Bonus in busta paga pronto per quasi ottocentomila dipendenti pubblici. Lo annuncia il ministero dell’Economia che attraverso il Dipartimento dell’amministrazione generale (Dag) gestisce oltre 1,5 milioni di cedolini delle pubbliche amministrazioni. Il governo, dopo essersi adoperato per mettere i datori di lavoro privati in condizione di erogare il beneficio fiscale destinato ai dipendenti, non poteva non dare il buon esempio in casa propria. Con un impatto non insignificante sull’operazione complessiva, visto che si tratta di una maggiore retribuzione netta per 56,4 milioni di euro, su un totale di circa 825 relativi al mese di maggio. Su 785.976 lavoratori pubblici coinvolti, 618.523 avranno un bonus pieno di 80 euro netti, avendo un reddito fino a 24 mila euro e un’attività lavorativa estesa per tutto l’anno.
RIGA SEPARATA
La somma ha una particolare evidenza nel cedolino, dovuta proprio alla sua natura di credito d’imposta. Se lo strumento impiegato fosse stata la detrazione per lavoro dipendente, allora gli 80 euro sarebbero stati semplicemente sottratti dall’imposta. Invece, come risulta anche dal cedolino del Mef di cui ieri lo stesso presidente del Consiglio ha diffuso le immagini, la cifra occupa una riga a parte con la dicitura “Credito art. l DL 66/14”, nella sezione “Altri assegni”. Il ministero informa che «i cedolini saranno consultagli con le normali tempistiche, e comunque per tutti entro il 23 maggio». Il Dag da tempo si occupa dell’elaborazione e del pagamento dello stipendio dei dipendenti delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato (ministeri, Presidenza del Consiglio, agenzie, ecc.) e di 74 altre amministrazioni pubbliche (per lo più enti locali che hanno deciso di utilizzare i servizi del ministero. Restano fuori quindi più o meno un altro milione mezzo di dipendenti: le amministrazioni di cui fanno parte preferiscono svolgere lo stesso servizio in proprio. È un tema questo che si connette con l’azione di revisione della spesa: già lo scorso anno il precedente esecutivo aveva tentato di affidare al Mef anche i cedolini delle forze dell’ordine, ma la relativa norma era poi stata affondata in Parlamento.
Anche i datori di lavoro privati in questi giorni stanno organizzandosi per poter corrispondere ai propri dipendenti gli stipendi comprensivi di credito d’imposta. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, del decreto 66, lo scorso 24 aprile, l’Agenzia delle Entrate ha prodotto in pochi giorni la relativa circolare applicativa, che dovrebbe sciogliere i principali nodi anche se – come segnalato da associazioni di categoria quale alcuni punti restano non perfettamente chiari. Particolarmente complesse da gestire possono essere le situazioni di coloro la cui attività lavorativa non dura tutto l’anno: ad esempio che hanno perso il posto di lavoro prima della scadenza di maggio o al contrario che hanno iniziato il proprio rapporto di lavoro dopo quella data. L’Agenzia ha comunque previsto la possibilità che il bonus sia erogato nel mese di giugno, anziché a maggio, in caso di gravi difficoltà tecniche. Ci sono poi i lavoratori – tipicamente quelli domestici – che non avendo il sostituto d’imposta (le famiglie non svolgono questo ruolo) non possono incassare il bonus per questa via e dunque dovranno attendere la dichiarazioni dei redditi del prossimo anno.
Il CREDITO D’IMPOSTA
La scelta del credito d’imposta, permette di raggiungere anche i cosiddetti incapienti, perché si tratta di una somma comunque erogata in busta paga. Nonostante cio per ragioni di bilancio il governo ha scelto di lasciar fuori tutti coloro per i quali l’importo della detrazione azzera l’imposta: in caso di attività lavorativa che dura tutto l’anno e in assenza di carichi familiari questa condizione si verifica a partire da un reddito di 8.150 euro annui circa. Paradossalmente pero chi guadagna pochi euro in più e dunque paga un’imposta esigua, si vede comunque riconoscere l’intero bonus di 640 euro l’anno.
Il Messaggero – 10 maggio 2014