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Piano sanitario, parte la discussione. Emendamenti: spunta pacchetto gestito da capigruppo maggioranza

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Il Piano socio sanitario arriva alle battute finali. Il documento che modificherà la sanità nel Veneto (almeno negli intenti) deve ancora percorrere l’ultimo miglio, o meglio 25 ore, che lo separano dalla sua approvazione. Ma di scogli ce ne sono anche in questo ultimo passaggio in aula. Stamattina alle 12.30 scade il tempo utile per presentare emendamenti e il quadro è abbastanza completo. Il Pdl “blinda” il Piano socio sanitario: nessun emendamento “collettivo” e raccomandazione di nessuna fuga in avanti individuale. E neppure la Lega pare intenzionata a mettere altra carne al fuoco. Un pacchetto di emendamenti in casa della maggioranza però c’è e neppure di poco peso

E riguarda le modalità di nomina del segretario generale (giunta e non consiglio), sul parere vincolante della V. Commissione alle schede e sui finanziamenti per gli investimenti in sanità.

Emendamenti che i capigruppo della maggioranza intendono tentare di gestire in prima persona, passando eventualmente la palla alla Giunta qualora in dibattito si facesse difficile. La parola d’ordine nella maggioranza è comunque quella di portare a casa un risultato positivo per consentire di dare successivamente vita alle schede. La sanità ha bisogno di “benzina” per poter ripartire.

E’ solo questo il grande scoglio che lancia un po’ di suspence sulle ultime battute di un documento che sta impegnando da mesi la sanità veneta. Oggi quindi scade il tempo massimo per la presentazione degli emendamenti, poi domani il via al dibattito. Relatore il presidente della V. Commissione Leonardo Padrin, controrelatore il consigliere del Pd (e vicepresidente della V. Commissione) Claudio Sinigaglia.

Ad oggi sul tavolo di emendamenti, oltre a quelli della maggioranza, ce ne oltre duecento: quasi un centinaio il Pd, che ha subordinato il suo voto positivo al documento ponendo alcune pregiudiziali di peso su territorio e sociale; 44 ad oggi l’Idv, che punta sulle liste d’attesa e sulla creazione di una sorta di 118 dei “Cup, Centri unici di prenotazione” e una una trentina l’Udc, preoccupato di sostenere il sistema sociale. Questo in sintesi il canovaccio di un dibattito che dovrà consumarsi tassativamente nelle 25 ore e non un minuto di più, sempre che non si decisa di porre un limite agli emendamenti.

Si prevedono quindi almeno tre giornate di lavoro d’aula e il voto finale non prima di venerdì 15.

Il Gazzettino – 12 giugno 2012

Venezia – 11 giugno 2012 – Scadono domani alle 12.30 i termini per depositare gli emendamenti al piano sociosanitario 2012-2016, la legge di programmazione della sanità veneta che impegnerà l’aula di palazzo Ferro-Fini per l’intera settimana. Il Consiglio regionale del Veneto è infatti convocato da domani 12 giugno (ore 14.30) a giovedì 14, con possibile prosecuzione anche nella giornata di venerdì 15. I lavori di domani pomeriggio saranno dedicati a interrogazioni e interpellanze, la riforma dell’Agenzia sociosanitaria regionale e la discussione di alcune mozioni già in calendario. Nel frattempo gli uffici del Consiglio e i gruppi consiliari provvederanno a ordinare e organizzare gli emendamenti al piano sociosanitario, che si preannunciano numerosi. Da mercoledì 13 la discussione entra nel vivo

Da mercoledì 13, con le relazioni iniziali del presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin (Pdl) e del vicepresidente Claudio Sinigaglia (Pd), l’aula di palazzo Ferro-Fini entra nel vivo della discussione della nuova legge di programmazione della sanità veneta, a partire dalle ore 10.30. Il tempo complessivo di discussione del provvedimento e dei relativi emendamenti concordato da Presidente e capigruppo è di 25 ore. Si prevedono quindi almeno tre giornate di lavoro d’aula e il voto finale non prima di venerdì 15. Come al solito è possibile seguire il dibattito consiliare e il voto in diretta online, collegandosi con il sito del Consiglio (www.consiglioveneto.it). Leggi la posizione di Fvm Veneto. Leggi anche “Piano travolto dagli emendamenti”

