Pronti al confronto, ma andiamo avanti. Il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, fa scattare di nuovo il braccio di forza a distanza con i sindacati: bisogna tagliare le spese, ridurre gli organici e individuare un meccanismo condiviso per licenziamenti disciplinari nell’apparato pubblico. Nessuna scorciatoia o diktat, ma la conferma di un percorso che il governo ha già tracciato. Come dire, tutto deciso o quasi. Sulla norma dei licenziamenti di tipo disciplinare, lì sì, l’esecutivo è disponibile a studiare un intervento specifico per regolare le uscite. Nei casi, invece, di provvedimenti di espulsione per giustificato motivo o discriminatori è già tutto scritto e non c’è alcunché da discutere.
Il titolare della Funzione Pubblica spiega chiaramente, in un’intervista alla Adnkronos, il sistema dei licenziamenti: «Nel pubblico per il giustificato motivo c’è una norma ad hoc, con esuberi e mobilità e non serve un intervento specifico; sul discriminatorio non c’è diversità tra pubblico e privato anche dopo la riforma Fornero; sul disciplinare c’è una differenza e nel pubblico si impone una riflessione perché l’indennizzo al posto del reintegro graverebbe sui cittadini e potrebbe deresponsabilizzare il dirigente. Per questo è necessario individuare un meccanismo di adattamento al pubblico che sia congruo. E’ l’unico che potrà richiedere un intervento ad hoc, dopo una riflessione collegiale nel governo». Insomma, in due casi su tre le regole già ci sono e non saranno cambiate. Solo in un caso (quello, appunto, dei licenziamenti per motivi disciplinari) si potrà e si dovrà discutere all’interno del governo prima e magari con i sindacati in seconda battuta.
Fatto è che le organizzazioni sindacali non si ritrovano nel Patroni Griffi pensiero tanto è vero che sono pronte a riaccendere la miccia sulla questione dei tagli alle spese e agli organici e sui cosiddetti licenziamenti facili. «Anche questo governo – dice Michele Gentile, responsabile del dipartimento Settori Pubblici della Cgil – rischia di diventare il governo dei licenziamenti in quanto è difficile gestire l’insieme delle misure di spending review. L’accordo di maggio firmato con il ministro non solo non è diventato legge, ma evidentemente Fornero ha prevalso sul responsabile della Funzione Pubblica. Quando si parla di licenziamenti disciplinari, si parla comunque di licenziamenti che un giudice ha già definito illegittimi e nella pubblica amministrazione sarebbe veramente un paradosso non procedere al reintegro».
Anche la Uil invita Patroni Griffi «a ricordare di essere firmatario di un accordo proprio sul tema della spending review e della riforma Fornero sul pubblico impiego». «In quell’accordo – sottolinea il segretario confederale, Paolo Pirani – sono definiti i criteri da seguire. Il ministro deve dire se intende rispettare la sua firma e gli impegni che ha assunto o seguire un altro percorso. Su quell’altra strada non avrà il sindacato e non si realizzeranno gli obiettivi che ci si propone, ovvero una pubblica amministrazione più efficiente». Le stesse Cgil e Uil confermano lo sciopero già fissato per il 28 settembre proprio per frenare l’accelerazione unilaterale dell’esecutivo. La replica di Patroni Griffi è glaciale: «La decisione di utilizzare lo strumento dello sciopero è rimessa all’autonomia sindacale, ma il governo andrà comunque avanti pure con il massimo della disponibilità al confronto».
Il ministro della Pa: «A ottobre si parte con gli organici degli statali»
Il governo taglierà posti di lavoro nel pubblico impiego, con o senza l’accordo del sindacato. Disposti a parlarne certo, ma su quanto stabilito dalla spending review non si torna indietro. Così ha dichiarato Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione Pubblica, riportando l’attenzione su quello che sarà uno dei fronti caldi del prossimo autunno. La legge sulla revisione di spesa prevede infatti che entro il mese di giugno del 2013 diventi operativa una riduzione degli organici pari al 20 per cento per i dirigenti pubblici e al 10 per il personale non dirigente. Ma la scelta sul come e sul dove tagliare — almeno per quanto riguarda le amministrazioni statali — sarà già fatta entro la fine di ottobre (per fissare la nuova mappa delle amministrazioni locali servirà invece più tempo). Il vertice fra ministero e sindacati è messo in calendario per il 4 settembre, Cigl e Uil hanno già dichiarato uno sciopero generale dei servizi pubblici per il giorno 28 dello stesso mese. L’Ugl si è unita alla protesta, la Uil no. Il programma del ministro non prevede fermate: «Alla ripresa — ha detto — saremo molto impegnati sulla riduzione della dotazione organica nel pubblico impiego in un’ottica di razionalizzazione delle risorse». «L’apparato pubblico italiano non è particolarmente sovradimensionato» e il governo pensa di procedere «in maniera selettiva e non lineare» ha precisato. Si sa che la stima di partenza sulla quale l’esecutivo ragiona è di 24 mila esuberi (11 mila fra ministeri ed enti pubblici, il resto negli altri uffici dello Stato). Cifra che i sindacati contestano, il ministro li avverte: sull’applicazione della spending review, ha detto, «è previsto il loro coinvolgimento, spero che non vogliano autoescludersi». Non solo: in autunno, ha annunciato la Funzione Pubblica, ci sarà anche un intervento ad hoc per regolare i licenziamenti disciplinari nel pubblico impiego. La riforma Fornero — ha commentato Patroni Griffi — «non può essere applicata in modo automatico ». Nel pubblico «per il giustificato motivo oggettivo c’è una norma ad hoc; sul discriminatorio non c’è diversità con il privato; sul disciplinare va invece fatta una riflessione, perché l’indennizzo al posto del reintegro graverebbe sui cittadini e potrebbe deresponsabilizzare il dirigente». Il ministro ritiene quindi che sulla questione debba esserci un intervento specifico del governo. Tagli agli organici e licenziamenti sono temi molto sensibili: la replica al ministro è stata immediata. Se la Cisl punta tutto sulla riapertura del confronto a settembre e non ha intenzione di scendere in sciopero, la Cgil conferma la protesta e precisa che«non abbiamo la minima intenzione di escluderci dal confronto ».Così Michele Gentile, responsabile del settore pubblico, risponde ai programmi del ministro. «Il governo deve decidere cosa vuol fare — commenta — qui non ci sono in ballo solo i tagli del 20 e del 10 per cento. Sul piatto c’è tutta la riorganizzazione territoriale della riforma delle province, c’è la revisione delle piante organiche dei comuni e l’accorpamento delle competenze. Facciamo l’esempio dei centri per l’impiego, oggi organizzati dalle province: 8.500 dipendenti, di cui 4 mila precari. Altro che 24 mila esuberi: questo rischia di diventare il governo dei licenziamenti». Stessa linea per Paolo Pirani della Uil: «Il ministro ha firmato con noi a maggio un accordo su come gestire il taglio alla spesa e la riforma Fornero, ora lo rispetti».
Da Il Messagggero e La Repubblica del 12 agosto 2012