Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data non è causale ma ricorda il giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, nel 1989, la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In 25 anni sono stati 194 Paesi a ratificarla nel mondo, l’Italia lo ha fatto nel 1991.
Eppure tuttora nel mondo ci sono milioni di ragazzi e bambini vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati. In Italia, dice un’indagine del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia e di Terres des hommes, sono circa 100 mila i bambini presi in carico dai servizi sociali, ogni anno, dopo maltrattamenti o abusi sessuali (6,7 casi su mille). Per sensibilizzare i cittadini su questi problemi oggi ci saranno numerose manifestazioni.
A Milano, dalle 9.30, si muove la marcia «Io e tu» organizzata da Unicef, Arci, Arciragazzi e promossa dal Comune di Milano in cui 2 mila studenti sfileranno in centro per ricordare agli adulti la volontà di essere parte attiva di un processo che tuteli e riconosca i loro diritti.
A Roma, dalle 10 nella sala Capitolare del Senato, la commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza, con il dipartimento per le Politiche della famiglia e il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, promuove il convegno «Tra vecchie e nuove povertà: i minori in Italia a 25 anni dalla Convenzione di New York». Fra i relatori ci sono Maria Elena Boschi, ministro per le riforme; Vincenzo Spadafora, Garante nazionale per l’infanzia; e Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza.
«In questi 25 anni abbiamo compiuto progressi sul piano legislativo — spiega l’onorevole Michela Brambilla — ma non è ancora sufficiente il livello di protezione reale dei diritti dell’infanzia. È un vero scandalo, per esempio, la diffusione dei maltrattamenti, sconcerta che lo 0,98% dei nostri minori sia presa in carico ogni anno dai servizi sociali per maltrattamento e abuso sessuale». Numeri che preoccupano. «Scioccanti — prosegue — ma trascurati, che chiamano in causa lo Stato per l’assenza di un sistema di monitoraggio e quindi per la mancanza di politiche di prevenzione e protezione fondate sulla conoscenza. Desta particolare preoccupazione che una parte di queste violenze si verifichi in ambiti pubblici in senso stretto, come i servizi scolastici e quelli sanitari, o più ampio, come le associazioni sportive sulle quali serve più attenzione: tutte realtà alle quali le famiglie si rivolgono con una fiducia che non può essere scossa. Il pediatra arrestato per abusi sul minore, le maestre condannate perché costringevano i bambini a mangiare il cibo vomitato sono manifestazioni di delinquenza individuale e sconfitte dello Stato».
Ad allarmare è anche il livello di povertà minorile. Secondo un’indagine conoscitiva che la commissione parlamentare per l’infanzia sta conducendo e di cui il Corriere ha avuto un’anticipazione, su 10 milioni di minori, quelli in stato di povertà assoluta sono passati da 723 mila nel 2011 a 1.434.000 nel 2013. Invece sono 2,4 milioni quelli in condizione di povertà relativa (il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia è definita povera). E ancora: il 16% delle famiglie con bambini, una volta ogni due giorni, non è in grado di garantire ai figli un pasto sostanzioso (dato Unicef).
«Va colta l’occasione della legge di Stabilità per riflettere sulla necessità di varare un programma specifico di contrasto alla povertà minorile — sostiene — magari anticipando risorse ricavabili dalla riforma dell’Isee o usando meglio i fondi europei per lo sviluppo. Non può mancare ciò che è mancato fino ad ora: una vera politica per l’infanzia, per l’adolescenza, per i giovani. Altrimenti condanniamo il nostro Paese all’irrilevanza».
Alessio Ribaudo – Il Corriere della Sera – 20 novembre 2014