Il sindaco, noto per lo scandalo a luci rosse di qualche tempo fa, ordina il trasferimento nella struttura non autorizzata del figlio di un consigliere amico. Il caso approda in Parlamento. Insorgono le associazioni
di Margherita D’Amico. Il trasferimento forzato di 151 cani disposto da Cosimo Mele, sindaco di Carovigno dopo lo scandalo a luci rosse, approda in Parlamento. “Sta accadendo qualcosa di paradossale. Si vogliono trasferire animali in una struttura né idonea, né autorizzata: presenterò un’interrogazione urgente” promette la senatrice Loredana De Petris (Sel). Dopo un andirivieni di furgoni, carabinieri, funzionari asl, affermazioni e smentite, gli animali dovrebbero partire domattina all’alba da I Giardini di Pluto. Un canile rifugio a conduzione familiare sotto sequestro dall’aprile 2013 per essere, come la maggior parte dei canili pugliesi (quelli di Bari e Taranto viaggiano intorno ai mille ospiti) sovraffollato: 730 cani contro i 200 previsti dal limite fissato dalla legge regionale del 2006. La discussa destinazione dista pochi chilometri, si chiama Dog Service. E’ una struttura che appartiene a una società che fa capo a Fedele Prodi, figlio del consigliere comunale di maggioranza eletto nella lista civica guidata dallo stesso Mele. Soprattutto, un luogo non autorizzato ad accogliere randagi, poiché nato dopo l’entrata in vigore della lr 4/2010, in base a cui solo comuni e associazioni protezionistiche possono realizzare nuovi canili.
Scaturita all’improvviso, nove mesi dopo il sequestro disposto dal gip Maurizio Saso, l’ordinanza ha suscitato perplessità e sdegno. Né il possibile conflitto d’interesse, tuttavia, né la non idoneità della struttura di destinazione sembrano impensierire Mele: “E’ il gip che lo ordina, io eseguo”. Non esistendo, tuttavia, emergenze sanitarie (in un verbale asl del 7 agosto scorso si legge che insiste il benessere degli animali, privi di parassiti, e non si riscontrano malattie infettive) né sofferenza dei cani, perché tanta fretta? “Io non cedo a nessuno. Denunciatemi se volete!”.
Ma la legge non dovrebbe agire retrospettivamente: le strutture autorizzate prima del 2006 sono autorizzate a operare a esaurimento degli animali attraverso adozioni o decessi naturali. “E’ chiaro che impiegheremo alcuni anni ad arrivare ai 200 previsti” dice Isabella Rainoldi, titolare de I Giardini di Pluto: “Curiamo in modo particolare le adozioni, tutte controllate e sul territorio. Riusciamo a farne circa 80 l’anno. Abbiamo invece sempre rifiutato affidamenti su deleghe, incontrollabili”.
A detta di molti è un canile modello, quello dei Semeraro. Ci hanno investito tutto, ponendo in primo piano il benessere degli animali. Messo in discussione, quest’ultimo, dalle indagini scaturite dall’esposto presentato dall’associazione La Nuova Lara. La stessa che si è presentata al fianco della Dog Service con un contratto di avallimento nella gara d’appalto a San Vito dei Normanni per la custodia dei randagi attualmente affidati ai Giardini di Pluto.
Repubblica – 26 gennaio 2014