Il nuovo rito previsto dalla riforma Fornero non ha velocizzato le cause né semplificato. Anzi, ora ogni tribunale si risolve i problemi come può
Il 18 luglio 2012 è entrato in vigore il nuovo rito del processo del lavoro introdotto con la riforma Fornero. Avrebbe dovuto accelerare e semplificare i processi relativi all’impugnazione del nuovo articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sul quale si è combattuta una battaglia politica durata molti mesi. Non sembra però che gli obiettivi siano stati raggiunti.
Velocizzazione non se n’è vista: anzi, nel frattempo, complice la crisi economica, il numero dei contenziosi pendenti è aumentato nella maggior parte dei tribunali. Semplificazione meno che meno. Perché, come documenta l’inchiesta pubblicata su questo numero di ItaliaOggi Sette, ci sono ancora diversi nodi interpretativi e i tribunali stanno procedendo in ordine sparso.
Succede quindi che a Bologna si è deciso che sarà lo stesso giudice che seguirà sia la prima fase del procedimento (che si apre di solito con l’impugnativa del licenziamento avanzata dal lavoratore) sia la seconda fase (l’appello contro la prima decisione sommaria, proposto di solito dal datore di lavoro).
A Napoli si è invece deciso che le due fasi non potranno mai essere gestite dallo stesso giudice. A Roma l’assegnazione è informatizzata, perciò potrà anche capitare che sia lo stesso giudice a seguire entrambe le fasi, ma normalmente non sarà così. E questo è solo un esempio delle difformità interpretative che l’applicazione della riforma Fornero sta incontrando.
I punti più delicati sembrano essere la facoltà o meno per chi presenta il primo ricorso di optare per il nuovo rito o per quello ordinario, la facoltà per il datore di lavoro di avvalersi del nuovo rito, la possibilità per il datore di lavoro di utilizzare il nuovo rito per domande diverse ma contestuali a quella sull’illegittimità del licenziamento.
Su questi e su molti altri temi, tribunale che vai, risposta che trovi. È vero che la norma è in vigore solo da poco più di tre mesi ma, di fronte a un simile bailame interpretativo, forse chi l’ha scritto dovrebbe cominciare a farsi un piccolo esame di coscienza. Chiedendosi, magari, se non fosse possibile essere più chiari e meno fumosi, su una materia, quella del processo del lavoro, che incide su una sfera dove la sensibilità delle persone è, soprattutto di questi tempi, esasperata.
ItaliaOggi Sette – 19 novembre 2012