Sempre ieri, il primo caso è stato individuato negli Usa: si tratta di una persona già ricoverata per polmonite e che era da poco arrivata dalla città di Wuhan (11 milioni di abitanti), epicentro dell’epidemia.
E per quanto riguarda l’Europa? A oggi non si registra alcun caso e il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ritiene basso il rischio dell’arrivo del virus nel Vecchio Continente. Chiarisce comunque che tre aeroporti europei, ovvero Roma, Parigi e Londra, hanno connessioni aeree dirette con Wuhan, e che le imminenti celebrazioni del Capodanno cinese aumenteranno il volume di traffico da e per la Cina, quindi anche la probabilità di arrivo di possibili casi.
L’aeroporto di Fiumicino si è già attrezzato: prima dello sbarco dall’aereo, viene verificato via radio con il comandante del volo se durante il viaggio qualche passeggero abbia manifestato sintomi inerenti malattie respiratorie e in caso affermativo il passeggero verrebbe portato per accertamenti all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma. E poi sono stati allestiti diversi cartelli e totem informativi con consigli utili ai viaggiatori internazionali o di ritorno da Wuhan, tra i quali quello di vaccinarsi contro l’influenza almeno due settimane prima della partenza o di rimandare la partenza se non strettamente necessaria.
Negli Stati Uniti, già dal 17 gennaio, gli aeroporti di New York, San Francisco e Los Angeles hanno annunciato controlli speciali sui passeggeri che arrivano con voli diretti da Wuhan e anche gli aeroporti russi hanno intensificato lo screening. In Giappone il premier Shinzo Abe ha ordinato la quarantena per il controllo dei passeggeri provenienti dalle aree definite a rischio e ha confermato che finora in Giappone non si sono verificati casi di trasmissione da persona a persona.
L’ultimo bilancio in Cina è salito a sei morti e oltre 300 casi. «Ci sono volute solo due settimane per identificare il nuovo coronavirus», ha affermato Zhong Nanshan, pneumologo e responsabile di un gruppo di esperti della Commissione sanitaria nazionale cinese, osservando che con sistemi di monitoraggio e quarantena ben articolati, il Paese non subirà un impatto grave come 17 anni fa, con l’epidemia di Sars che uccise circa 800 persone.
Parole che non rassicurano i mercati: lo scoppio di un’epidemia simile alla Sars si sta trasformando in un grave rischio economico per la regione, ora che ci sono prove di trasmissione da uomo a uomo. Hong Kong, che ha sofferto gravemente durante l’epidemia di Sars, ha visto la Borsa scendere del 2,8%, il Nikkei ha perso lo 0,9% e le blue chip di Shanghai l’1,7%, con le compagnie aeree sotto pressione. Anche Wall Street ha virato in negativo dopo la notizia del primo contagio negli Usa. In Europa, i produttori di beni di lusso, grandi esportatori in Cina, sono stati quelli più penalizzati, nonostante l’Oms non abbia raccomandato restrizioni commerciali o di viaggio, che potrebbero però essere discusse proprio oggi.
In tutto il mondo la paura crescente per il virus ha già messo in moto l’ipotesi di una immunizzazione. L’Istituto nazionale per la salute Usa è già al lavoro per lo sviluppo di un vaccino contro il nuovo virus cinese. Ad annunciarlo è il direttore dell’Istituto americano per le malattie infettive Anthony Fauci, aggiungendo come ci siano ancora tante domande senza risposta sull’evoluzione del virus e dell’infezione: «È una situazione in evoluzione, che bisogna prendere molto seriamente ed è difficile prevedere dove andrà a finire».
In più anche se ora è chiaro che il coronavirus si trasmette da uomo a uomo, non si sa con che facilità, cioè se sia “un contagio continuo e ripetuto od occasionale”. Nemmeno si sa ancora quali e quanti tipi di animali possano trasmetterlo. Per Rino Rappuoli, tra i maggiori esperti internazionali di vaccini, «è teoricamente possibile già da adesso mettere a punto un vaccino contro il nuovo virus. La sequenza genetica è già nota e il vaccino potrebbe essere ottenuto in una settimana, ma bisogna considerare le autorizzazioni nazionali e internazionali».