Il sistema previdenziale privato si è messo al sicuro garantendo sostenibilità per i prossimi 50 anni. E questa è già un’ottima notizia. Ma in merito a quale sarà il «peso» delle pensioni che spetteranno a giovani professionisti, la prospettiva si fa molto meno rassicurante.
Questo è quanto emerge dalla ricerca condotta dal secondo rapporto Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) presentato oggi a Roma. Il Centro studi dell’Adepp si è concentrato su un arco di tempo (2005-2011) sufficiente a farci comprendere quale sia stato l’impatto della crisi sulle professioni ordinistiche e quindi, di conseguenza, sui conti delle casse previdenziali. Quello che emerge è un quadro profondamente diverso tra le casse create dal decreto 509/94 (commercialisti, avvocati, ingegneri, architetti, giornalisti, notai) e quelle nate col decreto 103/96 (psicologi, infermieri, biologi, geologi ecc.). Per quanto riguarda gli iscritti alle «casse 509», nel periodo tra 2005 e il 2011, vi è stata una diminuzione dello 0,4% in termini reali del reddito medio, invece per gli iscritti alla «casse 103» la flessione del reddito reale ha toccato quota 6,7%. Però un’idea più consistente di come sia cambiata la «geografia» delle nostre professioni la si acquisisce distinguendo l’andamento per aree di competenza. Così emerge che, nel solito periodo di riferimento tra il 2005 e il 2011, si registra una diminuzione del 4,9% del reddito medio reale dell’area delle professioni tecniche (geometri, periti industriali, ingegneri e architetti, solo per citarne alcuni), del 6,0% del reddito medio reale dell’area economica e sociale (consulenti del lavoro, commercialisti, giornalisti e ragionieri) e addirittura del 20,3% del reddito medio dell’area giuridica (quella composta da notai e avvocati). Invece il rapporto evidenzia un sorprendente aumento del reddito reale dell’area sanitaria (medici, psicologi, infermieri e veterinari) pari all’8,2%.
Tutti questi dati, che certificano una sofferenza abbastanza speculare a quella che patisce l’economia del paese, ci dicono però che il problema è soprattutto di prospettiva: in un sistema in cui i redditi calano, diventa complesso immaginare quale futuro previdenziale si potrà garantire a coloro che oggi hanno età più bassa, redditi più ridotti e pochi sostegni di welfare. Proprio questa è la sfida (ulteriore) a cui è chiamata l’Adepp in un momento in cui sembra presa tra mille fuochi: lo Stato che applica anche alle casse provate la spending review e chiede il versamento dei risparmi (il presidente Andrea Camporese ha già ribadito che ricorrerà alla Corte Costituzionale). E poi, come se non bastasse, c’è anche la proposta di attingere al patrimonio immobiliare delle casse private per far fronte all’emergenza immobiliare di Roma e Milano. Tanti i focolai accesi ed evitare l’incendio non sarà facile.
Isidoro Trovato – Corriere della Sera – 11 dicembre 2012