Audizione lunedì 14 ottobre del direttore generale per l’igiene, la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute italiano, Silvio Borrello, al public hearing organizzato dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo. In esame la proposta di regolamento per la riforma dei controlli ufficiali presentata dal commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori, Tonio Borg. Il rappresentante italiano ha auspicato un “ripensamento” visto che le nuove disposizioni “non appaiono efficacemente risolutive”. E che anzi “potrebbero mettere a rischio la sostenibilità dell’intero sistema, oltre ad incrementare la disarmonica attuazione dei controlli ufficiali”.
Sul fronte della sicurezza alimentare, ha aggiunto Borrello, “i controlli devono essere armonizzati a livello dell’Unione europea perché non è possibile prevedere che ciascun Stato membro stabilisca il proprio livello di rischio per quanto riguarda le produzione, gli stabilimenti e altro”. A margine dell’audizione Borrello ha spiegato “che si deve avere anche una standardizzazione dei costi dei controlli magari legata a dei parametri – ad esempio il costo della vita – in maniera tale che comunque ci siano delle tariffe minime uguali a livello comunitario. Non ci piace quindi – ha spiegato – che la Commissione europea abbia lasciato agli stati membri la possibilità di decidere i costi dei controlli”.
Su un altro tema importante, ossia l’esonero del pagamento delle tariffe per le microimprese, Borrello ritiene che “la previsione possa essere critica per i Paesi come l’Italia in cui il 93% delle imprese che operano nella filiera agroalimentare sono classificabile come microimprese”. E spiega: “la conseguente diminuzione di risorse non potrebbe infatti essere compensata dall’estensione delle tariffe obbligatorie a ulteriori settori, né con interventi di finanza pubblica”. L’Italia é favorevole ad uno scaglionamento dell’ammontare contributo in base alla reale capacità produttiva dell’impresa.
Public Hearing on “Official controls along the food chain” “Financing of official controls: streamlining the fees system”.
Il testo dell’intervento del dottor Silvio Borrello – Ministero della salute – Direzione generale per l’igiene la sicurezza degli alimenti e la nutrizione – Italia.
Egregi Membri del Parlamento,
Vi sono grato per avermi dato l’opportunità di rappresentare il punto di vista dell’autorità competente italiana su un tema così importante quale quello del finanziamento dei controlli ufficiali lungo la filiera agro-alimentare.
Colgo questa occasione per ribadire l’apprezzamento alla Commissione europea per lo sforzo regolatorio compiuto con la proposta di regolamento 265(2013)COM, che si prefigge di razionalizzare e semplificare il quadro normativo dei controlli ufficiali.
Ritengo che un valido sistema di finanziamento sia condizione indispensabile per assicurare controlli efficaci a garanzia di un livello uniforme di tutela della salute umana, animale e vegetale e a vantaggio degli operatori economici dell’Unione europea.
Lo “studio sulle tasse riscosse dagli Stati membri per coprire i costi generati dai controlli ufficiali”del 2009, promosso dalla Commissione europea, allo scopo di verificare l’effettiva compensazione tra tariffe e costi dei controlli ufficiali, ha evidenziato che l’obiettivo generale di garantire risorse finanziarie adeguate, con l’assetto normativo attuale non viene conseguito in tutti gli Stati della UE, con ripercussioni sull’effettuazione dei controlli.
Le nuove disposizioni non appaiono, però, efficacemente risolutive delle criticità evidenziate e anzi potrebbero mettere a rischio la sostenibilità dell’intero sistema, oltre ad incrementare la disarmonica attuazione dei controlli ufficiali.
Vorrei premettere una considerazione di ordine generale.
Il principio di fondo che i costi effettivi delle attività di controllo debbano essere sostenuti solo dagli operatori sulla base dei fattori di rischio connessi alle attività, in realtà non può non tener conto del fatto che si sta parlando di controlli di tipo sanitario.
Tali controlli,infatti, sono resi, sia nell’interesse del privato, operatore del settore alimentare che grazie all’attività di controllo e certificazione pubblica può immettere sul mercato i propri prodotti, sia nell’interesse della collettività in quanto finalizzati alla tutela della salute pubblica, sanità animale e rispetto dell’ambiente.
Il costo del controllo dovrebbe essere ripartito tra i soggetti privati e la parte pubblica, in funzione delle ragioni e finalità dello stesso.
Per la copertura finanziaria delle attività di controllo ai fini della tutela della salute pubblica, gli Stati membri dovrebbero essere tenuti a contribuire almeno in quota parte, attraverso forme di fiscalità generale, lasciando a completo carico degli operatori i costi dei controlli svolti nell’ “interesse dei privati”. Così si riuscirebbe a superare l’ostacolo della copertura totale dei costi da parte dei privati e senza esonerare talune attività o categorie d’imprese.
