Una decina di decreti subito per chiudere poi tutta la partita entro agosto. Con il prossimo Consiglio dei ministri – previsto per il 15 gennaio – la riforma della pubblica amministrazione del governo Renzi entra nel vivo. Quel giorno sarà varato il primo blocco di decreti attuativi (previsti in realtà per i primi di dicembre, ma rinviati – ha ammesso il premier – «non per colpa del ministro Madia»).
Nel pacchetto dovrebbe esserci, tra altro, il piano di digitalizzazione della p.a, la nuova Conferenza dei servizi, la riforma delle Camere di Commercio, la riorganizzazione dei servizi locali, il passaggio del Corpo Forestale ai Carabinieri e il riassetto delle società partecipate.
E proprio quest’ultima una delle riforme più attese. Obiettivo del decreto attuativo è di ridurre in tre anni le società partecipate dalla pubblica amministrazione dalle attuali 8 mila a mille. Non tanto per recuperare risorse da lasciare nelle casse dei comuni, quanto per migliorare i servizi, assicura Renzi. La bozza che entrerà in Consiglio prevede anche la possibilità che le aziende partecipate, come quelle private, possano fallire. Ipotesi, questa, quasi sempre scartata per evitare una interruzione nei servizi pubblici. Ci dovrebbe essere anche una stretta sui manager: una norma ad hoc fisserà i nuovi margini proporzionali alla qualifica e alla impresa guidata.
Per quanto riguarda le Camere di Commercio, al di là di una revisione della governance, si dovrà passare dalle attuali 105 ad un massimo di 60 strutture, tetto da raggiungere attraverso fusioni fra quelle con meno di 75 mila imprese iscritte (processo già avviato in una dozzina di Camere).
Il provvedimento che avrà maggiore impatto sulla vita dei cittadini sarà però quello che prevede la digitalizzazione della p.a. Ogni cittadino avrà un proprio domicilio digitale, una sorta di «mail» con la quale comunicare direttamente con la pubblica amministrazione. Non sarà più obbligato a conservare documenti informatici già in possesso dello Stato e – soprattutto – potrà effettuare piccoli pagamenti alle amministrazioni utilizzando le prepagate telefoniche. Dovrebbero essere previste anche sanzioni per i dirigenti pubblici che ostacolano tali processi di digitalizzazione.
Per le aziende, invece, il decreto di maggiore impatto sarà quello che impone una radicale riforma delle Conferenze di servizi, necessarie per avviare attività od ottenere autorizzazioni. Il decreto attuativo che dovrebbe essere varato a metà gennaio elimina la necessità di riunioni fisiche, previste solo nei casi più complessi. In tutti gli altri, i soggetti pubblici coinvolti potranno scambiarsi i documenti via mail e dopo 60 giorni scatterà il silenzio- assenso. Meno definito invece il quadro di riordino dei servizi pubblici locali, dove sarebbe ancora in discussione la possibilità di affidare anche a privati lo smaltimento dei rifiuti, ponendo così fine al monopolio delle municipalizzate locali. Nel pacchetto di metà mese potrebbe poi trovare posto anche un provvedimento taglia-enti, destinato ad eliminare o accorpare piccole strutture in deficit cronico e non realmente operative. Si tratterebbe di sfoltire doppioni o miro-realtà,attorno alle quali gira ,comunque sia, un bacino di 11 mila dipendenti. Il pacchetto Madia non prevede per il momento la riorganizzazione del pubblico impiego: sarà l’ultimo dei decreti attuativi.
Repubblica – 3 gennaio 2016