Roberto Giovannini. Lui, Matteo Renzi, non lo nomina neanche quel dato «maledetto». Ma in una giornata in cui festeggia con i parlamentari della maggioranza il ritmo veloce con cui si varano le riforme, certamente non può non pensare all’occupazione. Che continua a stagnare, se non a scendere. Tuttavia, nella missiva spedita ai suoi parlamentari, il premier parla di un’Italia «che sta meglio di un anno fa».
E in una conferenza stampa a Palazzo Chigi rilancia: «Avanti con il lavoro di modernizzazione del Paese, abbiamo ancora molta fame di riforme». A settembre, annuncia il presidente del Consiglio, oltre ai primi decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione, ci saranno altre novità. A partire dall’ultima carta immaginata a Palazzo Chigi: il taglio delle tasse sulla prima casa.
Il governo e il Parlamento stanno compiendo «un lavoro di modernizzazione del Paese che va avanti con ritmi inediti: mai tante riforme tutte insieme. Non era mai accaduto nella storia repubblicana», ha rivendicato Renzi prendendosela con gli «amici gufi». Cita i dati sulla timida ripresa economica degli ultimi mesi, l’aumento delle presenze turistiche al Sud e degli investimenti diretti esteri, la crescita dei mutui. Per l’autunno comunque, torna a rilanciare quella riduzione delle tasse già annunciata nei giorni scorsi all’assemblea del Pd: «Ci rivedremo al rientro a Roma, pronti da subito per una legge di Stabilità che proseguirà nel taglio delle tasse». E chiama a raccolta i parlamentari anche per «mettere la parola fine alla lunga stagione delle riforme costituzionali in attesa del referendum del 2016».
Altro capitolo la riforma della Pubblica amministrazione appena approvata dal Senato, che a parte pochi interventi immediati prevede delle deleghe che il governo dovrà esercitare entro dodici (in alcuni casi diciotto) mesi. «Il primo obiettivo è semplificare la vita dei cittadini: a cominciare dal pin unico, che è un cambio di approccio», afferma il premier. «Grazie alla riforma, spiega, ci saranno tempi certi quando si entra in un ufficio della pubblica amministrazione, partendo dallo strumento del silenzio assenso». Provvedimenti che dovrebbero togliere alibi a chi non vuole investire nel nostro Paese.
Il premier ha annunciato per le prossime settimane i primi decreti legislativi relativi al Freedom of information act all’italiana, definito «uno dei grandi impegni presi con le primarie», un provvedimento volto a garantire l’accesso a dati e documenti. A breve, secondo quanto indicato dal presidente del Consiglio, anche una legge per la cancellazione di alcuni enti «che sono a nostro giudizio totalmente fuori controllo».
Per il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, sulle aziende partecipate «vogliamo fare un testo unico che abbia un orizzonte minimo di dieci anni. Faremo una distinzione sulla loro natura: in particolare – chiarisce Madia – le società quotate non saranno interessate. Poi ci sono quelle strumentali che fanno un servizio all’amministrazione, o quelle che erogano direttamente un servizio al cittadino. Il criterio di fondo sarà che una azienda partecipata deve esistere se fornisce un servizio di interesse generale, e non se è un ammortizzatore sociale. Applicheremo criteri di economicità ed efficienza, tra cui quello di bilancio, che è un criterio tra altri». Quanto ai tempi di attuazione della riforma, il ministro Madia ha detto che si comincerà?con le norme che riguardano da vicino cittadini e imprese, e solo dopo si passerà a quelli «interni» alla pubblica amministrazione. «Ma la riforma – promette – la faremo con i lavoratori, valorizzeremo il loro ruolo». Attacca però il leader Uil Carmelo Barbagallo: «Non un cenno è stato fatto alla necessità di rinnovare i contratti per oltre tre milioni di addetti».
La Stampa – 6 agosto 2015