All’indomani della notizia della frode di Lend Lease oltreoceano (il ramo italiano della società ha costituito con Palladio Finanza la joint venture Finanza e Progetti che ha presentato l’unico studio di fattibilità sul nuovo ospedale di Padova) si fa sentire, tra i silenzi imbarazzati, Claudio Sinigaglia. «Presto una verifica sui requisiti morali». Il segretario della giunta regionale Caramel: decisivo chiarire la ragione sociale. Padrin: il project è un matrimonio lungo, i controlli devono essere molto accurati
Il consigliere regionale del Partito Democratico, vicepresidente della commissione Sanità, promette un approfondimento sulla questione: «Voglio capire se fare una verifica attraverso la commissione consiliare o se interrogare direttamente Zaia. Prima però devo studiare la documentazione» sostiene sollecitando, come già fatto a caldo da Leonadro Padrin, una maggior attenzione in casi come questo, in cui ballo ci sono molti soldi e lunghe collaborazioni.
Tutto nasce dalla notizia, veicolata da Legambiente, secondo cui Lend Lease, multinazionale leader nella costruzione di ospedali, nel 2012 ha ammesso una frode (sovrafatturazione in tre diversi appalti) negli Stati Uniti, accettando di pagare 56 milioni di dollari tra multe e restituzioni per evitare l’accusa penale. Ora, il ramo italiano della società ha costituito con Palladio Finanza la joint venture Finanza e Progetti che ha presentato l’unico studio di fattibilità sul nuovo ospedale di Padova, cosa che ha suscitato la reazione degli ambientalisti che pongono sul tavolo la necessità di trasparenza assoluta quando in ballo ci sono risorse pubbliche: «Nei prossimi giorni verificherò – insiste Sinigaglia – ma è evidente che, di fronte a queste situazioni, si pone una questione morale. Un fatto del genere impone maggiore attenzione e più controlli, ad esempio, sulla veridicità dei prezzi. Mi risulta che la Regione non abbia ancora fatto la dichiarazione di pubblica utilità e quindi il progetto non è ancora stato sposato fino in fondo – prosegue il consigliere Democratico – e questo potrebbe darci l’abbrivio per rimettere in discussione alcune cose».
Qualora la legge lasciasse sufficiente spazio di manovra, si potrebbe rivedere la trattativa: «Questo non significa necessariamente escludere Lend Lease dai lavori – garantisce – ma, ad esempio, si potrebbe ripartire dalla messa in gara di un progetto preliminare della Regione. E potrebbe partecipare anche la multinazionale in questione. Comunque vada, l’obiettivo è di ridurre il più possibile la fetta di finanziamento privato nell’ambito del project financing. L’ideale sarebbe arrivare al 25%».
«Presto una verifica sui requisiti morali». Il segretario della giunta regionale Caramel: decisivo chiarire la ragione sociale. Padrin: il project è un matrimonio lungo, i controlli devono essere molto accurati
Un fulmine a ciel sereno. Così la notizia della frode di Lend Lease oltreoceano si abbatte in Regione. Dopo lo sconcerto iniziale, a prendere in mano le redini per tentare di dirimere la questione è il segretario di Giunta, nonché avvocato Mario Caramel che, codici alla mano, prova a ipotizzare gli scenari possibili: «Innanzitutto bisogna verificare se la Lend Lease che ha costituito la joint venture con Palladio ha la stessa ragione sociale della holding – spiega Caramel – questo è un punto fondamentale. Dopodiché, in caso di violazioni importanti e accertate si valuta la permanenza dei requisiti morali». La questione, spiega, è puntualmente disciplinata dall’articolo 38 del Codice degli appalti alla lettera G: «In linea del tutto teorica – prosegue l’avvocato della Giunta regionale – potremmo essere chiamati a verificare la permanenza dei requisiti morali della società, avvalendoci in questo della consulenza dello studio legale Dla Piper di Milano, ereditato dall’amministrazione Galan per la gestione del vecchio project. In questo caso, infatti, entrerebbe in campo il diritto internazionale. Non dimentichiamo, però che la joint venture di cui Lend Lease fa parte, non ha vinto una gara d’appalto, siamo ancora in fase di proposta».
In caso di corrispondenza totale della ragione sociale tra la multinazionale e il ramo italiano attivo in Finanza e Progetti potrebbero esserci gli estremi per azzerare l’iter fin qui prodotto. «Se ci sono dei collegamenti anche solo parziali si rende comunque necessario aprire un procedimento di verifica in contraddittorio con l’azienda per avere dei chiarimenti ed eventualmente constatare la permanenza dei requisiti morali».
Sconcertato il presidente della commissione regionale Sanità: «Se un nostro capo progetto ha subito una condanna del genere è evidente che va fatta una verifica in più anche per dargli modo di spiegarsi e scagionarsi» commenta Leonardo Padrin «l’ammissione di un illecito è sempre una macchia e stupisce che nessuno si sia preoccupato di fare una verifica più accurata. Certo siamo ancora nella fase della proposta, ma ricordiamoci che il project financing è un matrimonio molto lungo, stiamo parlando di trent’anni, per cui è doveroso verificare il percorso dei concorrenti per conoscerne tutti gli aspetti amministrativi, prendendosi tutto il tempo necessario, senza alcuna fretta».
Il Mattino di Padova – 1-4 settembre 2013