da Repubblica. Rino Rappuoli è il più importante scienziato dei vaccini in Italia e non solo. Lavora per la multinazionale Gsk ma collabora anche con Toscana life sciences, fondazione pubblica con la quale porta avanti il progetto dell’unico anticorpo monoclonale italiano contro il Covid. Ieri ha ricevuto un assegno da 1,5 milioni di euro da Unicoop Firenze, Alleanza 3.0 e da altre quattro cooperative al consumo. Sono soldi raccolti tra i cittadini entrati nei supermercati negli ultimi 40 giorni e serviranno anche a finanziare l’attività di studio sulle varianti del coronavirus.
Meglio fare subito i richiami oppure rimandarli, come fanno gli inglesi?
«Non c’è una risposta univoca, ci si prendono dei rischi qualsiasi cosa si faccia. Gli inglesi hanno rinviato il richiamo perché hanno tantissimi casi. Il vantaggio è che ci sono più persone coperte ma lo svantaggio è quello di avere una immunità incompleta».
Questo vale per tutti i vaccini?
«No, quello di AstraZeneca è particolare, perché usa un vettore virale, un adenovirus dello scimpanzé. Con la prima dose del vaccino si risponde anche al vettore. Se la seconda si fa dopo un mese è come acqua fresca, aspettandone 3 o 4 nel frattempo si crea l’immunità e il richiamo funziona meglio».
Si teme che AstraZeneca non venga autorizzato per gli anziani. Che ne pensa?
«Non ho visto i loro dati sugli anziani. Credo però non ci sia differenza di efficacia tra classi di età».
Come giudica le priorità per la vaccinazione indicate dal ministero?
«È giusto partire da personale sanitario e anziani. Uno studio inglese ha valutato la questione delle vite salvate e quella economica. Ebbene, chi ha più di 70-75 anni ha una mortalità più alta e inoltre per curare queste persone si consumano la gran parte delle risorse».
Quando saremo fuori dalla pandemia?
«Ora abbiamo mesi difficili davanti, poi affronteremo un’estate più tranquilla e dall’autunno si vedranno gli effetti di farmaci e vaccini. Quest’anno riconquisteremo la libertà».
A che punto è il vostro lavoro sugli anticorpi monoclonali?
«Forse stiamo andando un po’ più lenti ma i tempi rimangono simili: avevamo detto marzo, forse sarà fine marzo o aprile. Il ritardo non è dovuto alle fasi di ricerca e produzione ma a questioni burocratiche».
I vaccini e gli anticorpi monoclonali (quando arriveranno) funzioneranno contro le varianti?
«Nessuno può saperlo con precisione ma io credo che proteggano dalle varianti che stiamo vedendo adesso».
Quanto tempo ci vuole a cambiare un vaccino se non riesce a intercettare la variante?
«C’è stata una grande accelerazione nei tempi necessari a rendere disponibili questi medicinali. Con le nuove tecniche ci si mette poco, un paio di mesi, a rifare l’Rna che serve al nuovo vaccino. Poi ovviamente c’è tutta la fase della produzione. Ci sono i primi test anche sulla capacità di aggredire le varianti da parte degli anticorpi monoclonali».