L’assedio delle lobby alla sanità veneta

Un budget annuo di 8 miliardi e mezzo, un valore occupazionale pari a 60 mila unità: la sanità pubblica costituisce il maggior business del Veneto e da qui al 2016 è destinata a mutare sensibilmente la sua fisionomia. Lo prevede il Piano quadriennale che domani approda in consiglio regionale: una discussione che si annuncia animata e non priva di ostacoli per l’amministrazione di Luca Zaia, perché al prevedibile scontro politico si accompagnerà l’azione delle lobby, decise a salvaguardare posizioni di profitto e di potere. Medicina privata e industria farmaceutica, imprese di servizio e cliniche convenzionate: l’offensiva di persuasione è già in atto e si traduce in contatti, telefonate mail (a volte discrete, spesso tambureggianti) dirette a “sensibilizzare” i consiglieri di palazzo Ferro-Fini in vista del voto finale. «Le risorse in ballo sono enormi», commenta il capogruppo del Pd Laura Puppato «e le pressioni si intensificano. Da parte nostra siamo disponibili ad ascoltare ogni soggetto portatore di esigenze legittime ma è nostro dovere mantenere la schiena diritta e giungere a una sintesi che privilegi la salute pubblica e l’interesse generale». Più drastica, in campo democratico, la valutazione di Franco Bonfante: «I lobbisti hanno già vinto, basta leggere tra le righe del Piano per rendersene conto», afferma il consigliere «il tetto di spesa per la medicina privata ha subìto qualche limatura appena, a fronte dei tagli feroci ai posti letto pubblici. Tanti bei discorsi e poi deroghe, omissioni, contraddizioni che tutelano gli interessi particolari consolidati. Quanto alle lobby, io ho presentato un progetto di legge per disciplinarne l’attività: non c’è nulla di male nei contatti tra privati e amministratori, purché avvengano alla luce del sole. È una riforma a costo zero, però si è arenata in commissione… ». Il consigliere veronese è stato protagonista di molte battaglie nella roccaforte di Flavio Tosi, dove spicca vistosa la presenza dell’ospedale privato di Negrar: «Nessuna preclusione ma se dev’essere mercato, lo sia fino in fondo. Il privato si assuma le sue responsabilità e non si limiti a svolgere le attività più redditizie ma garantisca un ventaglio completo di prestazioni. Onori e oneri, altrimenti è una concorrenza protetta». «Ma serve davvero questo Piano?», chiede polemicamente Gennaro Marotta, capogruppo dell’Idv «l’impressione è che tutti gli interessi coinvolti faranno quadrato, magari trasversalmente secondo logiche di territorio, così da impedire reali cambiamenti. Meglio sarebbe rinunciare a improbabili disegni faraonici e aggredire le criticità reali, che in Veneto si chiamano liste d’attesa, con tempi ancora insopportabilmente lunghi, e sprechi che divorano il 17% della spesa corrente». A sfidare la maggioranza sul terreno del rigore è Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra), fautore di una proposta radicale riguardante le Usl: «E’ assurdo mantenerne 21, con tutto ciò che comporta in termini di apparati burocratici e dirigenti superpagati. I cittadini hanno bisogno di prestazioni e cure adeguate, non di scartoffie e timbri. Io chiederò al consiglio di ridurre il numero delle Usl a una per provincia, con eccezioni limitate alle zone disagiate. Dieci al massimo, insomma. I risparmi derivanti potrebbero finanziare la ripresa degli investimenti di cui la nostra sanità ha assoluto bisogno dopo il blocco di spesa imposto per riportare i conti in attivo».

Al centro della riforma c’è la riduzione dei posti letto ospedalieri

Meno posti letto per i malati acuti in ospedale e più posti letto “territoriali”; un direttore generale unico per la sanità e il sociale della Regione; un direttore dei servizi socio-sanitari del territorio; e la pubblicazione del bilancio, da parte delle strutture che ricevono fondi pubblici, per la quota che riguarda i finanziamenti pubblici. Sono alcune delle novità contenute nel Piano socio-sanitario 2012-2016 del Veneto, approvato (a distanza di sedici anni dal precedente) prima dalla giunta regionale e poi dalla commissione sanità dopo circa 8 mesi di dibattito con i sì di Pdl e Lega, l’astensione di Pd, Udc e Idv ed il voto contrario di Sinistra e Verso Nord. Un consenso che sembra destinato a restringersi perché ora il centrosinistra è orientato a trasformare il “nì” iniziale in una bocciatura, ritenendo inadeguate le garanzie fornite in materia di tutela del welfare. Relatore di maggioranza in aula sarà Leonardo Padrin, il presidente della commissione sanità: «Un cardine della riforma», sottolinea l’esponente pidiellino «è la suddivisione netta tra territorio e ospedale. Infatti, saranno ospedalieri i servizi che non si possono erogare a livello territoriale. Per quanto riguarda i posti letto ospedalieri, rientriamo già nei parametri stabiliti dal Patto della Salute, perché siamo sotto i 4 posti letto per 1000 abitanti. Ne abbiamo 0,5 per 1000 abitanti per la riabilitazione e 0,7 per il territorio. L’idea è di ridurre a 3 per 1000 abitanti i posti letto per acuti e aumentare quelli territoriali a 1,5 per 1000 abitanti, tra hospice, ospedali di comunità e strutture intermedie, cui saranno destinati i malati acuti che escono dall’ospedale ma non ancora in condizione di tornare a casa e i malati cronici». Il consiglio regionale dedicherà tre sedute all’esame e all’approvazione del Piano, da domani a giovedì, con possibilità di slittamento a venerdì. Tra gli emendamenti annunciati c’è anche quello dell’assessore Luca Coletto.

Dal Mattino di Padova – 11 giugno 2012

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