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Protezione civile, manca il piano del Veneto Bottacin: «Attendiamo l’ok delle Province». Curcio preme sulle Regioni ritardatarie. Il caso di Stival e l’incarico a Longarone

Che fine ha fatto il piano «anti catastrofi» del Veneto, quello che dovrebbe metterci al riparo dalle alluvioni, dai terremoti, dai tornado o perlomeno limitare i danni quando questi si verificano? A chiederselo è il Dipartimento nazionale di protezione civile che attende (anche) dalla nostra Regione tutti gli incartamenti così da poter completare il piano nazionale di prevenzione e previsione dei rischi.

«Stiamo insistendo con le Regioni sui piani del territorio che dovranno andare a completare il programma nazionale – ha spiegato il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, al Corriere -. A oggi solo Calabria e Umbria l’hanno consegnato, poi stiamo lavorando con Valle d’Aosta, Piemonte, Friuli e Lombardia». E il Veneto? Non pervenuto e Curcio incalza: «Ogni regione deve fare la sua parte» perché «non si possono fare da Roma i piani di evacuazione o accoglienza, solo il territorio sa mezzi e strumenti su cui contare». Omogeneizzare, coordinare: questo è lo sforzo maggiore del Dipartimento nazionale, alle prese con un quadro frastagliato di regole, protocolli, piani d’intervento (quando ci sono). Lo stesso Curcio celebra come un grande risultato l’essere riusciti ad introdurre dei codici colore uguali per tutti da impiegare in caso di rischio meteo-idro, «un sistema di allerta dal giallo al rosso per tutte le Regioni». Prima, evidentemente, c’erano le cinquanta sfumature.

L’assessore di reparto, Gianpaolo Bottacin, non nega i ritardi ma spiega: «I piani di protezione civile si costruiscono per gradi: prima il comunale, poi il provinciale, poi il regionale e infine il nazionale, e ciascuno fa sintesi dei precedenti. È chiaro che i ritardi si accumulano livello dopo livello e non possono essere imputati solo all’ultimo ente. Noi, ad esempio, stiamo ancora attendendo che alcune Province diano il loro via libera. Contiamo di completare l’iter prima dell’estate, per giugno». Ciò che sorprende Bottacin è invece il fatto che il Veneto non sia citato tra le Regioni che stanno collaborando con Palazzo Chigi: «L’interlocuzione è continua e sono costantemente informati».

Chiuse le consultazioni, a giorni sarà depositata in giunta anche la nuova legge di settore (le norme attuali risalgono al 1984): «Ho sentito il Comitato regionale di protezione civile ma anche i rappresentanti del volontariato, che avranno un ruolo fondamentale, e quelli istituzionali, in primis prefetture e vigili del fuoco – racconta al riguardo Bottacin – una grande novità che si accompagna, per l’appunto, a un ragionato e rinnovato piano territoriale, integrato con la pianificazione territoriale ed urbanistica». Fonti vicine all’assessore fanno sapere che in questi mesi sono stati necessari sforzi notevoli anche per mettere un po’ d’ordine all’interno del sistema veneto di protezione civile, dove nella scorsa legislatura si erano andate accumulando tensioni e incomprensioni. Con una curiosità: per motivi da chiarire, l’ex assessore Daniele Stival è rimasto formalmente alla guida del centro regionale di Longarone anche dopo le elezioni dello scorso anno, nonostante avesse perso l’incarico. Una circostanza che, una volta scoperta, ha costretto gli uffici di Bottacin, su ordine del presidente Zaia, a passare al setaccio tutti gli atti usciti dal centro dal 15 giugno al 31 dicembre, d’intesa con l’Avvocatura regionale, per verificare se questi dovessero essere ratificati o revocati. Non sarebbero emerse storture ma, raccontano da Palazzo Balbi, «è stata pure quella una gran perdita di tempo».

Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 7 aprile 2016 

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