Regione, il giallo del maxibuco di 1,5 miliardi. Soldi anticipati dallo Stato nel mirino della Consulta. Zaia: sistemi il governo
Nel bilancio della Regione il buco c’è, anche se non si vede. Un deficit potenziale di 1.587.480.000 euro, tanti quanti quelli anticipati fra 2013 e 2014 dallo Stato, per permettere al Veneto di ripianare i debiti della sanità nell’impossibilità di poter impiegare il tesoretto bloccato dal patto di stabilità: soldi effettivamente utilizzati per saldare oltre 7.000 fornitori, ma contabilizzati in maniera incostituzionale alla luce della sentenza della Corte sul caso Piemonte (dove però le erogazioni erano anche state usate per finalità diverse da quelle previste). «Noi abbiamo seguito le indicazioni del governo e se ora la Consulta dice che c’è un problema, è del governo e delle Regioni che hanno usato male i fondi, non certo del Veneto», dice il presidente Luca Zaia nell’intervista al Corriere della Sera in edicola oggi, nel tentativo di chiarire i contorni di un giallo che non manca di colorare la polemica politica, in attesa che l’esecutivo risolva la questione per via normativa.
A dimostrazione della correttezza del proprio operato, nei giorni scorsi Palazzo Balbi aveva già rimarcato come le due leggi che attivavano l’anticipazione di liquidità, l’una per 777 milioni e l’altra per ulteriori 810, non fossero state né impugnate da Palazzo Chigi né contestate dalla Corte dei Conti. Nel frattempo però gli approfondimenti annunciati dall’assessore Gianluca Forcolin, in sinergia fra gli uffici del Bilancio e i tecnici del Tesoro, hanno accertato una difformità fra la contabilizzazione effettuata dal Veneto (e da diverse altre Regioni) e la linea indicata dalla Corte Costituzionale. In sostanza le somme, invece di essere compensate per cassa con i pagamenti, su indicazione del Mef sarebbero finite nei bilanci di competenza, gonfiando la capacità di spesa delle Regioni. Questo determinerebbe un disavanzo appunto di 1,5 miliardi per il Veneto, a fronte di un bilancio non sanitario di 897 milioni.
Come uscirne vivi? Oltre ad una riforma della legge sul pareggio di bilancio che semplifichi la vita agli enti locali, il governo pensa di spalmare su trent’anni i 9 miliardi complessivamente anticipati alle Regioni per i debiti della sanità. Per il Veneto questo si tradurrebbe in un aggravio da 50 milioni l’anno, in aggiunta ai 70 già sborsati annualmente fra rateo e interessi per quegli stessi prestiti. Un importo che Palazzo Balbi sarebbe pronto ad accollarsi da solo, se in cambio ottenesse lo sblocco del miliardo e 300 milioni vincolati dal patto di stabilità.
Nel frattempo però il dibattito politico si arroventa attorno alla notizia del buco. «Si tratta dello Stato vampiro – chiede Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle – o c’è qualcosa che dobbiamo sapere sui nostri bilanci? Stiamo parlando di miliardi dei nostri soldi. Fuori le carte, è nell’interesse di tutti fare chiarezza. Di maggioranza ed opposizione. Offriamo collaborazione per capire esistenza ed entità di questo deficit. Ho già chiesto lumi ed un incontro con il dirigente regionale al Bilancio, lo chiederò anche all’assessore». Osserva Alessandra Moretti, leader del Partito Democratico : «Il deficit c’è perché le Regioni da anni hanno superato il limite di spesa e non hanno vigilato adeguatamente sul tema degli sprechi, tanto che moltissime sono state travolte da scandali pesanti. Bene fa il governo a modificare una norma che, per la sua rigidità, potrebbe bloccare gli investimenti e la spesa per i servizi». Pure Berti dice sì alla riduzione, da 12 a 1, dei parametri per il saldo contabile: «Il M5S non accetta il pareggio di bilancio dello Stato imposto da Bruxelles, figuriamoci se lo accettiamo per le Regioni e i Comuni». Attacca però Moretti: «Non si può sempre scaricare le colpe sugli altri, bisogna anche assumersi la responsabilità di scelte coraggiose. Invece ci troviamo sempre nell’imbarazzo di verificare come le Regioni, compreso purtroppo il Veneto, non abbiano saputo razionalizzare i costi e produrre i risparmi. Prova ne sia la riforma sulle Usl, annunciata da Zaia solo dopo che in campagna elettorale io ho evidenziato inefficienze inaccettabili». (A.Pe – Corriere del Veneto)
L’intervista. Zaia: «Il buco delle Regioni? Colpa dei passati governi. Si finirà per premiare chi spreca davvero»
«Noi abbiamo seguito le indicazioni del governo e se ora la Consulta dice che c’è un problema, è del governo e delle Regioni che hanno usato male i fondi, non certo del Veneto». Per il presidente Luca Zaia, la sentenza che boccia il modo con cui le Regioni hanno contabilizzato i prestiti dello Stato per pagare i fornitori, e che apre un buco potenziale di 20 miliardi nei loro conti, oltre a un danno di un miliardo e mezzo, quanto costerebbe al Veneto, rappresenta una beffa.
