Bruno Benelli (La Stampa). Tempo di ferie, tempo di relax. Ma purtroppo questa atmosfera di gioia viene cancellata quando la malattia, che notoriamente non va mai in vacanza, ci rovina la vacanza, quella nostra. In questo caso si perdono i giorni di ferie? La risposta è no: in linea di massima al danno non si aggiunge la beffa. I giorni di ferie “risparmiati” che fine fanno? Non c’è una risposta univoca: il lavoratore deve mettersi d’accordo con il datore di lavoro. O si legano le ferie al termine della malattia e quindi si prolunga il periodo di assenza, o si rientra in servizio e si prendono le ferie restanti in un altro periodo dell’anno. Ma per salvare i restanti giorni di ferie il lavoratore dipendente deve mettere in atto alcuni adempimenti burocratici. Procedure simili anche nel caso in cui l’ammalato si trovi in vacanza all’estero. I casi particolari invece per i Paesi fuori dall’Europa.
Vediamo le procedure generali
1 – Il lavoratore deve chiamare il medico per documentare la situazione, e avere prognosi e diagnosi della malattia.
2 – Il medico spedisce i certificati per via telematica all’Inps, che a sua volta dà notizia al datore di lavoro della prognosi.
3 – In caso di ricovero ospedaliero, o nei casi in cui il medico non è in condizione di usare il computer, o si è all’estero, l’interessato deve inviare i certificati cartacei a Inps e azienda.
4 – Deve rispettare le fasce di reperibilità giornaliera, anche durante i giorni di festa, per evitare che l’eventuale controllo fiscale vada a vuoto con conseguente perdita di ferie e indennità di malattia.
Non tutte le malattie però salvano le ferie. Secondo la Corte costituzionale bloccano le ferie le malattie di un “certo peso”, quelle che non permettono al lavoratore di recuperare le energie psico-fisiche. Tradotto in pratica e in via esemplificativa non annullano le ferie episodi quali raffreddori, qualche linea di febbre, un mal di testa, un dolore alla schiena di grado modesto, insomma tutti malanni lievi che non costringono l’interessato ad essere bloccato a letto.
Chi stabilisce il grado di malattia? In pratica lo stabilisce lo stesso certificato medico. Nel senso che se non viene attivata una visita di controllo (attenzione: il lavoratore per evitare sanzioni Inps deve attestare sempre sui certificati il posto dove è ammalato, specie se è fuori casa), automaticamente il documento blocca le ferie.
Stessa procedura se l’ammalato si trova all’estero. Il percorso burocratico è grosso modo identico. Ma se si ammala fuori Europa e in paesi extracomunitari non legati all’Italia da accordi sulla tutela della malattia il lavoratore deve trasmettere il certificato con la traduzione italiana (non serve se è scritto in inglese o in una lingua di largo uso) e con la legalizzazione, vale a dire con l’attestato dell’ambasciata o del consolato italiani del posto circa la validità certificativa del documento secondo le norme locali.
I giorni di ferie “risparmiati” che fine fanno? Non c’è una risposta univoca: il lavoratore deve mettersi d’accordo con il datore di lavoro. O si legano le ferie al termine della malattia e quindi si prolunga il periodo di assenza, o si rientra in servizio e si prendono le ferie restanti in un altro periodo dell’anno.
La Stampa – 13 luglio 2015