Sette milioni di euro. Tanto hanno guadagnato negli ultimi quattro anni i dipendenti della Regione grazie al lavoro «extra ufficio». Non tutti, beninteso. Solamente quelli che per competenze (e per conoscenze) sono stati via via incaricati di collaudare quest’opera, presenziare in quella commissione, prendere parte a quell’altra lezione. Con il via libera dell’ente.
In molti casi, va detto, si tratta di compensi di poche centinaia di euro, buone a pagarsi le spese o poco più, ma in altri le cifre salgono a 20, 30, perfino 40 mila euro una tantum , con il caso record dei 96 mila euro sborsati per il collaudo del nuovo polo ospedaliero di Este. Tra i fortunati, «che non sono né una cricca né una cupola – precisano da Palazzo Balbi – perché si muovono lungo i binari stesi dalla legge», c’era fino a poco tempo fa anche l’ingegner Fabio Fior, che invece secondo la procura di Venezia da quei binari avrebbe finito per deragliare un pochino, lanciato a bomba contro la giustizia. L’ultimo incarico che risulta essergli stato autorizzato risale al 2011 e riguarda il collaudo di un cantiere nella zona artigianale di Lonigo, nel Vicentino (l’importo, stranamente, non è specificato in elenco), per conto di Acque del Chiampo spa, ma l’annotazione è poco più che un esercizio di stile, visto che secondo gli investigatori Fior avrebbe inanellato negli anni una lunga serie di «extra», quasi tutti in conflitto di interessi, facendo serenamente a meno dei timbri della Regione e di più, arrivando a costituire perfino delle società ad hoc .
Ad ogni modo, quello degli incarichi fuori ufficio è un problema che si ripropone in Regione da almeno dieci anni, da quando, cioè, in ossequio al decreto 165 venne varato il primo regolamento interno in materia: perché a farla da padrone in questo «business parallelo» erano soprattutto i dirigenti, che già vantano compensi superiori ai 100 mila euro lordi l’anno, e perché se uno sta fuori a fare un collaudo, per forza di cose non sta in ufficio a sbrigare le pratiche e si può correre il rischio che i faldoni si accumulino.
Gli anni d’oro, per questi «ultra lavoratori» sono stati quelli della Giunta Galan, che da liberale vero non ha mai amato lacci e lacciuoli. «I limiti, in realtà, c’erano anche all’epoca – ricorda Vittorio Panciera, coordinatore della Direv, il sindacato dei dirigenti – erano quelli del regolamento del 2004. Solo che i limiti non venivano rispettati, a cominciare da quello che imponeva di non superare nei compensi extra il 40% dello stipendio annuo lordo». Di più: ad un certo punto l’allora segretario della Programmazione, Adriano Rasi Caldogno (ora direttore generale dell’Usl di Feltre), propose di eliminarla proprio, l’autorizzazione della Regione, lasciando che chi ne aveva la possibilità, si dedicasse a tutti i lavori extra che voleva. Finì con una mezza rivolta, minacce di portare le carte in procura e non se ne fece più nulla. «Di quel che accadeva se ne sono accorti solo adesso – allarga le braccia Panciera – si vede che alle precedenti amministrazioni l’andazzo andava bene». Già, perché è nel 2012, con la Giunta Zaia, che cambia la musica per il valzer degli incarichi. Il vice presidente con delega al personale Marino Zorzato, d’intesa con il nuovo segretario della Programmazione Tiziano Baggio, restringe i criteri ma, soprattutto, li fa rispettare: abbassa la soglia dal 40 al 25%, riduce il numero degli incarichi autorizzabili e la loro durata. E così si passa dai 3,1 milioni del 2010 e i 2,8 milioni del 2011 ai 767 mila euro del 2012 e i 642 mila euro del 2013. Una caduta libera. «Hanno fatto benissimo – chiosa Panciera – e le dirò di più: salvo casi eccezionali, rarissimi e comunque mai in conflitto di interessi, gli incarichi fuori ufficio andrebbero eliminati, punto e basta. Specie ne i settori “ad alta tentazione” come i lavori pubblici, le cave e, per l’appunto, i rifiuti».
Ma.Bo. – Il Corriere del Veneto – 9 ottobre 2014