Multe latte, una telenovela infinita che sta arrivando a una svolta. Il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, annuncia infatti che è in dirittura d’arrivo un decreto del ministero dell’Economia (concordato con il Mipaaf) che detta le regole sulle modalità di riscossione delle vecchie multe. Un arretrato «storico» di 4 miliardi di cui circa 700 milioni esigibili. «Le funzioni saranno ripartite – spiega Catania – tra Equitalia e Agea che farà ricorso a soggetti giuridici abilitati alla riscossione e per questo indirà delle gare per individuarli». Un provvedimento che dovrebbe risolvere una questione calda non solo per l’agricoltura, ma per l’intero paese tenendo conto che la vicenda è stata al centro negli anni passati anche di vertici Ecofin.
«Tutto questo – afferma il ministro – porterà a una rapida sistemazione della maggior parte delle pendenze e auspico che i produttori chiedano di accedere alla rateizzazione per evitare così ulteriori traumi». Intano perà Catania lancia un nuovo allarme.
L’Italia, dopo due anni di produzione in linea con la quota assegnata, quest’anno rischia di sforare: «L’andamento della produzione è preoccupante – afferma il responsabile del ministero agricolo – nei primi 4 mesi c’è stato uno sforamento di 110mila tonnellate e la proiezione su base annua ci porta a un surplus di 300mila tonnellate. Se si continua così si rischia di pagare un prelievo di 85 milioni dopo tre anni di zero pagamenti». Il ministro aveva invitato alla cautela già lo scorso inverno, ma ora la situazione si sta surriscaldando: «Voglio lanciare un appello forte a tutti i produttori e le cooperative perchè dimostrino senso di responsabilità e rientrino in quota. Abbiamo altri due anni di prelievo e se sfondiamo il tetto rischiamo di compromettere il passaggio al mercato e anche di suscitare reazioni negative da parte di Bruxelles». Il ministro si appella anche al settore della trasformazione: «dobbiamo evitare errori del passato che hanno visto andamenti altalenanti della produzione».
Ma sul fronte interno c’è una altro tema sensibile, quello dell’etichetta supertrasparente. Da anni si palleggiano provvedimenti tra Roma e Bruxelles, ma il cerchio ancora non si chiude e proprio in questi ultimi giorni è ripreso il pressing da parte della Coldiretti, l’organizzazione agricola che dell’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti ha fatto il suo cavallo di battaglia.
Catania, come ha più volte, ribadito, ritiene «l’obiettivo della trasparenza sull’origine sacrosanto» ma sottolinea che la regolamentazione va fatta a livello europeo perché «non è materia di legislazione libera da parte degli Stati membri». Il ministro però tiene a precisare che «sull’etichetta non siamo all’anno zero, già oggi in base alla normativa comunitaria più della metà, in valore, della produzione agricola e alimentare ha l’indicazione d’origine obbligatoria: ortofrutta, carni bovine, olio vergine ed extravergine, latte fresco, e tutte le produzioni Dop e Igp». Insomma il ministro non digerisce le critiche che gli sono arrivate da alcuni politici. E per questo manda a dire che «a questi risultati siamo arrivati negli ultimi 20 anni grazie al lavoro di organizzazioni agricole come la Coldiretti, ma anche di funzionari dello Stato come me che si sono impegnati per arrivare a questo risultato. Io c’ero – incalza – in tutti i negoziati sulle regolamentazioni per Dop e Igp, per le carni bovine, per l’olio e l’ortofrutta». «Non accetto critiche -aggiunge – che vengono da alcuni esponenti politici su questo tema, la distinzione si fa tra chi le cose le ha fatte e le fa e chi parla solo in campagna elettorale». Puntualizzazione d’obbligo anche se Catania ribadisce comunque l’impegno assunto di «continuare a spingere su questo obiettivo e spero di ricevere il sostegno delle organizzazioni come l’ho ricevuto finora».
Intanto agli sgoccioli della legislatura il ministro traccia anche un primo bilancio. Resta qualche incompiuta e con molta probabilità il disegno di legge sulla difesa del suolo agricolo non riuscirà a tagliare il traguardo, «Ma – dice – sono orgoglioso di lasciare sul tavolo un intervento vero, dopo 20 anni di routine ho aperto una serie di questioni rompendo anche dei tabu».
Tra gli interventi ci sono le nuove regole contrattuali nel settore agroalimentari in vigore dal prossimo 24 ottobre: contratti definiti e soprattutto termini di pagamento brevi, 30 giorni per i deperibili e 60 per i non deperibili. E tra le cose fatte Catania inserisce anche lo stop al fotovoltaico selvaggio sui terreni e alla regolamentazione delle agroenergie. E poi resta il grande capitolo della riforma della Politica agricola comune. «Mercoledì incontro il commissario Ciolos per una bilaterale sull’ammontare delle risorse per l’Italia e su altri capitoli come gli agricoltori attivi e il greening, mentre il 16 ottobre ho organizzato a Roma un incontro con i ministri francese e spagnolo».
Il Sole 24 Ore – 29 settembre 2012