La legge salva Province è pronta. Attenzione, però: le salva sì, ma solo fino al prossimo anno. Poi si vedrà. Intanto la Regione sborsa 40 milioni di euro (29 per gli stipendi dei dipendenti, gli altri 11 per i servizi sociali) e assicura: «Nessun dipendente resterà a piedi».
A dare notizia della quadra faticosamente trovata sull’affaire Province è il vice presidente (con delega agli Enti locali) Gianluca Forcolin, che ieri ha illustrato il provvedimento, già adottato dalla giunta, all’Osservatorio e alla Conferenza Permanente Regione-Autonomie Locali: «Siamo all’epilogo di una riforma mancata – sottolinea Forcolin –. Per salvaguardare l’occupazione e le funzioni essenziali a servizio dei cittadini, la Regione ha deciso di affrontare nel bilancio 2016 una spesa di 40 milioni. Lo facciamo con convinzione e senso di responsabilità nei confronti dei veneti e dei lavoratori ma bisogna anche dire con grande sincerità ai cittadini che non sappiamo quanto potremo reggere ancora il peso di riforme romane pasticciate e demagogiche. Il Veneto è una regione così virtuosa che non ha più margini per tagliare: quanto ancora potremo reggere?». Per il 2017, insomma, ci si rivede più avanti.
Ebbene, a chi andranno le ormai celebri «funzioni non fondamentali» a lungo rimpallate tra la Regione, i Comuni e lo Stato? Semplice: resteranno in capo alle Province, esattamente com’è stato fino ad oggi, tornando a sommarsi alle «funzioni fondamentali», già elencate dalla legge Delrio e finanziate dallo Stato, e cioè la pianificazione territoriale di coordinamento, il trasporto e le strade provinciali, la tutela dell’ambiente, la caccia e la pesca, la protezione civile, la scuola di secondo grado (edilizia compresa), la formazione professionale, la gestione dei rifiuti. Quali sono le funzioni «non fondamentali» che le Province continueranno a gestire, grazie ai fondi stanziati dalla Regione? Quelle che all’epoca della discussione della riforma furono definite «desuete, autoprodotte e conferite», come ad esempio la cultura (il sistema bibliotecario su tutto), la difesa del suolo, la gestione dei parchi. «In Veneto, il processo di riordino delle funzioni era rimasto temporaneamente sospeso a causa dell’appuntamento elettorale – ricorda Forcolin -. Lo abbiamo ripreso, convinti che il lavoro delle amministrazioni provinciali non rappresenti un inutile centro di costo di facile sostituzione. Senza le Province l’attività amministrativa rischierebbe una drastica diminuzione dei servizi e un ridimensionamento della loro qualità. L’aspetto più problematico è che per le funzioni fondamentali le Province dovranno dipendere quasi totalmente dai trasferimenti dello Stato. Alla luce dei continui tagli del governo , questo rappresenta una vera spada di Damocle». Per il personale in sovrannumero saranno avviate le procedure di riallocazione, alla città metropolitana di Venezia sono estese le stesse norme, mentre la Regione si riserva di allargare in futuro il novero delle competenze delle Province, specie per quel che riguarda Belluno, cui lo statuto attribuisce forme più ampie di autonomia.
Positivo il giudizio del presidente nazionale dell’Upi (e sindaco di Vicenza) Achille Variati: «Ho parlato proprio stamattina con Zaia, la Regione ha avuto coraggio e ha preso la strada giusta. Non si è lasciata tirare per la giacchetta dai sostenitori del neocentralismo regionale ed ha valorizzato il ruolo delle nuove Province, che sono la casa dei Comuni. È stata poi preservata l’eccellenza del personale, che al di là della demagogia vanta una professionalità straordinaria, dall’attività di controllo del territorio e dell’ambiente fino all’assistenza ai disabili sensoriali». Perplesso, invece, Daniele Giordano, segretario Fp Cgil Veneto: «Mi pare che si sia guadagnato un anno e nulla più, che si giochi a tirare a campare. È positivo che siano salvaguardati gli stipendi ma dopo il 2016 che accadrà? E che ne sarà, oggi, dei lavoratori in soprannumero che per le funzioni non fondamentali, dice la Delrio, vanno tagliati del 50%? Resta il regime transitorio per le politiche del lavoro, oggetto di una riforma confusa tra Regione, Veneto Lavoro, Stato e Province. Infine, il sistema delle convenzioni, stipulate dalla Regione con ciascuna Provincia rischia di lasciare il riordino solo sulla carta. Occorre una cabina di regia regionale, sennò non se ne esce».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 23 settembre 2015