Dussin, il cuoco del Papa: «Soldi in cambio di giudizi positivi sul web». Federalberghi contro «gli squali» che diffondono commenti negativi. Prime denunce
VENEZIA — «Siamo in balia di un sistema che ci vuole dissanguare», tuona il ristoratore bassanese Sergio Dussin. L’hanno soprannominato «il cuoco del Papa», per la frequenza con la quale il Vaticano, in occasione di eventi speciali (dal compleanno del Pontefice al suo sessantesimo anniversario di sacerdozio), gli ha aperto le porte per preparare il pranzo a Benedetto XVI. Ma stavolta non c’entra il banchetto papale, né la storica battaglia per la tutela dell’asparago di Bassano del Grappa che Dussin porta avanti da sempre. Lo chef se la prende con i furbetti del web, quelli che criticano ristoranti e alberghi attraverso i siti internet specializzati in recensioni o che – al contrario – si fanno pagare per diffondere falsi giudizi lusinghieri. Il ristoratore vicentino ha ricevuto una lettera nella quale una fantomatica agenzia di consulenza gli chiede tremila euro per realizzare dieci «recensioni genuine e scritte da potenziali veri utenti» e pubblicarle su siti come Tripadvisor, il portale internazionale nel quale milioni di utenti esprimono i propri giudizi sulla qualità di ristoranti, alberghi e strutture ricettive . Il trucchetto è semplice: diffondere sul web complimenti fasulli (ma sufficienti ad attirare nuovi clienti) in cambio di denaro.
Il risultato è che molti operatori del settore si sentono sotto ricatto: temono che, se non pagano, qualcuno potrebbe inserire recensioni negative, danneggiando i loro affari. Il ristoratore amico di Benedetto XVI si è ribellato, e nei giorni scorsi ha sporto denuncia. Ma nel frattempo la stessa e-mail è arrivata anche a Marco Michielli, presidente di Federalberghi del Veneto. «Le recensioni a pagamento sono tentativi di truffa belli e buoni», assicura. C’è chi chiede soldi per diffondere dei giudizi positivi, e chi stronca un locale solo per dispetto, magari dando sfogo alla fantasia e approfittando dell’anonimato. «C’è la vendetta dell’amante tradita, che lancia commenti di fuoco sul locale dell’ex fidanzato – racconta Michielli – e ci sono i clienti che, per ottenere sconti o deroghe ai regolamenti interni, minacciano di lasciare sul web opinioni negative. In questo mare magnum di ambiguità di internet, qualche squalo sta tentando di insinuarsi». Per questo, secondo Federalberghi, è arrivato il momento «di operare un severo controllo sul materiale web, in particolare quello riferito al settore del turismo». Anche le associazioni dei consumatori si stanno muovendo. «Siti come Tripadvisor sono un ottimo servizio che consente di evitare di ritrovarsi ad alloggiare in una struttura sporca o a pranzare in un ristorante di scarsa qualità », è la premessa di Carlo Garofolini, presidente Adico Veneto. «Purtroppo c’è chi ne fa un uso sbagliato, andando a falsificare le recensioni magari nella speranza di guadagnare del denaro. Ma in questo modo gli utenti di internet subiscono un vero e proprio raggiro». L’associazione lancia quindi un appello affinché siano segnalati i commenti sospetti.
«Nessuna censura al web, ma una maggiore attenzione alla genuinità dei giudizi che riguardano hotel e ristoranti ». Che ci sia qualcosa di poco chiaro, almeno in alcuni dei giudizi lasciati sui siti internet specializzati, lo sospetta anche la polizia postale del Veneto che ha avviato accertamenti. Nei mesi scorsi sono arrivate alcune denunce firmate da imprenditori che lamentano i toni con i quali i loro locali sono stati stroncati sul web. Un ristoratore veneziano, ad esempio, ha querelato per diffamazione l’anonimo che su internet aveva puntato il dito contro la presunta maleducazione dei suoi camerieri, lasciando sul sito un durissimo messaggio in lingua inglese che quindi – è la tesi dell’accusa – era stato letto da molti potenziali clienti che, dall’estero, si preparavano a trascorrere qualche giorno di vacanza in laguna. Il lavoro degli investigatori si prospetta piuttosto lungo: non è affatto facile dimostrare che non si tratta di giudizi sinceri ma di falsità scritte con l’intento di danneggiare i locali. E nel frattempo, approfittando proprio di questa sostanziale impunità, c’è chi tenta di trasformare le recensioni in un’arma di ricatto.
Andrea Priante – Corriere del Veneto – 5 febbraio 2013