Nel Def finale la conferma di quanto anticipato da ltaliaOggi mercoledì scorso: il governo blocca il rinnovo dei contratti dei 3 milioni di pubblici dipendenti fino al 2020. Matteo Renzi non ha messo un euro perché le retribuzioni, ferme al 2009, possano riprendersi, condannando così i travet a dieci anni di buste paga congelate.
Una gelata per i sindacati, che solo ieri, a cose fatte, hanno commentato la notizia. E così c’è chi tra le sigle è stato anche costretto a rivedere i giudizi positivi, seppur cauti, inizialmente espressi sul documento di economia e finanza. «È fondamentale che il governo trovi le risorse per i contratti del pubblico impiego. Quale statista chiede aiuto ai lavoratori per rivedere la spesa e poi dimentica il giusto diritto a un rinnovo?», sottolineano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Aitili, rispettivamente segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, in una nota congiunta in cui chiedono a Renzi un chiarimento immediato, «altrimenti risponderemo con tutti i mezzi a disposizione». Rincara la dose Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl: «È aberrante spostare in avanti il contratto dei dipendenti pubblici. Questo significa mettere a terra completamente la pubblica amministrazione». Giovanni Centrella, segretario Ugl:«Così si uccide il ceto medio». Interviene intanto il sottosegretario all’economia, Pier Paolo Baretta: «Gli 80 euro di aumento dovuti alle detrazioni fiscali per i redditi medio bassi, che andranno anche agli statali, valgono come un aumento da contratto. Poi, in futuro se ci saranno nuove risorse dalle riforme, dalla riorganizzazione della pa, vedremo…». Il Def prevede che fino al 2017 la spesa per le retribuzioni pubbliche resti invariata, per crescere nel triennio 2018-2020 di uno 0,3% annuo, tanto quanto vale l’indennità di vacanza contrattuale. Quello che per legge deve essere dato a titolo di risarcimento proprio quando il nuovo contratto non si fa.
ItaliaOggi – 11 aprile 2014