Il 30 giugno scatterà l’obbligo, previsto dal Dl 179/2012, di accettare pagamento con bancomat, oltre la soglia dei 30 euro, per artigiani, commercianti e professionisti. Obiettivo: ridurre l’uso del contante e consentire la tracciabilità dei pagamenti. Una lotta al “nero” che tutti condividono, ma che deve fare i conti con costi e con le difficoltà dell’adempimento.
Artigiani e commercianti
Aoggi è difficile sapere quanti hanno già installato il Pos per accettare i pagamenti con carta di debito. Secondo una stima fatta da Confartigianato – racconta il direttore delle politiche economiche, Bruno Panieri – le imprese artigiane che ancora non si sono adeguate sono due milioni e mezzo, forse tre. «Esistono difficoltà operative – spiega Panieri – perché non tutte le banche offrono questi strumenti; inoltre la presenza del costo a forfait rende questo mezzo di pagamento antieconomico quando si parla di piccoli importi».
Preoccupata dell’imminente entrata in vigore anche Cna : «È innegabile l’importanza della tracciabilità – afferma Mario Pagani, responsabile del dipartimento delle politiche industriali – ma non si può ignorare l’impatto in termini di costi sulle attività che hanno prodotti di basso valore. Servirebbero degli incentivi per favorire il passaggio anche culturale alla moneta elettronica; sarebbe anche opportuno alzare la soglia minima almeno a 50 euro per ammortizzare i costi».
Istanze che sono state avanzate da Rete Imprese, tra cui anche Casa-artigiani, con una lettera inviata il 16 maggio ai ministri Padoan (Economia) e Guidi (Sviluppo economico).
Per Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti il grosso handicap dell’obbligo del Pos è legato al costo di gestione: non solo le commissioni, ma anche l’onere di locazione della macchinetta e le spese di trasmissione. «Prendiamo, ad esempio, i tabaccai – spiega Bussoni – che hanno margini di guadagno molto bassi. Per un bollo di 300 euro il guadagno per l’esercente è di un euro, ma se il pagamento avviene con bancomat il costo che il tabaccaio deve sostenere è di 3 euro».
«Oggi il commerciante subisce il Pos – spiega Ernesto Ghidinelli, responsabile credito per Confcommercio – mentre potrebbe favorirne la diffusione se esistessero le condizioni adatte. La moneta elettronica offre infatti vantaggi sia in termini di efficienza che di sicurezza. La vera svolta – sostiene Ghidinelli – sarà renderla conveniente».
La legge non prevede una sanzione per chi non adempie, ma secondo Confartigianato le organizzazioni dei consumatori, potrebbero promuovere class action contro le categorie inadempienti per danno in sede civile.
Professionisti
Anche i professionisti sono preoccupati ma, a differenza di negozi e piccoli artigiani, non tutti hanno a che fare direttamente con i privati. C’è però una mobilitazione da parte di alcuni Consigli nazionali. In primis gli architetti, che vedono in quest’obbligo un regalo alle banche. Il ricorso presentato al Tar del Lazio è stato respinto, quindi si è deciso di rivolgersi al Garante della concorrenza e del mercato. Nell’attesa del Garante, il Consiglio, il 21 maggio, ha inviato agli iscritti un parere legale in cui viene “minimizzato” il rischio in caso di inadempienza.
Secondo il Consiglio nazionale forense, che ha diramato una circolare il 20 maggio, non esiste un obbligo giuridico, piuttosto si deve parlare di «onere».
Oggi dovrebbe arrivare anche una circolare della Fondazione studi dei consulenti del lavoro. «Pagare tramite Pos – spiega il presidente Rosario De Luca – è un’opportunità per i clienti, ma non un obbligo in senso stretto per i professionisti. Se il legislatore non ha previsto la sanzione per il mancato possesso del Pos è evidente che la lettura non può che essere questa».
Per i consulenti i guadagni che quest’obbligo porterà nelle casse delle banche arriveranno a un miliardo e trecento milioni.
Il Sole 24 Ore – 28 maggio 2014