Con una circolare dell’Unità di progetto regionale, indirizzata in data 25 marzo ai direttori dei Dipartimento di prevenzione, la Regione stabilisce che le aziende sanitarie potranno chiedere l’autorizzazione all’assunzione di personale a tempo determinato o contratti di collaborazione o di natura libero professionale per l’espletamento delle attività di profilassi obbligatorie. Attività necessarie per garantire il trasferimento degli animali verso malghe e alpeggi, il mantenimento della qualifica di regione ufficialmente indenne da Tbc, Brc e Lbe e la libera commercializzazione dei prodotti. Funzioni che, pur essendo ricorrenti, sono spesso contraddistinte da picchi di attività dovute alla stagionalità, come spiega la nota. La preoccupazione del Sivemp Veneto.
La circolare stabilisce che «le aziende sanitarie che non fossero in grado di far fronte con il personale dipendente già assunto a tempo indeterminato – recita la nota – potranno richiedere l’autorizzazione, nell’ambito dei piani trimestrali di assunzione, ad assumere personale a tempo determinato, eventualmente avvalendosi della possibilità di utilizzare anche graduatorie valide in altre aziende, oppure ad attivare contratti di collaborazione o ancora di natura libero-professionale».
Questi ultimi dovranno essere conferiti nel rispetto delle disposizioni contenute nell’articolo 7 comma 6 e 6bis del Dlgs 165/2001. «Tutte le tipologie contrattuali dovranno essere limitate al tempo strettamente necessario per concludere le attività in parola ed essere attivate, nel rispetto, per ciascuna azienda, degli obiettivi economici e dei tetti di spesa del personale, fissati con la Dgr 2864 del 2012».
«Si tratta di una decisione che va purtroppo a confermare gli indirizzi di altri gravi provvedimenti assunti dalla Regione negli ultimi mesi – osserva Roberto Poggiani, segretario regionale Sivemp – a partire da quel piano regionale Aujezsky, che di fatto delega agli operatori economici il ruolo di datori di lavoro dei veterinari liberi professionisti “accreditati” da cui dovrebbero essere controllati. Sembra proprio che la Regione scarichi sui già magri bilanci delle Asl, messi a dura prova dalle direttive di spending review, il costo delle profilassi “di Stato”».
E aggiunge: «Siamo perfettamente consapevoli che il direttore dell’Unità di progetto Giorgio Cester non è parte attiva in queste decisioni, ma piuttosto un esecutore di scelte dettate dalla crisi economica e dalla volontà politica dei decisori regionali. Colpisce però che la Regione, con provvedimenti estemporanei, continui a “ignorare” la cronica carenza degli organici dei servizi veterinari veneti, giunta ormai a livelli intollerabili. Senza rendersi conto che impoverire la veterinaria pubblica veneta e mettere in discussione la terzietà dei servizi veterinari delle Asl, finirà con l’avere pesanti ricadute sul mondo produttivo veneto, mettendone a rischio l’eccellenza»
A cura Ufficio stampa Sivemp Veneto – 27 marzo 2013 – riproduzione riservata