Un esercito di collaboratori e rimborsi d’oro ai consiglieri: milioni a pioggia ai 71 membri del parlamentino. I conti alla Pisana dopo la denuncia di 2 consiglieri radicali
ROMA – Uno stuolo imprecisato di collaboratori, assunti direttamente dai gruppi consiliari della Regione, sulle cui funzioni e soprattutto paghe non ci sono controlli. Soldi che la presidenza del consiglio della Pisana riconosce agli schieramenti in base a rendiconti autocertificati. Il cui unico vincolo di veridicità è la fiducia tra chi si sceglie le persone da assumere e ne giustifica la richiesta dei relativi contributi e chi in base a queste indicazioni dà il via libera ai rimborsi.
C’è spazio anche per questo nella manica larga con cui la Regione Lazio sovvenziona l’attività politica dei suoi consiglieri. Come ha rivelato il Corriere , i gruppi della Pisana incassano quasi il quadruplo di quanto viene riconosciuto a quelli di Montecitorio: 57.539 è la spesa annua della Camera per un singolo deputato, 211.064 quella della Regione per ognuno dei 71 membri del suo parlamentino. Soldi destinati a coprire gli stipendi dei collaboratori che compongono la squadra di ogni consigliere. Ogni eletto ne ha diritto nel numero di sette. Ad inizio legislatura ogni gruppo può decidere se farli assumere direttamente dalla presidenza, con contratto a tempo determinato per la durata dell’intera legislatura, o se assumerli direttamente e poi ottenere i rimborsi (con un 10% in più di forfait per i servigi – anche solo presunti – di un consulente del lavoro).
I parametri fissati dai regolamenti regionali riconoscono a ogni laureato assunto uno stipendio netto mensile di 2.100 euro. Ai diplomati toccano 1.850 e così via. Inoltre, ogni consigliere ha ricevuto con apposita delibera dell’ufficio di presidenza 3.000 euro di forfait per sostenere ulteriori spese. Moltiplicato per i 71 consiglieri dei 17 gruppi fanno altri 2,5 milioni. Ma non è tutto.
A prescindere dal come si sia scelto di contrattualizzare i propri collaboratori, ogni gruppo può fare delle assunzioni extra. Co.co.pro. o altre forme di lavoro a termine, senza limiti di numero, vincoli di durata, specifiche di ruolo. E giustificazioni formali che solo sulla carta hanno a che fare con l’attività politica. Sull’uso appropriato di queste somme, 211mila euro a consigliere, non c’è nessun controllo terzo, come ammette l’ufficio di presidenza.
«È una enorme zona d’ombra – denunciano i due consiglieri Radicali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo – Una prassi consolidata su taciti accordi sconosciuti e nascosti ai cittadini, che aumentano in modo poco trasparente i costi della politica». I Radicali hanno preso in due 422.128 euro per i loro 14 collaborati e al momento ne hanno uno extra. Una addetta alla segreteria, da poco aggiunta, a 1200 euro al mese.
«Avremmo potuto rinunciarvi o documentarne l’utilizzo, cosa che abbiamo fatto. Quale altro gruppo può dire lo stesso»? Anche l’origine di questi collaboratori in eccedenza al numero fissato dal regolamento ha una sua storia, che parte dalle lamentele per i gruppi consiliari più numerosi sulla mancanza di proporzione rispetto ai gruppi a singolo consigliere (ce ne sono 8), in parte fondati dai transfughi dei partiti. C’è una tabella che arriva a prevedere 24 collaboratori per un gruppo composto da 13 consiglieri. Ma il Pdl ha 17 eletti, il Pd 14, la Lista Polverini 13. Anziché rivedere queste proporzioni, si scelse – era trascorso il primo semestre di legislatura – di dare il via libera ad ulteriori assunzioni. E di allargare ancora i cordoni della spesa pubblica.
Corriere.it – 21 agosto 2012