I veneti non hanno dubbi: il referendum del 22 ottobre è utile se non necessario. Secondo il sondaggio condotto da Demos per il Gazzettino e l’Osservatorio del Nordest, il 36 per cento di loro sostiene che il referendum servirà a dare più forza alla regione nella trattativa con il governo per ottenere più poteri e competenze mentre un altro 30 per cento è convinto che con il voto si farà chiarezza su cosa pensano davvero i veneti dell’autonomia. Solo una minoranza da una lettura politica del voto del 22 ottobre: il 14 per cento ritiene che servirà soprattutto ad accrescere il consenso della Lega e un altro 9 per cento ad aumentare quello di Luca Zaia. Abbastanza elevata anche la quota dei cittadini che ritiene che la strada per difendere gli interessi regionali sia l’indipendenza: e il 20 per cento a pensarla così.
Nelle settimane che precedono la consultazione del 22 ottobre, l’Osservatorio sul Nordest si concentra proprio sul Veneto e sul tema della rappresentanza degli interessi regionali. Secondo i dati rilevati da Demos per II Gazzettino, non emerge un orientamento ben definito. Poco più di un intervistato su cinque (21%), infatti, ritiene necessari partiti in grado di difendere gli interessi regionali mentre il 20% invoca la piena indipendenza del Veneto.
Le soluzioni maggiormente preferite, però, sono due: il 27%, infatti, ritiene che sia necessario eleggere parlamentari migliori e una quota analoga auspica una maggiore autonomia. Dato che, esclusa qualche piccola formazione contraria o che invita all’astensione, comitati e forze politiche si sono schierati per il si, la vittoria appare quasi scontata. La sfida si sposta, quindi, sul versante del superamento del quorum.
A cosa serve davvero il referendum del 22 ottobre? Il 36% degli intervistati pensa che la consultazione serva per rafforzare il Veneto nella futura trattativa con lo Stato, mentre il 30% Io considera soprattutto uno strumento espressivo, attraverso cui i veneti possono dire una volta per tutte come la pensano sull’autonomia. Una minoranza, poi, lo ritiene una manovra per accrescere il consenso della Lega Nord (14%) o di Zaia (9%). Appare ampia (11%) l’area dell’incertezza, segno della difficoltà dell’opinione pubblica ad esprimersi.
LE CATEGORIE
Coloro che lo vedono come strumentale al rafforzamento della posizione del Veneto nella futura trattativa con lo Stato sono in misura maggiore persone tra i 25 e i 44 anni (43-50%), mentre una funzione più espressiva viene indicata soprattutto da coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni (45-47%). Tra i più giovani, invece, tende a crescere l’idea che il referendum serva più ad accrescere il consenso verso Zaia o la Lega (34-37%), mentre tra gli over-65 prevale l’incertezza (37%).
Sono soprattutto liberi professionisti (52%) e casalinghe (41%), impiegati e disoccupati (entrambi 46%), oltre agli studenti (40%) a ritenere il referendum un mezzo per rafforzare la posizione della Regione. Un operaio su due, invece, lo giudica uno strumento di espressione di volontà dei Veneti, mentre è tra tecnici (31%) e imprenditori (48%) che cresce l’idea che sia solo un modo per aumentare il consenso di Zaia o dalla Lega. Infine, la variabile politica.
Tra gli elettori del M5s prevale l’idea che il referendum sia una modalità di rafforzamento della posizione della Regione (53%) o che sia uno strumento offerto ai veneti per dire la propria sull’autonomia (35%). I sostenitori della Lega, invece, si dividono tra l’idea che la consultazione sia una possibilità di espressione dei veneti (49%) e quella che costituisca uno strumento da usare nella trattativa con lo Stato (45%). Più critiche le posizioni dell’elettorato di FI: la quota di chi giudica il 22 ottobre solo uno spot per Zaia o Lega sale al 33%. La medesima idea raggiunge il 38% tra i sostenitori del Pd e il 50% tra chi guarda ai partiti minori.
Il sondaggio è stato condotto nei giorni 4-7 settembre 2017 e le interviste sono state realizzate con tecnica Cati e Cawi da Demetra. Il campione, di 1024 persone, è statisticamente rappresentativo della popolazione con 15 anni e più residente in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia e nella Provincia di Trento, per area geografica, sesso e fasce d’età.
Il Gazzettino – 27 settembre 2017