanità”, ha comunicato il capo dell’agenzia federale russa per la salute e la tutela dei consumatori Rospotrebnadzor, Anna Popova (nella foto). In precedenza, un altro ceppo dell’aviaria – l’H5N1 – è stato trasmesso dagli animali all’uomo, ma la maggior parte dei casi di contagio era stata associata a contatti ravvicinati con volatili infetti vivi o morti
A confermare la trasmissione all’uomo del ceppo H5N8 dell’aviaria sono stati gli scienziati russi del Centro ‘Vektor’ che lo hanno individuato in sette dipendenti di una fabbrica Sud della Russia, dove nel dicembre 2020 sono stati registrati focolai tra la popolazione di volatili.
Le autorità locali, riporta l’agenzia Ria Novosti, hanno attuato tutte le misure necessarie a proteggere le persone e gli animali, permettendo così di contenere la diffusione del contagio. “Tutte e sette le persone contagiate stanno bene, il loro decorso clinico è stato molto semplice”, ha aggiunto Popova parlando con la tv russa. Rospotrebnadzor ha assicurato che per ora non vi e’ stata trasmissione uomo a uomo, ma ha avvertito che, in seguito a una possibile mutazione, il virus potrebbe “imparare” a farlo.
“Questo dà a tutti noi, al mondo intero, il tempo di prepararci a possibili cambiamenti e rispondere adeguatamente e la possibilità di reagire in modo tempestivo, per mettere a punto sistemi di test e vaccini “, ha sottolineato Popova. Al momento, l’Oms non ha ancora commentato la notizia. In precedenza, un altro ceppo dell’aviaria – l’H5N1 – è stato trasmesso dagli animali all’uomo, ma la maggior parte dei casi di contagio era stata associata a contatti ravvicinati con volatili infetti vivi o morti
Secondo quanto riferito dalla TASS, le autorità sanitarie hanno rapidamente messo in atto tutte le misure necessarie per circoscrivere il focolaio e prevenire la diffusione dell’infezione. “Tutte e sette le persone di cui parliamo oggi sono in buona salute, il decorso clinico della malattia è stato molto lieve”, ha specificato un responsabile sanitario che sta gestendo la situazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) segnala che le infezioni da parte dei virus influenzali A (H5) non sono comuni nell’uomo, e in genere si verificano in persone che sono state esposte a uccelli malati, morti o all’ambiente naturale in cui questi animali vivono. In chi le contrae, tuttavia, la malattia può essere aggressiva e avere esiti potenzialmente fatali. Fortunatamente non è stato il caso degli allevatori russi, che hanno sperimentato solo una forma lieve dell’infezione. Tra i sintomi comuni indicati dall’OMS relativi alle infezioni da virus A (H5) vi sono febbre alta (maggiore o uguale a 38 ° C), tosse, dispnea e difficoltà respiratorie. Condizioni affini a quelle che si sviluppano in seguito all’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Alcuni pazienti possono manifestare anche diarrea, vomito, dolore addominale, perdita di sangue dal naso e dalle gengive, encefalite e dolore toracico. Le possibili complicazioni dell’infezione comprendono polmonite severa, insufficienza multiorgano, insufficienza respiratoria ipossiemica, shock settico e infezioni secondarie batteriche e fungine, scrive l’OMS.
Il virus responsabile del focolaio di influenza aviaria nell’allevamento russo circola anche in diversi Paesi europei, Italia compresa. È stato infatti identificato in diversi uccelli selvatici, soprattutto del Nord Est, ma alla fine di gennaio l’H5N8 è stato isolato in un allevamento familiare di Lugo, in provincia di Ravenna. Nello specifico, è stato individuato in due esemplari di gru coronata grigia (Balearica regulorum), deceduti a causa dell’infezione. Tutti e 12 gli uccelli ospitati nella struttura sono stati abbattuti e smaltiti, per evitare che il virus potesse diffondersi ad altri animali o fare il salto di specie (spillover) all’uomo, come poi verificatosi in Russia. Negli uccelli si tratta di un patogeno altamente aggressivo e letale, che ha provocato la morte di milioni di esemplari nei focolai registrati in passato.
Fino ad oggi si riteneva che il virus H5N8 avesse difficoltà a infettare anche l’uomo: “Lo studio del genoma ha confermato l’alta virulenza per il pollame, ma ha fortunatamente messo in evidenza che questo virus non possiede attualmente nessuna caratteristica che lo rende in grado di infettare facilmente l’uomo”, aveva affermato in un comunicato stampa l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). Ovviamente ciò non indicava affatto che il rischio fosse inesistente.
I virus, del resto, mutano di continuo, e compiono il salto di specie proprio quando sviluppano – casualmente – una mutazione che gli consente di invadere altri ospiti. La speranza è che il focolaio della nuova aviaria emersa nell’allevamento russo sia stato spento del tutto.