Dal rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati italiani, elaborato dal consorzio interuniversitario Almalaurea, emerge che tra la popolazione con un’età compresa tra i 30 e i 34 anni le donne con una laurea sono il 24,2% contro il 15,5% degli uomini.
Il divario tra gli stipendi penalizza fortemente le donne. Non solo, le laureate con figli guadagnano meno delle colleghe che non hanno figli. «È il segnale del persistere di un ritardo culturale e civile del paese – commenta Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea – è una situazione che contribuisce a svalutare gli investimenti nell’istruzione universitaria femminile». Secondo il rapporto le differenze retributive e occupazionali tra uomini e donne emergono già ad un anno dalla laurea: lavora il 55,5% delle donne contro il 65% degli uomini. A un anno dalla laurea, gli uomini possono contare su un lavoro stabile nel 39% dei casi contro il 30% e guadagnano in media 1.220 euro contro 924 eruo mensili netti delle donne. Il lavoro stabile è prerogativa tutta maschile in Italia: l’80% degli occupati può contarci, mentre le donne sono il 66%. Chi poi tra le laureate ha uno o più figli è ancora più penalizzata. A cinque anni dalla laurea lavora l’81% delle laureate senza prole e il 69% di quelle che hanno figli. Queste ultime guadagnano in media 1.090 euro contro i 1.247 di chi non ha figli. Questa discriminazione vale per tutte le categorie sociali. Fra i 24 e i 55 anni le donne lavoratrici con figli sono il 55%.
Il Manifesto – 11 luglio 2013