E Italferr affianca Infrastrutture Lombarde alla guida. Il programma per mettere Expo in sicurezza è pronto. Lo ha definito, limando punto per punto, la presidenza del Consiglio lavorando con i tecnici dei ministeri delle Infrastrutture e della società che gestisce l’evento. La regia affidata ad Antonella Manzione, che il premier Renzi ha voluto come capo del suo dicastero degli Affari giuridici e amministrativi, ha risolto tre dei quattro punti che il commissario unico Giuseppe Sala aveva posto al premier, inserendo un capitolo Expo nel maxi decreto che verrà votato domani pomeriggio dal Consiglio dei ministri.
E dunque. La prima novità è il rapporto con Italferr, la società braccio operativo del gruppo Ferrovie dello Stato, che affiancherà l’attuale direzione dei lavori del cantiere del sito espositivo, fin qui in capo alla società regionale Infrastrutture Lombarde. Il rapporto con Italferr richiama a Marco Rettighieri, nominato direttore generale dei lavori di Expo dopo l’arresto del top manager Angelo Paris nell’ambito dell’inchiesta sulla mini-cupola che cercava di pilotare alcuni appalti dell’esposizione. Rettighieri, già al lavoro da un mese, era direttore generale operativo di Italferr e potrà utilizzare le competenze e gli uomini della società che aveva guidato con successo. Secondo punto: saranno elencate una serie di procedure cui Expo potrà ricorrere nel caso di contenziosi con le imprese impegnate nel sito. Il caso più urgente riguarda i rapporti con Maltauro, l’azienda vicentina che si è aggiudicata due appalti Expo ed è finita nel mirino dei pm milanesi: l’ex ad Enrico Maltauro è agli arresti con l’accusa di corruzione e associazione a delinquere. L’ipotesi su cui si lavora è creare una sorta di amministrazione controllata per la parte che riguarda gli appalti Expo, in modo che la società non si debba interfacciare con Maltauro. Infine, sarà definito il rapporto fra Anac ed Expo in modo da precisare, finalmente, la collaborazione con il magistrato Raffaele Cantone che ieri ribadiva: «Al momento, il nostro è un potere monco». Risolte le prime tre questioni, rimane senza risposta la possibilità, sollecitata da Expo, di affidare a Fiera spa l’incarico di occuparsi di tutti gli allestimenti dei padiglioni affidati alla società (non quelli dei Paesi). Per questo, si stanno cercando altre vie che esuleranno dal decreto.
Nel frattempo, non si smorza la polemica a distanza fra il governatore lombardo Roberto Maroni, che ha ventilato l’ipotesi di non arrivare in tempo con i lavori conclusi attaccando il governo per le inadempienze rispetto agli impegni presi e il premier Matteo Renzi che ieri da Shanghai ha accusato il governatore di essere stato «scorretto, perché non è vero che i lavori sono stati rallentati». Semmai, se problemi ci sono, «dipendono da Milano e non dal decreto», ha incalzato Renzi. Maroni non arretra: «Il mio non è allarmismo ma un allarme fondato».
Infine, ieri il commissario Sala era a Parigi per l’assemblea generale del Bureau International des Expositions, l’organismo che gestisce le esposizioni. Malgrado le notizie che arrivano da Milano, «i Paesi sono tranquilli e continuano a esserci aspettative molto alte rispetto all’Expo di Milano». Sala ha confermato che la definizione degli ultimi spazi disponibili e le assegnazioni avverranno entro giugno. Già 53 Paesi hanno firmato il contratto di partecipazione con il loro padiglione e la società, che sta seguendo i lavori di scavi e fondazioni delle prime 15 nazioni, ha pronto il cronoprogramma degli arrivi. A settembre ci saranno in cantiere più di 3.000 operai di nazioni diverse: una città nella città.
Elisabetta Soglio – Corriere della Sera – 12 giugno 2014