
Referendum in Svizzera, i cittadini bocciano la riforma delle pensioni. Passa invece il decreto federale sulla sicurezza alimentare
di Lino Terlizzi, Il Sole 24 Ore. Non passa in Svizzera la riforma del sistema pensionistico proposta dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento. Nel voto popolare di oggi la riforma è stata bocciata. Il decreto federale sul finanziamento supplementare del primo pilastro pensionistico attraverso un aumento dell’Imposta sul valore aggiunto (IVA) aveva bisogno di una doppia maggioranza (popolo e cantoni) per passare e già nel primo pomeriggio è apparso chiaro che la maggioranza del cantoni era schierata per il no. D’altronde l’altro oggetto in votazione sulle pensioni, racchiuso nel progetto Previdenza 2020, pure proposto da Governo e maggioranza del Parlamento, era legato al decreto sul finanziamento.
Non passando questo, la riforma non poteva in ogni caso entrare in vigore. Le percentuali del voto popolare sui due oggetti a pomeriggio inoltrato erano queste: 50,1% di no per il finanziamento con aumento dell’IVA (con la maggior parte dei cantoni appunto contrari); 52% di no al progetto Previdenza 2020.
La riforma prevedeva molte misure, tra le quali tre principali: innalzamento dell’età di pensionamento delle donne, da 64 a 65 anni (come per gli uomini); un aumento di 70 franchi al mese per le nuove pensioni del primo pilastro (l’AVS); un aumento appunto dell’IVA come finanziamento supplementare del sistema. Il progetto Previdenza 2020 era sostenuto da buona parte delle forze politiche di centro e di sinistra: partito democristiano, partito borghese democratico, verdi liberali, partito ecologista, socialisti.
Alla riforma si sono però opposti da un lato gruppi di sinistra e sindacati minori, contrari all’aumento dell’età di pensionamento per le donne, e dall’altro una parte dei partiti di centro e di destra (liberali, destra nazionalista Udc), all’interno dei quali è stato indicato come inadeguato il progetto complessivo e come sbagliato l’aumento di 70 franchi per il primo pilastro. Attaccata sia da sinistra che da destra, per ragioni diverse, la riforma alla fine è stata bocciata in votazione popolare.
Basato sul meccanismo dei tre pilastri (pensione pubblica, pensione professionale, pensione privata facoltativa) il sistema pensionistico svizzero viene valutato dagli esperti come tra i migliori a livello internazionale, ma deve comunque anch’esso affrontare le sfide derivanti dall’evoluzione demografica, con l’allungamento della speranza di vita e con il graduale pensionamento della generazione dei baby boomers. Cinquant’anni fa vi erano cinque persone tra 20 e 64 anni per ogni pensionato, attualmente ve ne sono poco più di tre. Il tentativo del Governo e della maggioranza del Parlamento era quello di affrontare questa evoluzione con una gamma equilibrata di misure, da un lato alzando l’età di pensionamento per le donne, dall’altro favorendo il pensionamento flessibile tra i 62 e i 70 anni e aumentando la somma del primo pilastro con il finanziamento legato all’IVA. il terreno è però complicato e insidioso, l’ultima revisione del sistema previdenziale svizzero risale al 1997 e da allora tutti i tentativi di riforma sono stati bloccati in Parlamento o in votazioni popolari.
Nella tornata referendaria di oggi, è passato invece il decreto federale sulla sicurezza alimentare (con il 78% di sì), che ha lo scopo di stabilire come garantire l’approvvigionamento alimentare per il Paese, basandosi sia sulla produzione nazionale che sulle importazioni. Per quel che riguarda le votazioni a livello cantonale, in Ticino sono stati approvati sia il progetto che rafforza l’educazione civica nelle scuole, sia il progetto che concerne la solidarietà nel finanziamento della scuola dell’obbligo e delle istituzioni sociosanitarie fondamentali.
24 SETTEMBRE 2017