Dopo la sospensione dell’obbligatorietà delle vaccinazioni sono aumentati i casi di rifiuto; nella maggioranza dei casi si tratta di italiani. La speranza è che si diffonda la consapevolezza dell´importanza di questi strumenti
Dopo l´introduzione, a marzo del 2007, della legge regionale sulla sospensione dell´obbligatorietà vaccinale per i nati nel 2008, sono quasi raddoppiati i casi di bambini non vaccinati residenti nel territorio dell´Ulss 6. Tra i nati prima del 2008, infatti, la percentuale di neonati che non iniziava l´iter delle vaccinazioni antiepatite B, antipolio e antidifterico-tetanica, ossia quelle obbligatorie per la legge dello Stato, era circa del 2,5 per cento. Adesso, i dati preliminari che riguardano i nati del 2009, cioè quei bambini che nel 2011 hanno concluso il programma delle vaccinazioni a 24 mesi dalla nascita, parlano di una percentuale del 4,7. Tradotto, sui 3183 bambini nati nel 2009, 150 sono risultati “inadempienti”, e la grande maggioranza sono italiani. Dato, questo, che viene tenuto sotto costante osservazione dai vertici sanitari, visto che la soglia di attenzione scatta al 5 per cento. La copertura ottimale, che dovrebbe tutelare da aventuali ricomparse di malattie ormai praticamente debellate, è infatti del 95 %.
Vicenza si conferma un´area particolarmente sensibile ai movimenti antivaccinali, visto che la media regionale parla di una percentuale di “obiettori” del 2,9. Dando uno sguardo ai dati disponibili di alcune aree vicine, l´Ulss 6, sempre secondo i dati preliminari relativi ai nati del 2009, si lascia dietro anche Padova (3,9 %), l´azienda sanitaria Alto Vicentino (4,2) e l´Ulss 5 Ovest Vicentino (2,4).
«Siamo davanti a un quadro che, seppur non allarmante, richiede comunque una certa attenzione da parte nostra e della Regione Veneto – analizza Andrea Todescato, direttore del Servizio igiene e sanità pubblica dell´Ulss 6 – il dato deriva anche dal fatto che nel nostro territorio sono particolarmente diffusi cultura e movimenti antivaccinali». «L´aumento rispetto a prima del 2008 era in qualche modo prevedibile – aggiunge – ora il livello credo si sia assestato. Aver sospeso l´obbligatorietà è stata una sfida, che richiede però un impegno aggiuntivo sul piano dell´informazione e del dialogo con i cittadini». «La speranza è che si diffonda una consapevolezza sull´importanza dei vaccini come strumento di tutela della salute».
La tendenza ha una ricaduta anche sulla comunità. Per l´adesione a scuole materne e asili nido comunali di bambini che non hanno eseguito l´iter dei vaccini, infatti, è necessaria una valutazione del rischio epidemiologico per il resto della comunità e per il bambino in questione da parte del Servizio igiene e sanità pubblica. Poi spetta al titolare della struttura decidere se consentire o meno l´iscrizione. In questi casi viene utilizzato un modulo dove, dopo aver presentato tutti i rischi, si chiede ai genitori di esonerare da ogni responsabilità il Comune e l´Ulss. Attualmente, tra i 550 bambini che frequentano scuole materne e asili nido del Comune di Vicenza, si contano circa una decina di bambini ammessi con questa formula, quasi tutti italiani. In media, ogni anno, sono due o tre i casi che vengono affrontati.
Il Giornale di Vicenza – 4 agosto 2012