Secondo il Rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sulla contaminazione delle acque nel 2016, che presenta i risultati relativi al biennio 2015-2016 sulla base dei dati provenienti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, glifosate e AMPA sono le sostanze che risultano superiori agli standard di qualità ambientale per le acque (SQA) previsti dalla norma rispettivamente nel 24,5% e nel 47,8% dei siti monitorati per le acque superficiali. IL RAPPORTO
Nelle acque superficiali, il glifosate, insieme al suo metabolita AMPA, è l’erbicida che presenta il maggior numero di superamenti e sono ricercati in 5 regioni (nel biennio precedente erano monitorati solo in Lombardia).
Secondo il Rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sulla contaminazione delle acque nel 2016, che presenta i risultati relativi al biennio 2015-2016 sulla base dei dati provenienti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, entrambe le sostanze risultano superiori agli standard di qualità ambientale per le acque (SQA) previsti dalla norma rispettivamente nel 24,5% e nel 47,8% dei siti monitorati per le acque superficiali.
Degna di nota secondo il rapporto anche la presenza di altri erbicidi, come nel caso del metolaclor, che supera i limiti nel 7,7% dei punti di monitoraggio e del suo metabolita metolaclor-esa, che tuttavia è ricercato solo in Friuli Venezia Giulia e che supera i limiti nel 16% dei siti, nonché del quinclorac, superiore ai limiti nel 10,2% dei casi.
Questi valori dimostrano l’opportunità di estendere in maniera uniforme il monitoraggio anche in altre Regioni. Nel complesso, salgono a quasi 400 le sostanze ricercate in Italia. La situazione è differente tra regione e regione ed è indispensabile incrementare il monitoraggio riguardo a nuove sostanze indicate dalle linee guida dell’ISPRA.
In generale, sono 35.353 i campioni di acque superficiali e sotterranee analizzate in Italia nel biennio 2015-2016, per un totale di quasi 2 milioni di misure analitiche e 259 sostanze rilevate (erano 224 nel 2014). Nel 2016, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli SQA nel 23,9% delle acque superficiali e nel 8,3% delle acque sotterranee.
Gli erbicidi, in particolare, rimangono le sostanze riscontrate con maggiore frequenza principalmente per le modalità ed il periodo di utilizzo che ne facilita la migrazione nei corpi idrici, ma aumenta significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi.
Tra gli obiettivi vi è anche quello di avere notizie rispetto ad eventuali effetti negativi che in futuro possono essere considerati per migliorare l’efficacia delle autorizzazioni. Si sottolinea che, nonostante un notevole incremento dell’attività di monitoraggio e nonostante l’evoluzione dei metodi analitici – con un aumento della copertura territoriale, del numero di campioni e delle sostanze cercate – le sostanze responsabili della maggior parte dei superamenti normativi (come il glifosate e l’AMPA, l’ATRAZINA-desetildesisopropil o il metolachlor ESA per citare alcuni esempi), non sono ricercate omogeneamente sul territorio nazionale. Nelle acque sotterranee, 260 punti (l’8,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Anche in questo caso le sostanze che maggiormente hanno superato il limite sono gli erbicidi atrazina desetil desisopropil, glifosate e AMPA, bentazone e 2,6-diclorobenzammide, l’insetticida imidacloprid, i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.
La maggior presenza di pesticidi si riscontra nella pianura padano-veneta, dove le indagini sono generalmente più approfondite (in termini di numerosità dei campioni e di sostanze ricercate); nelle regioni del Nord, infatti, si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio della rete nazionale.
Nel resto del paese la situazione resta ancora abbastanza disomogenea: non sono pervenute, infatti, informazioni dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato, nonostante l’aumento, il numero delle sostanze ricercate.
continua a leggere su Quotidiano sanità
13 maggio 2018