«Io quelle anticipazioni del governo neanche le volevo» dice. «Ci ho pensato mille volte prima di prenderle. Mi faceva rabbia. I soldi, essendo noi una regione virtuosa, ce li avevamo già, ma congelati per il patto di Stabilità sul conto di tesoreria: 1,3 miliardi a interessi zero. Trovavo assurdo prendere in prestito dal governo i miei soldi, pagandoci pure un interesse: 20 milioni l’anno, più 50 di capitale, da ridare in trent’anni. Feci il diavolo a quattro, poi accettai perché allora l’economia era allo stremo, gli imprenditori si suicidavano, quella liquidità aiutava. Abbiamo pagato un miliardo e mezzo di debiti, regolarmente tutti in bilancio, a 7 mila imprese» dice Zaia.
Le anticipazioni saranno restituite allo Stato «senza necessità di imporre nuove tasse ai cittadini» spiega il governatore, ma quel miliardo e mezzo dopo la sentenza, diventa un ulteriore disavanzo da coprire. «Chiariamo una cosa. Il Veneto i soldi li ha usati per pagare davvero le fatture, non ha fatto come altre Regioni che ci hanno finanziato debiti fuori bilancio, coperto i disavanzi o fatto nuove spese» puntualizza il governatore. A prescindere dal loro uso, però, la Consulta ha ritenuto incostituzionale il modo di conteggiare le anticipazioni di cassa dello Stato nel bilancio delle Regioni. Hanno espanso la loro capacità di spesa, che dopo la sentenza non trova più copertura adeguata.
«La Consulta — dice Zaia — dovrebbe rivolgersi al governo. Noi abbiamo seguito le indicazioni del Tesoro. Le leggi regionali con cui abbiamo dato corso ai pagamenti sono state approvate preventivamente dal ministero. Tanto è vero che la Corte dei Conti non ha avuto niente da ridire e le leggi non sono state bloccate dal governo. E dire che ci hanno impugnato di tutto, pure le legge regionale sulle talpe».
La soluzione cui si lavora adesso è quella di neutralizzare 11 dei 20 miliardi del potenziale buco, ripescando nei bilanci regionali investimenti non finanziati da mutui, e di spalmare i 9 che restano su trent’anni. «Mi costerebbe altri 50 milioni l’anno, ma sarei capace di ripagarmeli da solo. Ridate al Veneto i suoi soldi, e finiamola qui. Invece, verrà fuori la solita pagliacciata di soluzione. Ho visto le ipotesi che circolano. Finiranno per premiare quelli che sprecano davvero, aiutare i soliti» insiste Zaia.
L’idea a cui sta lavorando Palazzo Chigi di togliere i vincoli alla finanza locale, ed applicare alle Regioni e ai Comuni lo stesso parametro europeo di Maastricht, un solo obiettivo invece dei 12 target di pareggio che devono rispettare da quest’anno, gli piace. «Il Patto ha portato alla paralisi il Paese. È fondamentale eliminare i vincoli partendo da chi è virtuoso. Il governo approfitti di questo pasticcio per far decollare il federalismo a geometria variabile, dare più responsabilità a chi ne vuole e sanzionare veramente chi sfora».
Di altri tagli con la nuova legge di Stabilità, in queste condizioni, non se ne parla. «Se li fai a uno che spende più dei costi standard riduci uno spreco, ma se poi linearmente li fai pure a me, che sto dentro ai costi e sono addirittura la Regione di riferimento per i prezzi, incidi sulla carne viva. E a questo non ci sto». (Mario Sensini – Corriere della Sera)
nella foto il presidente della Regione Veneto Zaia insieme al vicepresidente Forcolin
30 agosto 2015