Inizia questa settimana in Aula al Senato la discussione del decreto legge 4/2019 sul reddito di cittadinanza e sulla quota 100. Il testo venerdì scorso ha concluso l’iter in Commissione Lavoro con l’approvazione di alcune modifiche incentrate prevalentemente sul reddito di cittadinanza.
Sono passate, in particolare, alcune iniziative leghiste per fermare i «furbetti» del reddito di cittadinanza: nello specifico, qualora la separazione (oppure il divorzio) sia avvenuto dopo il 1° settembre 2018, gli ex coniugi che facciano domanda di reddito di cittadinanza debbano certificare di non risiedere più nella stessa casa. E ciò verrà messo nero su bianco mediante un «apposito verbale della polizia municipale». Tra le altre novità inserite dai senatori una stretta alla concessione dell’RdC agli immigrati, che dovranno munirsi di certificati del paese d’origine tradotti in italiano; esclusione dei condannati per diversi reati, che vanno dal terrorismo alle truffe; ed una maxi sanzione per i datori di lavoro che assumono persone in nero beneficiarie del reddito.
A tale riguardo la Commissione ha previsto l’aumento del 20% della sanzione contro l’impiego in nero di lavoratori stranieri irregolari o di minori anche a chi occupa beneficiari del reddito di cittadinanza (Rdc). Con un’altra modifica si è previsto che l’RdC non potrà essere concesso anche ove nel nucleo familiare ci sia un lavoratore co.co.co. per il quale non siano state inviate le comunicazioni obbligatorie. Infine i datori di lavoro non in regola con le quote obbligatorie dedicate ai disabili non potranno godere dell’incentivo riconosciuto a chi assume un beneficiario del reddito di cittadinanza. La possibilità di ricevere il bonus rimane se il lavoratore assunto rientra tra le liste dei lavoratori disabili. Un’altra modifica apportata dalla Commissione prevede per i beneficiari del Reddito di cittadinanza l’obbligo di accettare una offerta di lavoro solo se il salario sarà di almeno 858 euro al mese. Nel testo si precisa infatti che l’offerta è congrua se la retribuzione è “superiore di almeno il 10 per cento del beneficio massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente ad integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazioni in locazione”.
Capitolo pensioni
Non ci sono state modifiche sostanziali sul capitolo pensioni. Che hanno visto passare solo un emendamento che sospende l’erogazione della pensione ai condannati per reati di associazione mafiosa e terrorismo al pari di quanto previsto in materia di ammortizzatori sociali, assegni sociali e pensioni di invalidità civile. Il testo arriva in Aula, pertanto, con tutte le disposizioni già note: quota 100 con 62 anni e 38 anni di contributi sino al 31.12.2021; stop agli adeguamenti della speranza di vita alle pensioni anticipate sino al 31 dicembre 2026; proroga di un anno dell’ape sociale; opzione donna alle nate sino al 31 dicembre 1960 (1959 le autonome) con 35 anni di contributi al 31.12.2018. In particolare sono stati ritirati gli emendamenti che puntavano ad inserire una nona salvaguardia pensionistica e ad una ulteriore estensione, nel senso delle platee beneficiarie, dell’ape sociale e del beneficio per i lavoratori precoci. In Aula al Senato il Governo dovrebbe presentare alcuni emendamenti come in particolare della cifra massima ottenibile con l’anticipo del TFS (attualmente fissato a 30mila euro) tramite un prestito bancario e l’incremento da 60 a 120 delle rate per pagare la cd. pace contributiva. Che quindi arriverebbero a 10 anni.