A mio avviso, per superare i limiti dell’attuale sistema di finanziamento, in via preliminare è essenziale che a livello europeo si individuino standard uniformi di controlli ufficiali e sia definita la frequenza minima per tutte le attività sottoposte a controllo, sulla base di una categorizzazione del rischio armonizzata.
La proposta di regolamento prevede che la Commissione proceda con successivi atti delegati alla definizione della frequenza minima dei controlli ufficiali, ma non è indicato un termine per l’esercizio della delega e, comunque, tale previsione riguarda solo determinate merci o attività, con l’esclusione dell’intera area degli alimenti di origine vegetale.
Ritengo, invece, che su tali aspetti sia necessario il confronto e la condivisione a livello di Consiglio e Parlamento europeo.
Con riferimento alle tariffe obbligatorie per la copertura dei costi effettivi del servizio, la proposta di regolamento non prevede più la definizione di importi minimi uniformi.
Ciò rappresenta un passo indietro rispetto all’armonizzazione del sistema; crea un pericoloso fattore di disparità tra gli operatori europei sia sul mercato interno, che per l’import e l’export.
Si dispone, infatti, che le tariffe obbligatorie siano stabilite forfetariamente sulla base dei costi sostenuti dalle autorità competenti in un determinato arco di tempo e che siano applicate a tutti gli operatori, indipendentemente dal fatto che, nel periodo di riferimento, siano eseguiti o meno controlli sul singolo operatore soggetto alla tariffa.
La definizione del livello delle tariffe obbligatorie è, tuttavia, lasciata alle valutazioni delle singole autorità competenti.
Vorrei evidenziare, poi, che la mancata definizione di importi minimi delle tariffe obbligatorie potrebbe non consentire agli Stati membri di disporre costantemente di un ammontare di risorse certe, con conseguenti ripercussioni sull’organizzazione delle autorità competenti e anche sulla programmazione delle attività di controllo.
Su questo punto si propone di reintrodurre gli importi minimi armonizzati delle tariffe obbligatorie, eventualmente modulabili, nei diversi Stati Membri, secondo i parametri economico–sociali ritenuti più opportuni a raggiungere l’obiettivo di parità di trattamento per gli operatori.
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione un’ultima riflessione relativa all’esonero dal pagamento delle tariffe, introdotto per le microimprese.
Ritengo che tale previsione possa essere critica per i Paesi come l’Italia, in cui il 93% dell’imprese operanti nella filiera agro-alimentare sono classificabili come microimprese.
La conseguente diminuzione di risorse non potrebbe, infatti, essere compensata dall’ estensione delle tariffe obbligatorie a ulteriori settori.
Inoltre, temo fortemente che l’esenzione totale per le micro-imprese possa ingenerare un meccanismo di auto contenimento dello sviluppo delle attività economiche, scoraggiandone l’espansione per non dover sostenere i costi dei controlli.
Siamo decisamente favorevoli a misure che avvantaggino le piccole realtà produttive, ma riteniamo più opportuno e più equo prevedere uno scaglionamento dell’ammontare del contributo in base alla reale capacità produttiva dell’impresa.
L’Italia nella definizione delle tariffe attualmente in vigore ha adottato questo principio.
Tutte le argomentazioni fin qui prodotte valgono, a maggior ragione, per il finanziamento delle attività di controllo condotte su animali vivi, alimenti e altre merci importate.
In un sistema in cui una merce in ingresso può essere controllata in uno qualsiasi dei Posti di Controllo Frontaliero ed essere destinata ad uno qualsiasi dei 28 Stati membri, è ancora più essenziale prevedere procedure armonizzate e tariffe fissate secondo livelli minimi o, perlomeno, con un range di riferimento comune.
Tali livelli, per esempio, potrebbero essere stabiliti in termini percentuali in connessione con le tariffe doganali applicate dall’UE.
Come l’Unione doganale è diventata elemento basilare del mercato comune attraverso l’eliminazione di tutti i dazi doganali e l’introduzione di una tariffa doganale comune (TDC), così le tariffe riscosse per i controlli sanitari non possono prescindere da un approccio predeterminato dal livello europeo.
Inoltre, una disarmonizzazione delle tariffe nei controlli sanitari all’import, incidendo sui traffici commerciali, rischia di vanificare la strategia comune sulla biosicurezza alle frontiere che è stata inserita come argomento di primo piano nel programma presentato dalla Commissione europea al Consiglio e al Parlamento nel 2007.
In conclusione, auspico un ripensamento su alcune impostazioni del sistema di finanziamento dei controlli ufficiali, così come attualmente delineato nella proposta di Regolamento 265(2013)COM, per scongiurare tutti gli eventuali effetti negativi rappresentati.
Stimati Membri del Parlamento,
Vi ringrazio per l’attenzione che mi avete dedicato
E’ stato per me un vero onore poter intervenire in questo alto Consesso.
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Scarica L’intervento di Silvio Borrello
Scarica la Relazione della Commissione sul funzionamento generale dei controlli negli Stati membri
16 ottobre 2013