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Pubblico impiego, pressing dei sindacati: il Governo riapra la contrattazione prima della sentenza della Consulta

dip pubblici via“Riaprire la contrattazione prima della sentenza della Consulta. Il governo lo faccia subito, se vuole imprimere, dopo mesi di impasse, una vera svolta sul lavoro pubblico e smettere di comportarsi come un pessimo datore di lavoro”. Ad affermarlo, sono i sindacati del pubblico impiego, in vista della data del giudizio della Consulta sull’incostituzionalità del blocco dei contratti nel pubblico impiego, prevista per il 23 giugno. “Una data che si avvicina velocemente: perciò, consigliamo al governo di attivarsi per evitare un corto circuito, come quello registrato per la sentenza sulle pensioni”. Anche perché, puntualizzano, “già in passato la Corte Costituzionale si è pronunciata dichiarando l’ammissibilità di misure simili sono in chiave emergenziale e in modo circoscritto nel tempo. Ed è inaccettabile che il blocco possa essere prorogato fino a diventare una misura strutturale”.

“Per quanto ci riguarda – proseguono i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil –, noi daremo continuità alla nostra mobilitazione e la rafforzeremo: a partire da giugno, infatti, promuoveremo tre grandi assemblee, al Nord, al Centro e al Sud, con lavoratori ed eletti nelle Rsu, così come unitariamente, a breve, presenteremo la piattaforma rivendicativa, sulla base della quale pretenderemo l’apertura del confronto per il rinnovo di un contratto fermo irresponsabilmente da oltre sei anni”.

Per i sindacati della Funzione pubblica “è ora che il governo faccia le riforme vere, non quelle che servono solo al consenso di Renzi. Riorganizzazione degli enti, taglio di sprechi e poltrone, a partire dai cda delle partecipate, servizi veloci e di qualità, risparmi di spesa per finanziare contratti e investimenti in innovazione e competenze: su questo, lavoratori e cittadini aspettano risposte vere. Il rinnovo del contratto nazionale è un diritto che faremo valere, nella mobilitazione e nel giudizio dell’alta Corte di fine giugno. È bene che il governo agisca al più presto, per evitare un nuovo pesante smacco, dopo quello sulle pensioni. Le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego hanno pagato sin troppo per colpe non proprie; una costante perdita del potere di acquisto, con ripercussioni anche sulla economia del nostro paese.  È ora di cambiare verso, e l’unica soluzione è l’immediato rinnovo dei contratti pubblici”.

La Consulta si accinge a deliberare, infatti sulla costituzionalità o meno del blocco del rinnovo della parte economica dei contratti degli statali, in vigore da 5 anni. Un blocco deciso per legge che non solo lederebbe il diritto alla contrattazione ma violerebbe palesemente l’uguaglianza tra i cittadini, ovvero chi ha un contratto di lavoro privato può contrattarlo e rinnovarlo, chi lo ha pubblico no. Se la Corte desse ragione ai ricorrenti, il Governo dovrebbe trovare circa 12 miliardi per rimborsare i dipendenti pubblici del mancato adeguamento dei loro stipendi.

Già in passato peraltro i giudici sottolineavano l’esigenza della necessità del carattere temporaneo del provvedimento assunto dal governo Berlusconi nel 2010. Anche su questo puntano gli avvocati dei ricorrenti: come si fa a definire temporaneo un provvedimento che è stato confermato poi dai governi Monti, Letta e Renzi?

Cinque anni, nella vita di una persona, non sono pochi e tra l’altro il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha già affermato che si andrà avanti così. Insomma la sentenza, che arriverà probabilmente subito dopo l’estate, sul blocco del rinnovo della parte economica dei contratti degli statali potrebbe essere una nuova voragine per la finanza pubblica.

Leggi l’articolo di Italia Oggi La Consulta può franare su Renzi

21 maggio 2015 

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