Smaltimento all’estero, accertamenti in corso. Valzer di dirigenti, voci di palazzo e verifiche dei magistrati
Dopo lo scandalo dei bolli auto, che nel novembre scorso portò all’arresto del responsabile dell’Ufficio Bilancio Lucio Fadelli, ed il caso dei rimborsi spese fuori busta, che a gennaio ha visto la Guardia di finanza passare al setaccio gli uffici dei gruppi in consiglio, la lente dei magistrati di Venezia torna a posarsi sulla Regione del Veneto. Oggetto delle verifiche, questa volta, è il settore Tutela Ambiente e, più precisamente, l’ufficio dedicato al trasporto transfrontaliero di rifiuti. Secondo le indiscrezioni che circolano nei corridoi di Palazzo Balbi, gli uomini della Guardia di finanza starebbero compiendo in queste settimane alcune verifiche sulle pratiche gestite negli ultimi anni dall’ufficio che si occupa di tutte le procedure di notifica e autorizzazione che riguardano le spedizioni di rifiuti destinati allo smaltimento negli impianti all’estero, provenienti per lo più dalla produzione industriale.
Un iter lungo e complesso, che può durare da uno a tre anni, ed un campo delicatissimo, sia sotto il profilo economico, che sotto il profilo ambientale. Basti pensare che secondo uno studio dell’Agr, l’associazione che riunisce le principali aziende venete che si occupano di smaltimento e recupero, ogni anno partono dal Veneto circa 74 mila tonnellate di rifiuti speciali, pari ad un decimo del totale prodotto qui (811 mila tonnellate) ed al 7% dei rifiuti complessivamente esportati da tutte le regioni del Nord Italia. E i prezzi di smaltimento, a seconda del tipo di materiale, possono oscillare tra i 100 ed i 400 euro a tonnellata. Le fiamme gialle rifiutano di commentare i sussurri di Palazzo, limitandosi a confermare che «sono in corso alcuni accertamenti», ma certo il settore Tutela Ambiente e l’ufficio dedicato al trasporto transfrontaliero di rifiuti hanno vissuto momenti piuttosto travagliati da quando s’è insediata la giunta Zaia, nell’aprile del 2010. Appena nominato assessore all’Ambiente, Maurizio Conte (che da consigliere nel precedente mandato ha presieduto la commissione di settore) ha deciso di rimuovere dal ruolo il direttore generale Fabio Fior, che era lì dal 2002 ed è stato spostato alla guida del settore Energia, per sostituirlo un anno dopo con Alessandro Benassi, direttore del dipartimento provinciale di Padova dell’Arpav. Il numero due, con funzioni di controllo amministrativo e giuridico, è diventato Luigi Masia ma il giro di valzer deciso dall’assessore non si è fermato lì, finendo per coinvolgere anche la dirigente dell’Unità complessa Via (Valutazione di impatto ambientale) Laura Salvatore, che ha dovuto lasciare il posto a Gisella Penna prima di essere nominata coordinatrice delle commissioni sotto l’egida della segreteria delle Infrastrutture retta da Silvano Vernizzi.
Allo stesso tempo, la Regione ha proceduto al rinnovo dei membri dell’ufficio rifiuti transfrontalieri, che erano cinque e che, stranamente, non erano assunti da Palazzo Balbi ma dall’Arpav, con un contratto co.co.pro, e poi messi a lavoro su «un progetto» della Regione (così è inquadrato l’ufficio). L’Agenzia, che già aveva proceduto a svariati rinnovi, s’è vista costretta dalla legge ad indire un bando pubblico, poi vinto da quattro dei cinque di cui sopra grazie ai requisiti posseduti ed all’esperienza già maturata nell’ufficio. Il quinto? Nella selezione allestita da Arpav ha pagato la mancanza della laurea ma poco male, è stato rimesso comunque alla sua scrivania grazie al provvidenziale intervento di Veneto Acque, società partecipata al 100% dalla Regione, che ha indetto un bando per un incarico co.co.pro necessario per «garantire il servizio tecnico operativo di supporto alla Direzione Tutela Ambiente/Servizio rifiuti della Regione». Stavolta senza richiedere la laurea. E la squadra è tornata al completo. Una girandola di nomi e incarichi che hanno suscitato molti malumori in laguna e su cui la Guardia di finanza pare decisa a fare chiarezza nell’ambito delle indagini che, stando a quel che si racconta a Palazzo, avrebbero già spinto gli uomini delle fiamme gialle a visitare alcune delle aziende pubbliche e private che negli anni si sono rivolte all’ufficio al centro delle verifiche.
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 8 aprile 2013