La tenuta della presidenza della Repubblica ricava 40mila euro l’anno dal commercio dei suini. Ma il bilancio complessivo rimane in profondo passivo. Il Quirinale modello fattoria ha i conti in rosso.
Per gestire la tenuta presidenziale diCastelporziano, splendido habitat mediterraneo riconosciuto sito di importanza comunitaria e zona a protezione speciale, si spendono ogni anno 1,5 milioni di euro. I ricavi non superano gli 800 mila euro, e l’obiettivo si raggiunge con il contributo annuale del Ministero dell’Ambiente: 500 mila euro l’anno. Spulciando il bilancio della tenuta, inserito nei conti della presidenza della Repubblica, si scoprono alcune voci assai curiose.
Nell’attivo del bilancio risultano per esempio proventi per attività di zootecnia e per la vendita di animali selvatici. Di che si tratta? Parte dei cinghiali della riserva sono stati venduti a un agriturismo venatorio dell’Abruzzo specializzato in «degustazioni e trasformazioni». In pratica, il destino di quei cinghiali presidenziali è diventare salsicce e salami. Non c’era alternativa, secondo quanto spiega il Quirinale, perché quei «cinghiali vivi avrebbero determinato danni alla flora e alla fauna». Sempre per «evitare danni all’ecosistema», poi, anche una quota dei bovini allevati nella tenuta finisce a fettine. In parte vengono venduti a una società di macellazione, creando un reddito di poco maggiore ai 40 mila euro annui, e in parte finiscono in beneficenza per le mense dei poveri.
L’Espresso – 4 marzo 2014