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Pronto soccorso, nuove linee guida: parte la rivoluzione veneta. «Angeli custodi», interpreti e wi-fi in sala d’attesa

Un primo risultato è stato raggiunto: dal 2009 al 2013 gli accessi sono diminuiti da 1.886.860 a 1.765.213. I Pronto soccorso del Veneto (46, più 10 punti di primo intervento) hanno «perso» 121.647 codici bianchi e verdi, ovvero ingressi impropri. Non un’enormità, soprattutto perchè insieme continuano a rappresentare l’82% dei fruitori di un servizio che eroga in totale 13,6 milioni di prestazioni all’anno, ma pur sempre un inizio.

E, secondo la Regione, il motivo «non è l’introduzione del ticket di 25 euro per i codici bianchi, ma una migliore assistenza territoriale». Teoria che fila per tutte le province tranne per Belluno (primo in classifica con 568 accessi), dove però insiste la specificità della montagna e relativo surplus di lavoro derivante dal turismo, e Verona. Pur inseriti nel territorio più ricco di strutture intermedie, ospedali riconvertiti e poliambulatori, i poli di emergenza di Bussolengo, Legnago e del capoluogo mantengono numeri record, rispettivamente con 521, 448 e 421 utenti.

La parola d’ordine del governatore Luca Zaia è migliorare, anche attraverso la riorganizzazione dell’accoglienza, affidata soprattutto a «una squadra di angeli delle sale d’aspetto». «Voglio che persone formate, predisposte ai rapporti sociali ed educate, passino di poltrona in poltrona ascoltando le esigenze di chi aspetta la visita, dando informazioni, spiegando — spiega il presidente del Veneto —. Troppe volte mi sento dire: sono rimasto ore al Pronto soccorso senza che nessuno mi dicesse cosa stesse succedendo al di là del muro. Mi piacerebbe che questa mansione fosse svolta da studenti di Medicina, che le Usl pagheranno, ma anche i volontari sono bene accetti, naturalmente. Siamo forti nelle cure, un po’ meno nell’accoglienza». Ecco allora che, dopo il buon esito della sperimentazione ambientata nelle Usl 4 di Thiene, 5 di Arzignano e 9 di Treviso, le altre 21 aziende sanitarie venete avranno 90 giorni di tempo, a partire dalla presentazione in giunta della delibera a tema prevista martedì, per predisporre il piano di gestione delle attese in Pronto soccorso, comprensivo di altre misure. Ovvero la riduzione dei tempi stessi e la creazione di un ambiente più sereno, con segnaletiche adeguate e anche in inglese, cura degli spazi, dell’illuminazione e dei colori, presenza di prese elettriche per ricaricare telefonini e Ipad, rete Wi-fi, distributori automatici d’acqua, opuscoli informativi e monitor che illustrino l’attività in corso. Previsti pure la rivalutazione delle persone in attesa, il colloquio finale con il medico prima delle dimissioni, interpreti e mediatori culturali. Top secret solo il budget destinato all’operazione. «Rientra nella copertura garantita dalla Regione alla Sanità — dichiara Zaia — a me interessa non far sentire abbandonate le persone che si rivolgono ai nostri punti di emergenza. Faremo compilare loro schede per capire il grado di soddisfazione in relazione all’assistenza ricevuta, intesa anche come accoglienza. Dopodichè lo stesso modello passerà in reparto».

«L’umanizzazione del Pronto soccorso è il traguardo più importante — aggiunge l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. È un tema che seguiamo da anni, con un’evoluzione che ci consentirà di migliorare l’accoglienza e la gestione delle sale d’attesa. E di arrivare ad alleggerire la pressione sui poli di emergenza, attraverso il potenziamento della rete territoriale con la partenza degli ambulatori h24».

Corriere del Veneto – 1 febbraio 2014

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